CORONAVIRUS: GESTIONE
ALL’ITALIANA
Franco: amici…
Totò: dì pure.
Franco: non so se sia solo una
mia sensazione. Ma nella gestione dell’emergenza sanitaria dovuta al
Coronavirus non vi sembra che vi siano troppi protagonisti?
Ersilio: in effetti sembra che
sia venuta a mancare un’unica regia di comando. Troppe voci: il De Luca,
Governatore della Regione Campania, vuole
chiudere i confini della sua Regione e bloccare i treni; il De Luca, Sindaco
di Messina, vuole bloccare i traghetti e
non far scendere nessuno a Messina. E tutto ciò in un momento di grave
emergenza sanitaria in cui forse sarebbe auspicabile, come dicevo prima,
un’unica regia di comando. A questi
livelli di frammentazione politico/amministrativa e in mancanza di un
coordinamento a livello nazionale quando potremo uscire dall’emergenza
sanitaria?
Nenè: se la tua domanda, caro Ersilio, fosse
rivolta a me, la mia sarebbe purtroppo una risposta vaga, alquanto vaga.
Piuttosto interpellerei il prof. Vezio.
Vezio: amici… a dire il vero i
diversi attori, nella gestione di questa grave crisi, non sempre mi sono
apparsi finora ispirati da una visione di interesse unitario. Purtroppo dobbiamo constatare come ancora una
volta la Costituzione non rappresenti più la guida per la nostra classe
politica. Parlando di rispetto della nostra Costituzione il barometro volge purtroppo
di nuovo verso il basso, e tutto ciò nonostante la gravità dell’emergenza
sanitaria di questo momento. Vedete….
Franco: prof. che cosa?
Vezio: ritengo che l’attuale
nostra Carta costituzionale sia sufficientemente chiara nell’individuare il
soggetto istituzionale che debba gestire, quanto meno a livello di coordinamento,
in modo più stringente e vincolante di quanto non sia avvenuto finora, la grave
situazione sanitaria di questo momento: è
il 2° comma, lettera q, dell’art. 117 a stabilire che lo Stato ha legislazione
esclusiva nelle seguenti materie:
q) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale.
E’ una norma talmente chiara
che mi fa venire in mente l’antico insegnamento secondo cui “in claris non fit interpretatio”, ossia
nelle questioni chiare non si dia adito a interpretazioni. Una norma, questa, che
appartiene al patrimonio comune del diritto ma che i
nostri politici non hanno fatto tesoro.
Amici dinnanzi a una norma –
addirittura di rango costituzionale – così chiara, sarebbe stato sufficiente che
tutti quanti ne avessero fatto tesoro; purtroppo così non è stato. Ecco perché:
SE IL CORONAVIRUS
E’
UNA PANDEMIA
LA SUA GESTIONE
E’ UN
PANDEMONIO
gcastronovo.blogspot.it
Giuseppe Castronovo
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