martedì 4 luglio 2023

 

 

COME SPEGNERE L’INCENDIO SCOPPIATO IN UCRAINA?

L’INSEGNAMENTO DEL COLIBRI’ E L’INIZIATIVA DI PAPA FRANCESCO

E DEL CARDINALE ZUPPI.

 

Totò: amici… sono oramai trascorsi  sedici mesi da quel 24 febbraio 2022 quando è  scoppiata la guerra in Ucraina, e ancora nessuno è in grado di trovare una strada che porti alla ricerca di una pacifica soluzione di questa atroce e immane tragedia, destinata a protrarsi nel tempo dal momento  che  la Russia non si ferma e  l’Ucraina, grazie agli aiuti di ogni genere – comprese anche forniture di armi - ricevuti dall’estero, non intende nemmeno parlare di trattative di pace.

Nenè:   proprio ieri leggevo le dichiarazioni del Presidente ucraino Zelensky e devo confessarvi che  sono rimasto alquanto preoccupato.

Santo: cosa ha dichiarato?

Nenè: di “essere pronto a combattere ancora per dieci anni” .

Santo: ecco perché continua a chiedere fornitura di armi, anche le più sofisticate,  e risorse finanziarie.

Franco: armi, armi, armi e ancora armi. Mai una volta che sento seriamente e convintamente parlare di trattative e negoziati per avviare un percorso di pace. So di andare controcorrente e quindi di andare incontro anche a critiche.  E’ mai possibile che il Presidente ucraino Zelensky di fronte all’immane tragedia che il popolo ucraino sta vivendo, con più di 5 milioni di rifugiati e 10 milioni di sfollati, non metta al primo posto l’avvio di concrete trattative di pace per fermare questa immane tragedia umanitaria che, se dovesse durare 10 anni come dallo stesso Zelensky ipotizzato, potrebbe coinvolgere anche altri Paesi e diventare una terza guerra mondiale?

Ambrogio: devo purtroppo constatare come sia stata finora del tutto assente la politica che cerchi la pace attraverso il dialogo. Il Governo italiano, ad esempio, ci dichiara che non siamo in guerra, ma ritengo che anche solo inviando armi agli Ucraini siamo di fatto cobelligeranti con tutte le possibili conseguenze del caso: anche solo l’invio di armi  -  è la tesi dei Russi in questa circostanza -  ci conduce lungo sentieri di guerra.

Marco: nessuno che finora, ad eccezione di Papa Francesco e del suo portavoce, Il cardinale di Bologna Zuppi, abbia voluto intraprendere e sperimentare l’efficacia della diplomazia.

Santo: prof. Vezio ci dica la sua.

Vezio: nel condividere le riflessioni di chi mi ha preceduto, non posso comunque non manifestare tutta la mia perplessità nei confronti della politica europea, compresa quella italiana, quando pensa ancora di poter regolare i rapporti internazionali con le armi. Liberiamoci da questa anacronistica narrazione e affrontiamo questa immane tragedia con criteri alternativi.

Ritengo assolutamente inaccettabili le decisioni dell’Italia e dell’Unione Europea di inviare armi agli Ucraini e di aumentare gli stanziamenti per le spese militari. Sembra che ancora una volta si vogliano impostare i rapporti fra gli Stati prevalentemente sul piano della forza militare più che sulla diplomazia e sul dialogo.

Nenè: prof… cosa intende dire quando afferma che bisogna “affrontare questa tragedia con criteri alternativi”?

Vezio: sì, parlavo di “criteri alternativi” perché in questi giorni mi è venuta in mente - forse complice l’età che avanza – quella mattinata in cui il mio Maestro riuscì a calamitare, da narratore qual’era,  l’attenzione dell’intera classe  con il suo monologo sul colibrì. 

Nenè: il colibri! Di cosa si tratta? Ci dica di più.

Vezio: ebbene, il nostro Maestro quella mattinata ci raccontò che un giorno nella foresta scoppiò un grande incendio. Di fronte all’avanzare delle fiamme tutti gli animali scapparono terrorizzati mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza pietà.

 Leoni, zebre, elefanti, rinoceronti, gazzelle e tanti altri animali cercarono rifugio nelle acque del grande fiume, ma ormai l’incendio stava per arrivare anche lì. Mentre tutti discutevano animatamente sul da farsi, un  piccolissimo colibrì si tuffò nelle acque del fiume e, dopo aver preso col becco una goccia d’acqua, incurante del gran caldo, la lasciò cadere sugli alberi che bruciavano. Il fuoco non se ne accorse affatto e proseguì la sua corsa spinto dal vento. Il colibrì, però, non si perse d’animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una piccola goccia d’acqua che lasciava cadere sulle fiamme.

L’azione non passò inosservata al re della foresta il quale lo chiamò e gli chiese spiegazione sul suo operato. Il colibrì rispose: “cerco di spegnere l’incendio”. Il leone ridendo replicò: E tu così piccolo pretendi di fermare le fiamme?”. E assieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. Il colibrì, incurante delle risate di scherno, ritornò di nuovo al fiume per raccogliere un’altra goccia d’acqua.

A quella vista anche un elefantino si recò al fiume, vi immerse la sua già lunga proboscide e, dopo aver aspirato quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava per essere attaccato dalle fiamme.

Anche un giovane pellicano , lasciati i suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d’acqua e, preso il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle fiamme.

Contagiati da questi esempi, tutti i cuccioli decisero di fare squadra e si prodigarono insieme per spegnere l’incendio che ormai aveva raggiunto le rive del fiume dove si erano radunati tutti gli animali per sfuggire alle fiamme.

Dimenticando vecchi rancori e divisioni millenarie il cucciolo del leone e dell’antilope, quello della scimmia e del leopardo, quello della lepre insieme a tanti altri cuccioli  si misero a disposizione per fermare l’avanzata delle fiamme.

A quella vista gli adulti smisero di deriderli e pieni di vergogna incominciarono a dar manforte ai loro figli. Con l’arrivo di tante forze fresche bene organizzate e guidate dal re leone, quando le ombre della sera calarono sulla foresta, l’incendio poteva dirsi ormai domato. Sporchi e stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare l’insperata  vittoria sul fuoco.

Il leone volle accanto a sé il piccolo colibrì e pubblicamente lo elogiò dicendogli: “oggi abbiamo imparato che tante piccole gocce d’acqua, se insieme, possono spegnere una grande incendio”. 

Santo: professore… davvero magistrale l’incendio nella foresta da lei presentatoci quale metafora della tragedia che si sta svolgendo in Ucraina! Alquanto originale e coinvolgente poi la figura del colibrì che con il suo eroico protagonismo ha saputo coinvolgere anche il leone nel suo lavoro di “pompiere”. Ebbene, mi permetta farle una domanda: come mai una figura simile all’eroico colibrì non è finora  riuscita ad emergere e imporsi a tal punto da prospettare soluzioni di pace a questa assurda guerra che si sta svolgendo in Ucraina?

Vezio: caro Santo…. per rispondere alla tua domanda bisogna preliminarmente rispondere – così la penso io – a questa domanda: “c’è oggi qualcuno che vuole davvero la pace”?

Sicuramente non  la vogliono  gli Stati uniti d’America il cui programma, almeno per il momento, non prevede  nemmeno la ricerca di un momentaneo cessate il fuoco ma  il seguente:

-sconfiggere militarmente la Russia in Ucraina;

-sconfiggerla o quantomeno seriamente ridimensionarla  anche politicamente;

-provocare il suo fallimento economico/finanziario con conseguente scoppio di tensioni sociali che possano destabilizzare anche l’assetto istituzionale del Paese;

-a quel punto superare gli attuali equilibri geopolitici scaturiti dall’esito della seconda guerra mondiale e dagli accordi sottoscritti a Yalta tra le forze risultate alla fine le vincitrici di quell’immane catastrofe che fu quel secondo conflitto mondiale..

Non parliamo poi dell’Europa che, sempre più al traino dell’America, non è stata capace di sviluppare un proprio e autonomo ruolo diplomatico  nella ricerca della pace.

L’Italia poi….! Com’è possibile che mentre dice di lavorare per la pace, invii armi all’Ucraina?  Mi sembra che il Governo italiano consideri la guerra una partita di pallone e le armi tutto l’occorrente per lo svolgimento della gara.

Santo: prof. lei è contrario all’invio di armi all’Ucraina?

Vezio: la guerra va fermata prima possibile, non ho nessuna perplessità in merito. Ma se poi il Presidente statunitense Biden invia armi non di difesa ma di attacco e 700 milioni di dollari, l’America diventa interventista e cobelligerante; altro che paciere!

Amici scusate se mi sono dilungato;  concludo dicendo che si fa ricorso alle armi solo come  extrema ratio, cioè solo in casi estremi , quando tutti gli altri tentativi, comprese le trattative diplomatiche, sono risultati infruttuosi per risolvere un dissidio. Devo purtroppo constatare con rammarico come l’America abbia deliberatamente  fatto fallire prima  l’iniziativa diplomatica che aveva intrapreso il leader turco Erdogan e  adesso non ha fatto nulla per facilitare  l’iniziativa vaticana che con l’invio del Cardinale di Bologna Zuppi a Mosca e a Kiev sembrava poter  prospettare un possibile cessate il fuoco.

Due operazioni, queste di Biden, che hanno un obiettivo in comune: la prosecuzione della guerra in Ucraina.

In Ucraina si sta purtroppo sviluppando una situazione che non fa presagire nulla di buono e nessun orizzonte di pace. L’America aspira a mantenere e rafforzare il suo ruolo di potenza mondiale egemone grazie alla sua solidità economica e alla sua netta e indiscutibile superiorità militare. Le dinamiche della guerra che si sta combattendo in Ucraina la stanno rendendo “padrona” anche dell’Europa.

 

Forse ha ragione chi afferma che la guerra in Ucraina, se non si intraprendono serie e concrete trattative di pace, potrà durare non dieci anni, come ipotizzato da Presidente ucraino Zelensky, ma anche vent’ anni..

L’America e l’Ucraina , così stando le cose, altro che colibrì!.

Ben venga allora l’iniziativa di pace intrapresa da Papa Francesco e dal Cardinale di Bologna Zuppi.

 

(Dai Dialoghi svolti al Circolo della Concordia)

Giuseppe Castronovo

 

 

 

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