lunedì 29 marzo 2021
PARADOSSI DEL COVID 19
(ASPETTANDO I RISTORI)
On. Straccio: collega Cencio ….. che ne dici delle proteste dei ristoratori costretti a sospendere le loro attività a causa del COVID 19?
On. Cencio: non possiamo non comprendere il loro disagio! Vedi…
On. Straccio: che cosa?
On. Cencio: sai qual è il colmo per un ristoratore?
On. Straccio: dimmelo tu.
On. Cencio: essere ridotto alla fame!
(Dai Dialoghi di Montecitorio)
gcastronovo.blogspot.it
domenica 28 marzo 2021
mercoledì 24 marzo 2021
lunedì 22 marzo 2021
sabato 20 marzo 2021
INNO ALL’AMICIZIA
Ci dice il filosofo Epicuro che “di tutti quei beni che la sapienza procura per la felicità il più grande è l’acquisto dell’amicizia”. La Bibbia, da parte sua, considerando l’amicizia il più ricco tra tutti i beni a disposizione dell’uomo, la elogia elaborando il detto proverbiale secondo il quale “chi trova un amico trova un tesoro”. Tremendamente illuminante, sul tema, il percorso artistico del cantautore torinese Gipo Farassino il quale scrive due brani due brani pubblicati nel 1968: “la mia città” e “Avere un amico”.
Nel primo brano così descrive la condizione di triste e alienante solitudine che contraddistingue la vita dei migranti che vivono nelle grandi città:
“Questa mia città
ti fa sentir nessuno,
ti strozza il canto in gola,
ti spinge ad andar via.
Questa mia città
che spegne le risate,
che sfugge a tanta gente”.
Nel secondo brano il Poeta ha acquisito un’idea ben precisa sul percorso da seguire per uscire dalla solitudine: andare alla ricerca di un amico con cui allacciare i dissolti legami che vigevano nelle comunità tradizionali di una volta e così poter “…trovare una risposta ai tanti perché”, sovente senza risposta, che quotidianamente ci assillano.
Qui sotto riportiamo il testo di “AVERE UN AMICO”, un vero e proprio inno all’amicizia.
Avere un amico vuol dire sentirsi qualcuno,
vuol dire trovarsi la sera in un certo caffè,
ricordare una strada, un bagno nel fiume,
due occhi sgranati sulla grande città.
Avere un amico vuol dire fermare un pò il tempo,
vuol dire trovar la risposta a tanti perché,
ricordare un cortile, un nome, Maria,
due occhi smarriti che cercano te.
Un giorno tu soffri se il cielo ha tanti colori,
se dietro il traguardo nessuno ti porge dei fiori,
allora tu scopri di avere sprecato una vita
pedalando in salita, e ti spieghi perché.
Avere un amico vuol dire sentirsi qualcuno,
vuol dire trovarsi la sera in un certo caffè,
ritrovare una strada, una casa sparita,
e una goccia di vita che ritorna da te.
Allora tu scopri di avere sprecato una vita
pedalando in salita, e ti spieghi perché.
Avere un amico vuol dire sentirsi qualcuno,
vuol dire trovarsi la sera in un certo caffè,
ritrovare una strada, una casa sparita,
e una goccia di vita che ritorna da te.
gcastronovo.blogspot.it
lunedì 8 marzo 2021
LA CANZONE DEL MESE
Scegliamo questa volta, quale canzone del mese di Marzo, un brano degli Alunni del Sole dal titolo “Era il tempo di Marzo” del 1976. Non possiamo qui non ricordare tra i loro tanti successi L’aquilone del 1968, Concerto del 1969 e Liù del 1978.
ALUNNI DEL SOLE
ERA IL TEMPO DI MARZO
Era il tempo di MARZO e cantavi anche tu
le canzoni d’amore e non chiedevi mai di più
Verso sera a letto
coi piedi freddi e poi
riscaldavi il tuo corpo
con un attimo di amore
E l’amore, l’amore era tutto per noi
senza falsi sospetti
senza grandi ingenuità
eppure tu mi guardavi come se
fossi io l’uomo che viveva insieme a te
Ma la notte, la notte era un grande bazar
quante lotte nel buio
per averti accanto a me
per dormire poco tra cuscini colorati
per svegliarmi la mattina
sui tuoi fianchi abbandonato
La mattina noi dietro i vetri ad ascoltarci
si fa tardi andiamo
solo per dimenticarci un poco
e col sole nel vento
con la pioggia che veniva giù
più padroni di prima
ridevamo anche di noi
Era il tempo di MARZO
quando c’eri anche tu
e cantavi canzoni
senza chiedere di più
dormivamo poco
i piedi freddi e poi
riscaldavi il tuo corpo
con un attimo d’amore
gcastronovo.blogspot.it
giovedì 4 marzo 2021
LA CANZONE DEL GIORNO
Il 4 marzo 1943 è una data che ci riporta in mente il titolo del brano che l’artista bolognese Lucio Dalla nel 1971 presentò, in coppia con la Nuova Equipe 84, al Festival di San Remo classificandosi al 3° posto. Per omaggiare l’indimenticabile Lucio, senza comunque dimenticare l’autrice del testo Paola Pallottino, ne riportiamo qui sotto il testo.
4 Marzo 1943 - Lucio Dalla
Dice che era un bell'uomo
E veniva, veniva dal mare
Parlava un'altra lingua però sapeva amare
E quel giorno lui prese mia madre sopra un bel prato
L'ora più dolce prima d'essere ammazzato
Così lei restò sola nella stanza,
La stanza sul porto
Con l'unico vestito, ogni giorno più corto
E benchè non sapesse il nome
E neppure il paese
M'aspettò come un dono d'amore
Fino dal primo mese
Compiva sedici anni
Quel giorno la mia mamma
Le strofe di taverna
Le cantò la ninna nanna
E stringendomi al petto che sapeva,
Sapeva di mare, giocava a far la donna
Con il bimbo da fasciare
E forse fu per gioco o forse per amore
Che mi volle chiamare come Nostro Signore
Della sua breve vita il ricordo,
Il ricordo più grosso, è tutto in questo nome
Che io mi porto addosso
E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino
E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino
E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino
gcastronovo.blogspot.it
Iscriviti a:
Post (Atom)