GIUFA’ E LA O. N. G.
SEA WATCH
Franco: amici… ancora una volta,
nonostante il dramma del “coronavirus” che
ha investito in pieno il nostro Paese, sono anche i problemi dell’immigrazione
a tenere impegnato il nostro Governo.
Ersilio: condivido l’affermazione
dell’amico Franco. Consentitemi però una puntualizzazione: questa volta
l’attaccabrighe ha un nome e cognome: è la O. N. G. SEA WATCH che vuole continuare
a fomentare le polemiche pretendendo ad
ogni costo di portare in Sicilia 194 migranti; e tutto ciò nonostante il parere
contrario, giustificato da motivi sanitari del Presidente della Regione Sicilia Nello
Musumeci.
Santo: ad irritare parte
dell’opinione pubblica, in tutta questa vicenda, sono state principalmente le parole
sprezzanti con le quali si è espresso il comando della O. N. G. quando ha
avvisato che “la Sea Watch sta navigando verso Messina e, nonostante le
dichiarazioni del Presidente, comunica
che i migranti sbarcheranno domani mattina e la quarantena verrà disposta a
terra”.
Nenè: c’è in queste parole ed in particolare nella locuzione utilizzata
“comunica …che sbarcheranno”, tutta
l’arroganza di chi, sentendosi forte
delle precedenti decisioni dell’autorità giudiziaria, manda un messaggio che va così letto: non c’è
niente da discutere, si fa come diciamo noi
se non volete finire sotto processo anche voi. Salvini docet.
Gianni: hai detto bene caro Nenè.
Oggi, infatti, non sono pochi i politici che oramai, per non correre il rischio
di finire sotto processo per fantomatici sequestri di persona, tollerano tutto
ciò che le O. N. G. decidono di fare ed è così che l’Italia è diventata un
ovile dove entra chi vuole visto che i
pastori da guardia sono stati privati delle loro prerogative.
Michele: Se a tutto ciò
aggiungiamo la non elevata autorevolezza di cui gode l’attuale nostra classe
politica presso le varie Ambasciate, il cerchio è ben presto chiuso.
Totò: Prof. Vezio…. e Lei cosa ci
può dire?
Vezio: amici….. inizio il mio
intervento rivolgendo a me e a voi le seguenti due domande: “ma è mai possibile che le O. N. G. possano
continuare a considerare sicuri solo i porti italiani e quindi ad escludere
ogni altra soluzione alternativa? E’ mai possibile che si rifiutano
sistematicamente di prendere in
considerazione l‘ipotesi di attraccare nei porti di altri Paesi che si
affacciano sul Mediterraneo?
Le risposte a queste due domande mi fanno venire in mente un racconto
che ero solito ascoltare nelle serate invernali dalla viva voce dei miei nonni.
Ebbene: quand’ero bambino sentivo
raccontare di un astuto villano di nome Giufà che, a seguito di strane e
fortuite circostanze, venne chiamato a far parte del ristretto gruppo dei
Consiglieri del Re. Non volle però mai accettare il titolo “uomo di Corte” perché, diceva, l’uomo
che si trova in libertà deve evitare a tutti i costi di legarsi a qualcuno.
Giufà, sebbene fosse di bassa
statura e dall’aspetto goffo e ridicolo, non era affatto privo di arguzia nelle
risposte, a tal punto che dopo alcuni anni di Corte divenne il Consigliere privilegiato del Re.
Avvenne però che un giorno ne
combinò una delle sue; ma così grave che il Re decise di condannarlo a morte.
Il Re chiamò il suo Consigliere giuridico al quale espose i fatti e questi,
dopo aver ascoltato la relazione del Re, preparò il decreto che stabiliva la
pena di morte per Giufà.
Nell’attesa dell’esecuzione Giufà
venne rinchiuso in una stanza e alimentato a pane e acqua.
Gli altri Consiglieri, appresa la
notizia, si presentarono dal Re chiedendogli la grazia per Giufà e dopo aver
ascoltato le loro suppliche il Re diede il suo responso:
“Rimango fermo nella mia decisione ma gli concedo questa grazia: sia
lui a decidere le modalità di esecuzione della mia decisione”.
I Consiglieri si recarono da
Giufà e gli riferirono della decisione
del Re. Giufà dopo aver riflettuto decise a sua volta dicendo: “voglio morire impiccato, ma sia io a scegliere
la pianta”.
I Consiglieri ritornati dal Re
gli riferirono della richiesta di Giufà.
Il Re, dopo aver riflettuto sulla
richiesta e consultato il suo Consigliere giuridico, disse: “l’esecuzione venga eseguita secondo il
desiderio di Giufà” al quale spetta anche la scelta della pianta e ordinò che
si aggiungesse questa postilla al sul suo decreto.
I Consiglieri come primo
adempimento comunicarono a Giufà che il Re aveva accolto la sua proposta.
Gli stessi Consiglieri,
congedatisi dal Re, diedero disposizioni a tre operai, che già erano a
conoscenza del fatto, di tenersi pronti per le incombenze del caso.
All’indomani i tre Consiglieri e
i tre operai forniti di chiodi, martelli, bende e quant’altro fosse necessario
all’operazione da eseguire, di buon mattino si recarono nella cella dove era
rinchiuso Giufà e lo condussero in aperta campagna perché scegliesse l’albero a
lui più gradito per l’esecuzione.
Cammina, cammina, cammina…. ma
non c’era albero che egli gradisse. Cammin facendo si trovarono lungo un viale
che conduceva al Cimitero; i Consiglieri, vedendo dei cipressi alti e folti
proposero a Giufà di sceglierne uno. Gli dissero: “ecco il posto che fa per te, tutti coloro che si recheranno al
Cimitero ricordandosi di te reciteranno un requiem”.
Giufà rispose negativamente e
propose di proseguire nella ricerca; ad un certo punto, vedendo un giardino,
chiamati i Consiglieri confidò loro che quello sarebbe stato il suo posto
ideale per l’esecuzione.
I Consiglieri gli fecero
presente che trattavasi di una proprietà privata; ma data l’insistenza di Giufà
spiegarono al proprietario la vicenda e, questi, sebbene a malincuore, aderì
alla richiesta dietro promessa che una volta eseguita l’operazione se lo sarebbero portato
via.
Il proprietario del giardino,
avute le garanzie richieste, aprì il giardino e se ne andò per non vedere –
disse – la scena e vi fece entrare i tre Consiglieri del Re i tre operai e lo
stesso Giufà. Nel giardino vi erano tanti alberi di alto fusto che si
prestavano bene all’operazione ma non piacevano a Giufà il quale, ad un certo
punto, seguendo il corso di un ruscello si trova nel mezzo di un rigoglioso orto
ricco di ogni genere di ortaggi: cocomeri, melenzane, peperoni, spinaci,
lattughe, cipolle ….. Giufà, rivolgendosi ai Consiglieri e agli operai dice: “ecco, questo è il mio posto ideale, sono
pronto. Diamo inizio all’operazione”.
I Consiglieri e gli operai
guardandosi negli occhi si chiedevano dove fosse l’albero idoneo all’operazione;
ma Giufà, avuto sentore delle loro perplessità, obiettò loro chiedendo di
leggere il decreto del Re. Lo lessero e in effetti l’ultimo comma recitava
così: “Spetta a Giufà la scelta della
pianta per l’esecuzione…”.
Al che Giufà replica ai
Consiglieri dicendo “pianta è scritto e
pianta sia” e poi rivolgendosi agli
operai indica la più alta tra le piante di melenzane e dice: “ecco, questa è la pianta scelta da me;
preparate l’occorrente per l’esecuzione.
I tre Consiglieri, rendendosi
conto che Giufà l’aveva fatta franca anche questa volta, ritornano alla regia e
riferiscono al Re dell’accaduto. Questi, sentito il parere dei Consiglieri, decide
di graziare Giufà per continuare ad avvalersi dei suoi consigli.
Amici…. lascio a voi ogni
possibile raffronto tra l’insistente e pervicace ostinatezza con la quale le O.
N. G. pretendono di assegnare solamene ai porti italiani la qualifica di “porti sicuri” e la piacevole
scaltrezza di Bertoldo alla quale si sono ispirate e con la quale pensano di poter
gareggiare.
(Dai Dialoghi svolti al
Circolo della Concordia)
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Giuseppe Castronovo