COME SPEGNERE L’INCENDIO SCOPPIATO IN
UCRAINA?
L’INSEGNAMENTO DEL COLIBRI’ E
L’INIZIATIVA DI PAPA FRANCESCO
E DEL CARDINALE ZUPPI.
Totò: amici… sono oramai trascorsi sedici mesi da quel 24 febbraio 2022 quando è
scoppiata la guerra in Ucraina, e ancora
nessuno è in grado di trovare una strada che porti alla ricerca di una pacifica
soluzione di questa atroce e immane tragedia, destinata a protrarsi nel tempo
dal momento che la Russia non si ferma e l’Ucraina, grazie agli aiuti di ogni genere –
comprese anche forniture di armi - ricevuti dall’estero, non intende nemmeno
parlare di trattative di pace.
Nenè: proprio ieri leggevo le dichiarazioni del Presidente ucraino
Zelensky e devo confessarvi che sono
rimasto alquanto preoccupato.
Santo: cosa ha dichiarato?
Nenè: di “essere pronto a combattere ancora per
dieci anni” .
Santo: ecco perché continua a chiedere fornitura di armi, anche le
più sofisticate, e risorse finanziarie.
Franco: armi, armi, armi e ancora armi.
Mai una volta che sento seriamente e convintamente parlare di trattative e
negoziati per avviare un percorso di pace. So di andare controcorrente e
quindi di andare incontro anche a critiche. E’ mai possibile che il Presidente ucraino
Zelensky di fronte all’immane tragedia che il popolo ucraino sta vivendo, con
più di 5 milioni di rifugiati e 10 milioni di sfollati, non metta
al primo posto l’avvio di concrete trattative di pace per fermare questa immane
tragedia umanitaria che, se dovesse durare 10 anni come dallo stesso Zelensky
ipotizzato, potrebbe coinvolgere anche altri Paesi e diventare una terza
guerra mondiale?
Ambrogio: devo purtroppo constatare come sia stata finora del
tutto assente la politica che cerchi la pace attraverso il dialogo. Il Governo
italiano, ad esempio, ci dichiara che non siamo in guerra, ma ritengo che anche
solo inviando armi agli Ucraini siamo di fatto cobelligeranti con
tutte le possibili conseguenze del caso: anche solo l’invio di armi - è la
tesi dei Russi in questa circostanza - ci
conduce lungo sentieri di guerra.
Marco: nessuno che finora, ad eccezione di Papa Francesco e del suo
portavoce, Il cardinale di Bologna Zuppi, abbia voluto intraprendere e sperimentare
l’efficacia della diplomazia.
Santo: prof. Vezio ci dica la sua.
Vezio: nel condividere le riflessioni di chi mi ha preceduto,
non posso comunque non manifestare tutta la mia perplessità nei confronti della
politica europea, compresa quella italiana, quando pensa ancora di poter
regolare i rapporti internazionali con le armi. Liberiamoci da questa
anacronistica narrazione e affrontiamo questa immane tragedia con criteri
alternativi.
Ritengo assolutamente inaccettabili le decisioni dell’Italia
e dell’Unione Europea di inviare armi agli Ucraini e di aumentare gli
stanziamenti per le spese militari. Sembra che ancora una volta si vogliano
impostare i rapporti fra gli Stati prevalentemente sul piano della forza
militare più che sulla diplomazia e sul dialogo.
Nenè: prof… cosa intende dire quando afferma che bisogna
“affrontare questa tragedia con criteri alternativi”?
Vezio: sì, parlavo di “criteri alternativi” perché in questi
giorni mi è venuta in mente - forse complice l’età che avanza – quella
mattinata in cui il mio Maestro riuscì a calamitare, da narratore qual’era, l’attenzione dell’intera classe con il suo monologo sul colibrì.
Nenè: il colibri! Di cosa si tratta? Ci
dica di più.
Vezio: ebbene, il nostro Maestro quella mattinata ci raccontò
che un giorno nella
foresta scoppiò un grande incendio. Di fronte all’avanzare delle fiamme tutti
gli animali scapparono terrorizzati mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza
pietà.
Leoni, zebre,
elefanti, rinoceronti, gazzelle e tanti altri animali cercarono rifugio nelle
acque del grande fiume, ma ormai l’incendio stava per arrivare anche lì. Mentre
tutti discutevano animatamente sul da farsi, un
piccolissimo colibrì si tuffò nelle acque del
fiume e, dopo aver preso col becco una goccia d’acqua, incurante del gran
caldo, la lasciò cadere sugli alberi che bruciavano. Il fuoco non se ne accorse
affatto e proseguì la sua corsa spinto dal vento. Il colibrì,
però, non si perse d’animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una
piccola goccia d’acqua che lasciava cadere sulle fiamme.
L’azione non passò inosservata al re della foresta il quale
lo chiamò e gli chiese spiegazione sul suo operato. Il colibrì rispose: “cerco
di spegnere l’incendio”. Il leone ridendo replicò: E tu
così piccolo pretendi di fermare le fiamme?”. E assieme a tutti gli
altri animali incominciò a prenderlo in giro. Il colibrì, incurante
delle risate di scherno, ritornò di nuovo al fiume per raccogliere un’altra
goccia d’acqua.
A quella vista anche un elefantino si
recò al fiume, vi immerse la sua già lunga proboscide e, dopo aver aspirato
quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava per essere
attaccato dalle fiamme.
Anche un giovane pellicano , lasciati i
suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d’acqua e, preso
il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle
fiamme.
Contagiati da questi esempi, tutti i cuccioli decisero di
fare squadra e si prodigarono insieme per spegnere l’incendio che ormai
aveva raggiunto le rive del fiume dove si erano radunati tutti gli animali per
sfuggire alle fiamme.
Dimenticando vecchi rancori e divisioni millenarie il
cucciolo del leone e dell’antilope, quello della scimmia e del leopardo, quello
della lepre insieme a tanti altri cuccioli
si misero a disposizione per fermare l’avanzata delle fiamme.
A quella vista gli adulti smisero di deriderli e pieni di
vergogna incominciarono a dar manforte ai loro figli. Con l’arrivo di tante
forze fresche bene organizzate e guidate dal re leone, quando le ombre della
sera calarono sulla foresta, l’incendio poteva dirsi ormai domato. Sporchi e
stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare l’insperata vittoria sul fuoco.
Il leone volle accanto a sé il piccolo colibrì e pubblicamente
lo elogiò dicendogli: “oggi abbiamo imparato che tante piccole gocce d’acqua,
se insieme, possono spegnere una grande incendio”.
Santo: professore… davvero magistrale l’incendio
nella foresta da lei presentatoci quale metafora della tragedia che si sta
svolgendo in Ucraina! Alquanto originale e coinvolgente
poi la figura del colibrì che con il suo eroico protagonismo ha saputo
coinvolgere anche il leone nel suo lavoro di “pompiere”. Ebbene, mi
permetta farle una domanda: come mai una figura simile all’eroico colibrì non è
finora riuscita ad emergere e imporsi a
tal punto da prospettare soluzioni di pace a questa assurda guerra che si sta
svolgendo in Ucraina?
Vezio: caro Santo…. per rispondere alla tua domanda bisogna
preliminarmente rispondere – così la penso io – a questa domanda: “c’è
oggi qualcuno che vuole davvero la pace”?
Sicuramente non la
vogliono gli Stati uniti d’America il
cui programma, almeno per il momento, non prevede nemmeno la ricerca di un momentaneo cessate il
fuoco ma il seguente:
-sconfiggere militarmente la Russia in
Ucraina;
-sconfiggerla o quantomeno seriamente ridimensionarla anche politicamente;
-provocare il suo fallimento economico/finanziario con conseguente scoppio di tensioni
sociali che possano destabilizzare anche l’assetto istituzionale del Paese;
-a quel punto superare gli attuali equilibri
geopolitici scaturiti dall’esito della seconda guerra mondiale e dagli accordi
sottoscritti a Yalta tra le forze risultate alla fine le vincitrici di
quell’immane catastrofe che fu quel secondo conflitto mondiale..
Non parliamo poi dell’Europa che, sempre più al traino dell’America,
non è stata capace di sviluppare un proprio e autonomo ruolo diplomatico nella ricerca della pace.
L’Italia poi….! Com’è possibile che mentre dice di
lavorare per la pace, invii armi all’Ucraina? Mi sembra che il Governo italiano consideri la
guerra una partita di pallone e le armi tutto l’occorrente per lo svolgimento
della gara.
Santo: prof. lei è contrario all’invio di armi all’Ucraina?
Vezio: la guerra va fermata prima possibile, non ho nessuna
perplessità in merito. Ma se poi il Presidente statunitense Biden invia armi
non di difesa ma di attacco e 700 milioni di dollari, l’America diventa
interventista e cobelligerante; altro che paciere!
Amici scusate se mi sono dilungato; concludo dicendo che si fa ricorso
alle armi solo come extrema ratio, cioè
solo in casi estremi , quando tutti gli altri tentativi, comprese le trattative
diplomatiche, sono risultati infruttuosi per risolvere un dissidio. Devo
purtroppo constatare con rammarico come l’America abbia deliberatamente fatto fallire prima l’iniziativa diplomatica che aveva intrapreso
il leader turco Erdogan e adesso non ha
fatto nulla per facilitare l’iniziativa vaticana
che con l’invio del Cardinale di Bologna Zuppi a Mosca e a Kiev sembrava poter prospettare un possibile cessate il fuoco.
Due operazioni, queste di Biden, che hanno un
obiettivo in comune: la prosecuzione della guerra in Ucraina.
In Ucraina si sta purtroppo sviluppando una situazione
che non fa presagire nulla di buono e nessun orizzonte di pace. L’America
aspira a mantenere e rafforzare il suo ruolo di potenza mondiale egemone grazie
alla sua solidità economica e alla sua netta e indiscutibile superiorità
militare. Le dinamiche della guerra che si sta combattendo in Ucraina la stanno
rendendo “padrona” anche dell’Europa.
Forse ha ragione chi afferma che la guerra in Ucraina,
se non si intraprendono serie e concrete trattative di pace, potrà durare non
dieci anni, come ipotizzato da Presidente ucraino Zelensky, ma anche vent’
anni..
L’America e l’Ucraina , così stando le cose, altro che
colibrì!.
Ben venga allora l’iniziativa di pace intrapresa da Papa
Francesco e dal Cardinale di Bologna Zuppi.
(Dai Dialoghi svolti al Circolo della Concordia)
Giuseppe Castronovo