SCHULD: COME UNA SEMPLICE PAROLA POSSA CONDIZIONARE I
RAPPORTI FRA I PAESI DEL CONTINENTE EUROPEO
Santo: amici… avrete notato
anche voi come stiamo assistendo ad un altro duro scontro tra i 27 Paesi
europei; uno scontro avente questa volta ad oggetto modalità e tempi di
reperimento delle risorse finanziarie per
affrontare la crisi economico/sociale che sta coinvolgendo l’intero continente
europeo - e non solo - a seguito
dell’emergenza sanitaria del Coronavirus.
Avrete anche notato come l’Italia, a causa del suo fardello di debito
pubblico troppo elevato sia, ancora una volta, l’osservato speciale tra i 27.
Romano: purtroppo lo scontro
in atto sta a dimostrare come ancora sia lunga la strada che porta ad una vera
e autentica integrazione dei Paesi europei.
Ersilio: amici… una cosa è
certa, e non si tratta di una novità dell’ultima ora: a livello europeo è da
tempo che si respira poca fiducia nell’Italia. Non sono pochi, infatti, a
dubitare che l’Italia possa non dico ridurre, ma almeno contenere l’enorme
debito pubblico che oramai ha superato, con il suo 130 % del P. I. L., di gran
lunga il livello di guardia.
Purtroppo l’Agenzia di rating Goldman Sachs ha recentemente ridato fiato
ai Paesi critici e diffidenti verso
l’Italia diramando due fosche previsioni per l’Italia. Ha previso infatti
che nel 2020:
- il P. I. L. possa registrare un crollo vicino al 10%
- il
rapporto debito pubblico/P. I. L. possa pericolosamente avvicinarsi al 150%.
Si
tratta di previsioni che hanno allarmato non poco gli altri partner europei nel
sentire l’Italia che chiede nuovi aiuti.
Allarme,
a dire il vero, più che giustificabile: in Italia infatti negli ultimi 50 anni
il debito pubblico è più che triplicato, passando dal 40% del P. I. L. del 1970
all’attuale 130% che, come dicevo prima, potrebbe schizzare anche al 150% a
causa della crisi provocata dal coronavirus.
Attualmente
il debito pubblico della Germania, capofila dei paesi scettici verso l’Italia,
è invece pari al 60% del P. I. L.
Comprensibile
quindi in un simile contesto e in presenza di questi dati in particolare (130%
italiano contro il 60% tedesco) la diffidenza verso di noi in sede europea della
Cancelliera tedesca Angela Merkel! E la diffidenza questa volta sta assumendo i
contorni di un vero e proprio scontro da quando è diventato evidente come la
crisi sanitaria alla fine sia diventata anche una questione di soldi, di tanti soldi necessari per evitare il
collasso delle economie dei Paesi europei.
Ora,
tutti gli Stati europei, compresa l’Italia, per contenere nei limiti del
possibile gli effetti negativi del Coronavirus sul tessuto economico/sociale
dei rispettivi Paesi, devono adottare dei provvedimenti
per sostenere la ripresa delle
attività produttive attraverso:
-prestiti
di denaro alle imprese, nello sforzo comune di salvare il maggior numero
possibile di posti di lavoro;
-aiutare
economicamente chi è rimasto senza lavoro.
Per
fare tutto questo gli Stati devono sostenere nuove spese, e poiché non
dispongono delle risorse necessarie devono reperirle sul mercato.
E
poiché l’Europa è una realtà nella quale convivono Paesi con un alto rapporto
debito/P. I. L. come, ad esempio l’Italia, e Paesi che, come la Germania, hanno
invece un più basso rapporto debito/P. I. L., capirete come non sempre risulti
facile adottare misure capaci di accomunare e conciliare situazioni così
differenti fra loro. Da qui molto spesso la formazioni di due gruppi che
propongono soluzioni non sempre compatibili fra loro. E anche questa volta i 27
arrivano all’appuntamento con questa nuova crisi divisi fra loro: da una parte Italia, Spagna,
Grecia ed altri facenti parte dell’Europa meridionale e Germania, Olanda
Austria, Finlandia dall’altra, facenti parte dell’Europa settentrionale.
Per
affrontare l’attuale crisi economica da coronavirus Il primo gruppo propone
l’emissione dei cosiddetti “Coronabond” cioè
di “Titoli comunitari” emessi
direttamente dalla Unione Europea;
titoli che verrebbero garantiti in solido dai 27 Stati. Si tratta di una
proposta che viene respinta dai Paesi del Nord Europa – Germania in primis –
che non vogliono farsi carico dei rischi per i debiti dei Paesi del Sud Europa,
Italia in primis.
Il
secondo gruppo propone invece l’apertura di crediti a favore dei singoli Stati
che ne faranno richiesta attraverso il M.
E. S.. In questo caso poiché i prestiti ottenuti non sarebbero coperti da
una garanzia europea i Paesi richiedenti verrebbero esposti a pericolose
speculazioni del mercato finanziario. Ecco perché l’Italia e i Paesi con un
debito elevato non vogliono ricorrere a questo strumento.
Questo
è il quadro della situazione che, stante la sua complessità, non risulta di
facile illustrazione. Spero che la mia relazione sia stata sufficientemente
all’altezza del problema.
Nenè:
non senza aver prima ringraziato il Dott. Ersilio per il suo intervento, dò la
parola al Prof. Vezio.
Vezio: in verità il problema che volevo sottoporre alla nostra
riflessione parte da una constatazione finora non adeguatamente evidenziata
dalla stampa.
Nené: quale?
Vezio: oramai risulta chiaro come Germania,
unitamente all’Olanda, alla Danimarca, all’Austria, alla Finlandia formino
un gruppo caratterizzato da un comune
atteggiamento di tendenziale freddezza, per non dire di aperta ostilità, verso i Paesi con un elevato
debito sovrano come la Grecia, l’Italia, la Spagna e gli altri Paesi
mediterranei.
Michele: Prof. Vezio… nel condividere la tua osservazione ritengo
che la stessa non sia stata ancora attentamente esaminata così come invece
meriterebbe. In effetti, tra i Paesi nordici da Lei citati si sta diffondendo
sempre più un pericoloso atteggiamento di diffidenza e progressiva chiusura nei
confronti delle richieste di aiuto da parte dei paesi mediterranei con elevati
debiti sovrani che per loro risulta sempre più difficile onorare. Le chiedo
quindi di approfondire il problema appena evidenziato.
Vezio: amici miei… oggi nell’Europa
di Schengen, finalmente quasi senza frontiere, e dove si tende a mandare in soffitta una volta per tutte le
ultime frontiere ancora esistenti, purtroppo sta venendo su una nuova frontiera molto più pericolosa di
quelle che eravamo abituati a vedere.
Nenè : prof….a che tipo di frontiere si riferisce?
Vezio: si tratta di frontiere che poggiano le loro
fondamenta non sul cemento come il famigerato “Muro di Berlino”, ma su profondi sentimenti etico religiosi.
Frontiere che poggiano su fattori, direi,
più spirituali che materiali, ovvero psicologici più che monetari.
Nenè: ci può spiegare meglio?
Vezio: i giornali, finora, ci hanno abituato ad affrontare
il tema del confronto tra Paesi mediterranei e Paesi
nordici prevalentemente, se non esclusivamente, in termini finanziari.
Non sarà sfuggito a nessuno di voi come i termini più ricorrenti nel dibattito
siano P.I.L., spread, debito, fiscal compact, rapporto
debito/P.I. L. Coronabond, M. E. S. e
via dicendo.
Franco: è vero.
Vezio: è un’impostazione, questa fin qui seguita, alquanto
limitativa che ci impedisce di comprendere appieno la vera essenza del
problema. Innanzi tutto, come fin qui è stato ben evidenziato, ai Paesi
mediterranei si oppone la Germania e con essa una serie di Stati nordici
accomunati dal fattore religioso: il Protestantesimo.
Il fenomeno religioso si sta, in effetti, sempre più affermando quale elemento più di
divisione che di coesione all’interno della Comunità Europea creando di fatto
due blocchi nei quali la Germania è di fatto
simbolo e guida dei Paesi nordici, mentre la Grecia anni
addietro e ultimamente l’Italia a causa della grave crisi che sta attraversando
sono di fatto diventati il simbolo dei
Paesi mediterranei. Questi ultimi costituiscono una realtà economico/sociale
caratterizzata dal fatto di avere tutti quanti un elevato debito pubblico,
mentre i primi hanno un debito pubblico molto più contenuto. Non solo!
Sottopongo alla vostra attenzione quest’ulteriore riflessione: quelli mediterranei
sono Paesi a religione prevalentemente cattolica, mentre quelli nordici sono
Paesi a religione prevalentemente protestante.
Totò: non posso non constatare come molto raramente
l’analisi sia stata svolta in questi
termini. Mi scusi prof. per l’interruzione.
Nenè: prof. prosegua pure.
Vezio: per comprendere appieno il problema dei rapporti tra
i Paesi del Nord e quelli del Sud Europa al fenomeno religioso va associato
anche quello linguistico. Dovete sapere che nella lingua tedesca troviamo il
termine “schuld” che viene correntemente
tradotto con il termine “debito”.
Ma il problema è alquanto più complicato di quanto si possa
pensare. Dovete infatti sapere ….
Franco: che cosa?
Vezio: la lingua tedesca include nel termine “schuld”, oltre
al già ricordato “debito”, altri termini di uso abbastanza comune tra noi italiani. Tra questi ricordiamo colpa, misfatto, delitto, obbligo morale.
Non si tratta, amici miei, di semplice differenze
semantiche, ma di termini che stanno a testimoniare le profonde differenze
culturali tra Cattolici e Protestanti. E poiché in lingua tedesca le parole
“debito” e “colpa” sono sinonimi, chi non riesce a onorare un
debito è un “colpevole”, e quindi una “persona moralmente obbligata” verso il
creditore. Secondo questa chiave di lettura quello che lega creditore e
debitore, da rapporto squisitamente monetario diventa anche rapporto
etico/morale.
A sostegno della tesi della sinonimia tra “debito”
e “colpa” possiamo richiamare la preghiera del Padre nostro nella versione ufficiale della
Chiesa Cattolica che viene recitato anche nelle funzioni religiose. Ebbene, trattasi del testo dell’Apostolo
Matteo che dice così: “Padre nostro
che sei nei cieli sia santificato il tuo nome….dacci oggi il nostro pane
quotidiano e rimetti a noi i
nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori….”
Sinonimia ancor più evidente nel testo del Vangelo di San
Luca dove leggiamo: ”Padre, sia santificato il tuo nome, …..perdonaci
i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore….”
Non vi sarà sfuggito come per San Luca il “debito” è di per
sé un peccato e viceversa il peccato è un debito.
Anche per la lingua tedesca c’è piena simmetria tra i due termini
“debito” e “colpa”
nel senso che poiché il debito è associato alla colpa, anche la colpa va
associata al debito. Altrimenti detto, per la lingua tedesca, il debito è di
per sé una colpa e viceversa.
Ora se per il protestante il debito è l’amaro frutto
avvelenato di un peccato, diventa più comprensibile la diffidenza dei Paesi del
nord Europa ver i Paesi mediterranei.
Concetti, questi, che fan parte del DNA della Cancelliera
tedesca Merkel, figlia di un Pastore luterano.
Ecco dove affonda anche le sue radici il difficile rapporto
tra le “formiche” del Nord Europa e le
“cicale” mediterranee.
Questa è la cultura di cui sono impastati i cittadini del
Nord Europa, e di questo non possiamo non tenere conto.
E poiché è arrivata l’ora delle decisioni, forse su tutto
questo bisognerebbe riflettere più di quanto non abbiamo fatto finora.
(Dai Dialoghi svolti al Circolo
della Concordia)
Giuseppe Castronovo