lunedì 31 luglio 2023

 

 

ALLA RICERCA DELLE CAUSE DEI MALI

CHE AFFLIGGONO IL MONDO

 

DIALOGO TRA UN TESTIMONE DI GEOVA

E UN CITTADINO QUALUNQUE.

 

Testimone di Geova: ferma per strada  con molta gentilezza un cittadino chiedendogli quali possano essere le cause dei mali del mondo e gli sottopone un opuscolo sul tema.

Cittadino: accetta volentieri il dialogo e dopo aver ascoltato il Testimone di Geova gli dice: veda… non ho motivo per non credere a tutto quanto Lei mi sta dicendo;   ritengo però  di poter continuare a credere a  quello che sentivo cantare a mio  padre il quale ripeteva spesso che era proprio lì, in quanto ci racconta il libro biblico della Genesi, l’origine  dei nostri mali

Testimone di Geova: cosa cantava suo papà?

Cittadino: una canzone, presentata al Festival di san Remo del 1968 dal titolo “La tramontana” e interpretata dall’ artista italiano Gianni Pettenati e da Antoine, artista francese.

Testimone di Geova: ne ricorda qualche strofa?

Cittadino: si.

Testimone di Geova: me la canti o reciti; scelga lei.

Cittadino: canticchio:

          LA TRAMONTANA

“Quello che adesso vi dirò

per farvi ridere un po'

non è invenzione

ma è la verità.

Da quando Eva mangiò la mela

ha combinato dei grossi guai,

ma se aspettava una settimana

non perdeva la tramontana.

E invece io son qui che soffro,

son qui che lotto tra il bene e il male

e per il filo di quella lana

ho perduto la tramontana

l’ho perduta seguendo lei.

Testimone di Geova: lei non ha canticchiato ma interpretato! Ho notato, quando nominava Eva, che il suo viso si illuminava. Come mai?

Cittadino: pensavo alla riflessione e a quell’antico proverbio con il quale mio padre concludeva la sua “cantata”.

Testimone di Geova: mi incuriosisce, prosegua.

Cittadino: mio padre dopo avermi detto che “le cose ben fatte richiedono tempo” proseguiva con  quel proverbio secondo cui  “la gatta frettolosa fa i gattini ciechi”.

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giovedì 20 luglio 2023

 

AL SIG. MINISTRO DELLA GIUSTIZIA CARLO NORDIO

 

TRIBUNALI   E  GIUSTIZIA

 

SE  E’ VERO CHE I TRIBUNALI

SONO I LUOGHI

CHIAMATI A  FAR TRIONFARE

LA  GIUSTIZIA

PIU’ MI GUARDO INTORNO

 PIU’ SEGUO LE VICENDE

POLITICO/GIUDIZIARIE

DI QUESTI GIORNI

E PIU’ CAPISCO

PERCHE’

LA GIUSTIZIA E’ SCAPPATA VIA

E NON FREQUENTA PIU’ QUESTI LUOGHI

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domenica 16 luglio 2023

 


T O R M E N T O N I  E S T I V I

L  U G  L  I  O

(RICCARDO DEL TURCO)

 

Estate e “tormentoni estivi” del passato, un binomio che ogni anno caratterizza la stagione estiva e inevitabilmente diventano la colonna sonora che ci riporta agli anni passati .

Cos’è un  tormentone estivo? Un   brano di musica leggera nel quale  sonorità e parole che richiamano  sole, mare, spiaggia, abbronzature, amori … sono così mirabilmente associate  da fare di quel brano l’emblema di un’intera stagione estiva. Un brano, che per la sua capacità di comunicare  emozioni, caratterizza per decenni un’intera generazione.

Tutto ha inizio negli anni ’60 , con brani divenuti veri e propri classici, come  Abbronzatissima di Edoardo Vianello, Sapore di sale di Gino Paoli, Quando calienta el sol di Los Marcellos Ferial solo per citarni alcuni.

A, questi a pieno titolo è da aggiungere il brano di Giancarlo Bigazzi e Riccardo Del Turco vincitore del Disco per l’estate del 1968,  “LUGLIO”. Un successo che lo stesso anno  gli fa vincere anche la “Gondola d’oro” alla mostra della musica leggera di Venezia. Un vero e proprio inno all’estate, al mare, al desiderio di stare insieme alla persona amata che ne fanno di diritto un classico per l’estate, un vero e proprio “TORMENTONE” estivo.

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Luglio, col bene che ti voglio

Vedrai non finirà, ai, ai, ai, ai

Luglio m'ha fatto una promessa

L'amore porterà, ai, ai, ai, ai

 

Anche tu, in riva al mare

Tempo fa, amore, amore

Mi dicevi, luglio

Ci porterà fortuna

Poi non ti ho vista più

 

Vieni, da me c'è tanto sole

Ma ho tanto freddo al cuore

Se tu non sei con me

 

Luglio si veste di novembre

Se non arrivi tu, ai, ai, ai, ai

Luglio, sarebbe un grosso sbaglio

Non rivedersi più, ai, ai, ai, ai

 

Ma perché, in riva al mare

Non ci sei, amore amore

Ma perché non torni

È luglio da tre giorni

E ancora non sei qui

 

Vieni da me c'è tanto sole

Ma ho tanto freddo al cuore

Se tu non sei con me

 

Luglio, stamane al mio risveglio

Non ci speravo più, ai, ai, ai, ai

Luglio, credevo ad un abbaglio

E invece ci sei tu, ai, ai, ai, ai

 

Ci sei tu, in riva al mare

Solo tu, amore, amore

E mi corri incontro

Ti scusi del ritardo

Ma non m'importa più

 

Luglio ha ritrovato il sole

Non ho più freddo al cuore

Perché tu sei con me

 

Ai, ai, ai, ai

 

Ai, ai, ai, ai

 

Ci sei tu, in riva al mare

Solo tu, amore amore

E mi corri incontro

Ti scusi del ritardo

Ma non m'importa più

 

Luglio ha ritrovato il sole

Non ho piu freddo al cuore

Perché tu sei con me

 

giovedì 13 luglio 2023

 

IL VESCOVO DELPINI, IL CAVALIERE BERLUSCONI,

L’ARTISTA CLAUDIO VILLA

 

Ambrogio: amici…. è già un mese dal giorno in cui è morto l’ex Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, eppure l’opinione pubblica è sempre più investita dalle polemiche che riguardano ogni aspetto della sua vita, addirittura anche del testamento. Fanno altresì ancora discutere le parole dell’omelia funebre  dell’Arcivescovo ambrosiano  Mario Delpini.

Beppe: in effetti non sono pochi coloro i quali sono rimasti più che  perplessi per l’omelia pronunciata  dal nostro Arcivescovo in occasione dei funerali di Stato di Silvio Berlusconi.

Nino: tra questi, permettimi Beppe, spicca l’opinione del Direttore del tg della rete  La 7 Enrico Mentana che era presente nel Duomo di Milano in qualità di “inviato speciale” durante le esequie.

Santo: Mentana non mi risulta essere un berlusconiano!

Nino: eppure le sue attente osservazioni han fatto riflettere non poche persone.

Santo: che cosa ha detto?

Nino: Mentana, rispondendo alla giornalista Alessandra Sardoni che conduceva uno speciale tg sulle esequie, ha detto: “l’omelia era molto forte, perché è sembrata in parte laica. Di ricongiunzione tra la vita, i piaceri e in parte anche le smodatezze della vita. Ma se devo fare il cronista da dentro, non tutti l’hanno apprezzata allo stesso modo. E c’era qualcuno che  era anche sconcertato”.

Santo:  Prof. Vezio una sua riflessione.

Vezio: ho seguito da casa  la funzione funebre con  religioso silenzio   e ascoltato  con altrettanto silenzio l’omelia dell’Arcivescovo Delpini;  da subito mi son chiesto, nel sentire il tono grave dell’incipit caratterizzato dal continuo ricorso al verbo vivere, ripetuto per ben tre volte, da dove l’Arcivescovo  avesse potuto trarre ispirazione nella predisposizione della sua omelia. Leggendo poi il testo integrale  dell’omelia vi ho trovato non poco della  nota canzone  “Vivere” interpretata da  Claudio Villa che ho fotocopiato e l’amico Santo vi sta distribuendo per meglio coglierne ed evidenziarne insieme a voi i non pochi punti in comune e  le non poche analogie fra i due testi.

Ricordo agli amici meno giovani che Claudio Villa nel 1959 interpretò  questo brano, con l’orchestra diretta dal maestro Gorni Kramer, quale ospite della trasmissione televisiva “Buone vacanze”

Santo: una lettura dell’omelia, la sua, con questo accostamento alla canzone di Claudio Villa, cui non avrei mai pensato!

Vezio: vedi…

Santo: che cosa?

Vezio: ritengo che il concetto chiave di tutta l’omelia possa essere individuato nel verbo “Vivere”; in questo verbo che, dando addirittura il titolo alla stessa canzone, dovrebbe fugare ogni vostra  perplessità sull’accostamento da me effettuato.

Il ricorso, poi, al verbo  “Vivere” ripetuto per ben 15 volte nel corso dell’omelia, non può non avvalorare ancor di più questo mio accostamento dell’omelia  alla canzone di Claudio Villa che risulta molto più esplicito quando  nella terza  strofa il “reuccio” con la sua melodica voce  cantava:

“Vivere senza malinconia

Vivere senza più gelosia”

Quando poi nel corso della sua omelia l’Arcivescovo Delpini  utilizza per la quarta volta il verbo vivere, questa volta associato all’aggettivo  “bella”,  il richiamo al testo interpretato da Claudio Villa si fa ancora una volta  più diretto e immediato consentendogli  di affermare che  l’aspirazione di Silvio Berlusconi era quella di             “vivere e desiderare una vita che fosse buona, bella”.      

Un costante richiamo al verbo “vivere” e all’aggettivo “bella” che infatti ritroviamo  nell’ottava e ultima strofa del testo cantato da Villa  dove leggiamo:

“Vivere finché c’è gioventù

Perché la vita è bella

e la voglio vivere sempre più”.

Nella canzone alla quarta strofa troviamo per ben due volte anche il verbo  “ridere” e l’Arcivescovo lo utilizza per dirci che Berlusconi amava “vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche e continuare a sorridere…a ridere degli insulti, .soffrire il declino e continuare a sorridere”.

Consentitemi un ultimo accostamento tra i due testi: non vi sarà sfuggito quando l’Arcivescovo sottolinea come Berlusconi “avesse amato e desiderato di essere amato”. Parole che richiamano  gli ultimi due versi della canzone.

“Vivere

Vivere d’amor”

Questo continuo richiamo al verbo vivere non può non farmi pensare che l’Arcivescovo conosca alquanto bene la canzone di Claudio Villa; chissà quante volte l’avrà sentita cantare ai propri genitori durante la sua fanciullezza!

(Dai Dialoghi svolti al Circolo della Concordia)

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          V I V E R E

Oggi che magnifica giornata

Che giornata di felicità

La mia bella donna se n'è andata

M'ha lasciato al fine in libertà

 

Son padrone ancor della mia vita

E goder la voglio sempre più

Ella m'ha giurato nel partir

Che non sarebbe ritornata mai più

 

Vivere, senza malinconia

Vivere, senza più gelosia

Senza rimpianto

Senza mai più conoscere cos'è l'amore

Cogliere il più bel fiore

Goder la vita e far tacere il cuore

 

Ridere, sempre così giocondo

Ridere delle follie del mondo

Vivere, finché c'è gioventù

Perché la vita è bella

E la voglio vivere sempre più

 

Spesso la commedia dell'amore

La tua donna recitar ti fa

Tu diventi allora il primo attore

E ripeti quello che vorrà

 

Sul terz'atto scende giù la tela

Finalmente torna la realtà

E la sua commedia dell'amor

In una farsa trasformata sarà

 

(Vivere, senza malinconia

Vivere, senza più gelosia)

Vivere, pur se al cuore

Ritorna un attimo di nostalgia

Io non ho più rancore

E ringrazio chi me l'ha portata via

 

(Ridere, sempre così giocondo

Ridere delle follie del mondo)

Vivere, finché c'è gioventù

Perché la vita è bella

La voglio vivere sempre più

 

Vivere

Vivere d'amor



 

martedì 4 luglio 2023

 

 

COME SPEGNERE L’INCENDIO SCOPPIATO IN UCRAINA?

L’INSEGNAMENTO DEL COLIBRI’ E L’INIZIATIVA DI PAPA FRANCESCO

E DEL CARDINALE ZUPPI.

 

Totò: amici… sono oramai trascorsi  sedici mesi da quel 24 febbraio 2022 quando è  scoppiata la guerra in Ucraina, e ancora nessuno è in grado di trovare una strada che porti alla ricerca di una pacifica soluzione di questa atroce e immane tragedia, destinata a protrarsi nel tempo dal momento  che  la Russia non si ferma e  l’Ucraina, grazie agli aiuti di ogni genere – comprese anche forniture di armi - ricevuti dall’estero, non intende nemmeno parlare di trattative di pace.

Nenè:   proprio ieri leggevo le dichiarazioni del Presidente ucraino Zelensky e devo confessarvi che  sono rimasto alquanto preoccupato.

Santo: cosa ha dichiarato?

Nenè: di “essere pronto a combattere ancora per dieci anni” .

Santo: ecco perché continua a chiedere fornitura di armi, anche le più sofisticate,  e risorse finanziarie.

Franco: armi, armi, armi e ancora armi. Mai una volta che sento seriamente e convintamente parlare di trattative e negoziati per avviare un percorso di pace. So di andare controcorrente e quindi di andare incontro anche a critiche.  E’ mai possibile che il Presidente ucraino Zelensky di fronte all’immane tragedia che il popolo ucraino sta vivendo, con più di 5 milioni di rifugiati e 10 milioni di sfollati, non metta al primo posto l’avvio di concrete trattative di pace per fermare questa immane tragedia umanitaria che, se dovesse durare 10 anni come dallo stesso Zelensky ipotizzato, potrebbe coinvolgere anche altri Paesi e diventare una terza guerra mondiale?

Ambrogio: devo purtroppo constatare come sia stata finora del tutto assente la politica che cerchi la pace attraverso il dialogo. Il Governo italiano, ad esempio, ci dichiara che non siamo in guerra, ma ritengo che anche solo inviando armi agli Ucraini siamo di fatto cobelligeranti con tutte le possibili conseguenze del caso: anche solo l’invio di armi  -  è la tesi dei Russi in questa circostanza -  ci conduce lungo sentieri di guerra.

Marco: nessuno che finora, ad eccezione di Papa Francesco e del suo portavoce, Il cardinale di Bologna Zuppi, abbia voluto intraprendere e sperimentare l’efficacia della diplomazia.

Santo: prof. Vezio ci dica la sua.

Vezio: nel condividere le riflessioni di chi mi ha preceduto, non posso comunque non manifestare tutta la mia perplessità nei confronti della politica europea, compresa quella italiana, quando pensa ancora di poter regolare i rapporti internazionali con le armi. Liberiamoci da questa anacronistica narrazione e affrontiamo questa immane tragedia con criteri alternativi.

Ritengo assolutamente inaccettabili le decisioni dell’Italia e dell’Unione Europea di inviare armi agli Ucraini e di aumentare gli stanziamenti per le spese militari. Sembra che ancora una volta si vogliano impostare i rapporti fra gli Stati prevalentemente sul piano della forza militare più che sulla diplomazia e sul dialogo.

Nenè: prof… cosa intende dire quando afferma che bisogna “affrontare questa tragedia con criteri alternativi”?

Vezio: sì, parlavo di “criteri alternativi” perché in questi giorni mi è venuta in mente - forse complice l’età che avanza – quella mattinata in cui il mio Maestro riuscì a calamitare, da narratore qual’era,  l’attenzione dell’intera classe  con il suo monologo sul colibrì. 

Nenè: il colibri! Di cosa si tratta? Ci dica di più.

Vezio: ebbene, il nostro Maestro quella mattinata ci raccontò che un giorno nella foresta scoppiò un grande incendio. Di fronte all’avanzare delle fiamme tutti gli animali scapparono terrorizzati mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza pietà.

 Leoni, zebre, elefanti, rinoceronti, gazzelle e tanti altri animali cercarono rifugio nelle acque del grande fiume, ma ormai l’incendio stava per arrivare anche lì. Mentre tutti discutevano animatamente sul da farsi, un  piccolissimo colibrì si tuffò nelle acque del fiume e, dopo aver preso col becco una goccia d’acqua, incurante del gran caldo, la lasciò cadere sugli alberi che bruciavano. Il fuoco non se ne accorse affatto e proseguì la sua corsa spinto dal vento. Il colibrì, però, non si perse d’animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una piccola goccia d’acqua che lasciava cadere sulle fiamme.

L’azione non passò inosservata al re della foresta il quale lo chiamò e gli chiese spiegazione sul suo operato. Il colibrì rispose: “cerco di spegnere l’incendio”. Il leone ridendo replicò: E tu così piccolo pretendi di fermare le fiamme?”. E assieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. Il colibrì, incurante delle risate di scherno, ritornò di nuovo al fiume per raccogliere un’altra goccia d’acqua.

A quella vista anche un elefantino si recò al fiume, vi immerse la sua già lunga proboscide e, dopo aver aspirato quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava per essere attaccato dalle fiamme.

Anche un giovane pellicano , lasciati i suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d’acqua e, preso il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle fiamme.

Contagiati da questi esempi, tutti i cuccioli decisero di fare squadra e si prodigarono insieme per spegnere l’incendio che ormai aveva raggiunto le rive del fiume dove si erano radunati tutti gli animali per sfuggire alle fiamme.

Dimenticando vecchi rancori e divisioni millenarie il cucciolo del leone e dell’antilope, quello della scimmia e del leopardo, quello della lepre insieme a tanti altri cuccioli  si misero a disposizione per fermare l’avanzata delle fiamme.

A quella vista gli adulti smisero di deriderli e pieni di vergogna incominciarono a dar manforte ai loro figli. Con l’arrivo di tante forze fresche bene organizzate e guidate dal re leone, quando le ombre della sera calarono sulla foresta, l’incendio poteva dirsi ormai domato. Sporchi e stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare l’insperata  vittoria sul fuoco.

Il leone volle accanto a sé il piccolo colibrì e pubblicamente lo elogiò dicendogli: “oggi abbiamo imparato che tante piccole gocce d’acqua, se insieme, possono spegnere una grande incendio”. 

Santo: professore… davvero magistrale l’incendio nella foresta da lei presentatoci quale metafora della tragedia che si sta svolgendo in Ucraina! Alquanto originale e coinvolgente poi la figura del colibrì che con il suo eroico protagonismo ha saputo coinvolgere anche il leone nel suo lavoro di “pompiere”. Ebbene, mi permetta farle una domanda: come mai una figura simile all’eroico colibrì non è finora  riuscita ad emergere e imporsi a tal punto da prospettare soluzioni di pace a questa assurda guerra che si sta svolgendo in Ucraina?

Vezio: caro Santo…. per rispondere alla tua domanda bisogna preliminarmente rispondere – così la penso io – a questa domanda: “c’è oggi qualcuno che vuole davvero la pace”?

Sicuramente non  la vogliono  gli Stati uniti d’America il cui programma, almeno per il momento, non prevede  nemmeno la ricerca di un momentaneo cessate il fuoco ma  il seguente:

-sconfiggere militarmente la Russia in Ucraina;

-sconfiggerla o quantomeno seriamente ridimensionarla  anche politicamente;

-provocare il suo fallimento economico/finanziario con conseguente scoppio di tensioni sociali che possano destabilizzare anche l’assetto istituzionale del Paese;

-a quel punto superare gli attuali equilibri geopolitici scaturiti dall’esito della seconda guerra mondiale e dagli accordi sottoscritti a Yalta tra le forze risultate alla fine le vincitrici di quell’immane catastrofe che fu quel secondo conflitto mondiale..

Non parliamo poi dell’Europa che, sempre più al traino dell’America, non è stata capace di sviluppare un proprio e autonomo ruolo diplomatico  nella ricerca della pace.

L’Italia poi….! Com’è possibile che mentre dice di lavorare per la pace, invii armi all’Ucraina?  Mi sembra che il Governo italiano consideri la guerra una partita di pallone e le armi tutto l’occorrente per lo svolgimento della gara.

Santo: prof. lei è contrario all’invio di armi all’Ucraina?

Vezio: la guerra va fermata prima possibile, non ho nessuna perplessità in merito. Ma se poi il Presidente statunitense Biden invia armi non di difesa ma di attacco e 700 milioni di dollari, l’America diventa interventista e cobelligerante; altro che paciere!

Amici scusate se mi sono dilungato;  concludo dicendo che si fa ricorso alle armi solo come  extrema ratio, cioè solo in casi estremi , quando tutti gli altri tentativi, comprese le trattative diplomatiche, sono risultati infruttuosi per risolvere un dissidio. Devo purtroppo constatare con rammarico come l’America abbia deliberatamente  fatto fallire prima  l’iniziativa diplomatica che aveva intrapreso il leader turco Erdogan e  adesso non ha fatto nulla per facilitare  l’iniziativa vaticana che con l’invio del Cardinale di Bologna Zuppi a Mosca e a Kiev sembrava poter  prospettare un possibile cessate il fuoco.

Due operazioni, queste di Biden, che hanno un obiettivo in comune: la prosecuzione della guerra in Ucraina.

In Ucraina si sta purtroppo sviluppando una situazione che non fa presagire nulla di buono e nessun orizzonte di pace. L’America aspira a mantenere e rafforzare il suo ruolo di potenza mondiale egemone grazie alla sua solidità economica e alla sua netta e indiscutibile superiorità militare. Le dinamiche della guerra che si sta combattendo in Ucraina la stanno rendendo “padrona” anche dell’Europa.

 

Forse ha ragione chi afferma che la guerra in Ucraina, se non si intraprendono serie e concrete trattative di pace, potrà durare non dieci anni, come ipotizzato da Presidente ucraino Zelensky, ma anche vent’ anni..

L’America e l’Ucraina , così stando le cose, altro che colibrì!.

Ben venga allora l’iniziativa di pace intrapresa da Papa Francesco e dal Cardinale di Bologna Zuppi.

 

(Dai Dialoghi svolti al Circolo della Concordia)

Giuseppe Castronovo

 

 

 

sabato 1 luglio 2023

 

 

I  MESI  DELL’ANNO  IN  FILASTROCCA

(LUGLIO)

 

Quando Luglio è molto caldo

bevi molto e tienti saldo.

 

Luglio poltrone

porta la zucca col melone.

 

Di Luglio il temporale

dura poco e non fa male.

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