PARTITO DEMOCRATICO:
QUANDO IL SUO ANAGRAMMA CI SVELA I SUOI REALI MA INCONFESSABILI INTERESSI
PROGRAMMATICI
Totò: ma i Partiti politici esistono ancora nel nostro Paese nelle forme
e con le funzioni che li caratterizzavano e ne giustificavano la presenza nella
società italiana sino ai primi anni sessanta del secolo scorso?
Santo: bella domanda! Come mai?
Totò: fra qualche settimana, come
sappiamo, si svolgeranno le elezioni amministrative per le elezioni dei Sindaci
in centinaia di Comuni italiani e tra
questi in molte grandi Città quali, per esempio, Napoli, Milano, Bologna, Roma. Ma in questa tornata
elettorale spicca anche il nome di una città alquanto simbolica per il Partito
Democratico: si tratta di Siena i cui cittadini/elettori saranno chiamati a
scegliere chi prenderà il posto di Pier Carlo Padoan, l’ex Ministro piddino che
ha lasciato il seggio di Montecitorio per andare a presiedere l’ Istituto di credito UNICREDIT. Una elezione che, anche per la scelta del
candidato chiamato a sostituirlo e le modalità della sua candidatura, sta
facendo riflettere non poco gli analisti politici.
Marco: non ho capito; sii più
chiaro.
Totò: c’è una novità.
Marco: quale?
Totò: Enrico Letta, segretario, è bene ricordarlo, del Partito
Democratico si presenta alle elezioni
politiche suppletive di Siena senza usare il simbolo del partito che dirige. Sicuramente una curiosa novità che non può non
farci riflettere.
Nenè: una mossa, questa di Letta,
che pone più di un semplice interrogativo. Cosa ne pensa il Prof. Vezio?
Vezio: è come se il capofamiglia rinunciasse ad utilizzare il suo cognome sotto
il quale i propri figli sono stati registrati all’anagrafe. Come
giustificare una simile operazione?
Tralasciando la giustificazione di facciata cui ricorre il segretario
Letta, quando dice che così facendo “vuole allargare la coalizione”, la verità sta nel fatto che lo stesso Letta
si vergogna del Partito Democratico e della politica fin qui perseguita dal suo
partito.
Nenè: parole pesanti che
meriterebbero qualche ulteriore spiegazione da parte del prof. Vezio.
Vezio: anch’io devo confessarvi
la mia perplessità dinnanzi alla mossa di Letta, non a caso ho approfondito
l’argomento andando alla ricerca di qualche analisi non superficiale e l’ho
trovata nell’articolo di GAD LERNER pubblicato qualche giorno fa da“ il Fatto Quotidiano” diretto da Marco
Travaglio.. Scrive il Lerner che “spiace
dover dare ragione a Giorgia Meloni che sul Corriere della Sera ha buon giuoco
nel fustigare il conflitto di interessi e le guerre di potere in area Partito Democratico
tra le cause che hanno contribuito a mettere nei guai il Monte dei Paschi di
Siena. …. un intreccio malsano fra politica e finanza esito ultimo
dell’abdicazione dei gruppi dirigenti della sinistra alla propria funzione
storica di tutela del mondo del lavoro. Tutti questi nodi stanno venendo al
pettine, ora che lo Stato è costretto a spendere altri miliardi di soldi
pubblici per evitare il fallimento del Monte dei Paschi di Siena”. Il Lerner
conclude auspicando che “finalmente
il Partito Democratico chiarisca definitivamente i rapporti fra politica e
mondo degli affari.
Nené: ma il Partito Democratico riuscirà
a fornirci questo chiarimento?
Vezio: bella domanda alla quale
non è facile rispondere perché, come spesso sentivo a mio nonno, “non c’è scusa se è il nome ad accusare”.
Nenè: prof. abbia la compiacenza
di essere meno enigmatico.
Vezio: ebbene… amici miei sapete
anche voi, per averne già parlato altre volte in questa sede, che gli antichi
Romani erano soliti dire “nomen omen”.
Come potete constatare sia nel
pensiero di mio nonno sia nel pensiero dei Romani è sempre il termine “nome” a farla da protagonista.
Santo: cosa significa la frase
latina?
Vezio: facendo una semplice
traduzione letterale dal latino in italiano otterremo che “il nome è un presagio”. Per i Romani infatti le vicende e gli accadimenti che costellano il percorso
terreno di ogni persona umana sono
scritti nel nostro nome: ecco perché
per i Romani il nome era un
presagio. Altrimenti detto la storia di ognuno di noi è in larga parte conforme al significato del nome ed
eventuali sue varianti ottenute mescolando le stesse lettere che lo compongono.
Si tratta ovviamente del nome che ci è stato assegnato al momento della
nascita.
Santo. E il Partito Democratico
cosa c’entra?
Vezio: parlavo prima di “nome ed
eventuali sue varianti…”. Ebbene, se mescoliamo le lettere che compongono “Partito Democratico”, otterremo come
variante “Importo Accreditato” che
di fatto risulta essere nient’altro che l’anagramma di Partito Democratico.
Santo: ma dobbiamo credere agli anagrammi?
Vezio: io dico di sì se dicono la
verità. Un bell’esempio di anagramma che dice la verità è quello legato al
termine “bibliotecario” anagrammando
il quale otteniamo questa definizione: “beato
coi libri”. L’anagramma infatti sprigiona
lo spirito che anima la persona che porta il nome anagrammato. Più l’anagramma
si avvicina al comportamento e all’operato della persona, più diventa
credibile: e il caso del Partito
Democratico la cui attività con i troppi problematici intrecci tra politica e
“affari”, così come evidenziatoci dall’analisi di Gad Lerner da me riportata,
costituisce un altrettanto bell’esempio di anagramma che ci dice la verità sui
suoi effettivi e reali ma inconfessabili
interessi programmatici che consigliano allo stesso Segretario Letta di
nascondere la bandiera del Partito Democratico nel timore che neanche i suoi
abituali elettori l’apprezzino.
(Dai Dialoghi svolti al Circolo
della Concordia)
Giuseppe Castronovo