mercoledì 30 aprile 2014

CANTIAMO CON GIORGIO GABER



                                

                                                   Ma cos’è la destra cos’è la sinistra

                                                   Ma cos’è la destra cos’è la sinistra

 

                                                    Fare il bagno nella vasca è di destra

                                                    Far la doccia invece è di sinistra

 

                                                     Ma cos’è la destra cos’è la sinistra

                                                     Ma cos’è la destra cos’à la sinistra

 

                                                     Le scarpette da ginnastica o da tennis

                                                     Hanno ancora un gusto un po’ di destra

                                                     Ma portarle tutte sporche e un po’ slacciate


                                                     E’ da scemi più che da sinistra.   


              

lunedì 28 aprile 2014

CANTIAMO CON GIORGO GABER


                                 

 

                                            Ma cos’è la destra cos’è la sinistra….

                                            Ma cos’è la destra cos’è la sinistra….

 

                                            Io direi che il culatello è di destra

                                            La mortadella è di sinistra           

                                            Se la cioccolata svizzera è di destra

                                            La nutella è ancora di sinistra

 

                                            Ma cos’è la destra cos’è la sinistra

                                             Ma cos’è la destra cos’è la sinistra

 

                                            Non si sa se la fortuna sia di destra

                                             La sfiga è sempre di sinistra.          

 


 

                                                              

domenica 27 aprile 2014

RIFLESSIONE DELLA SETTIMANA.


                                        

                           Ci sarà capitato qualche volta di sentirci felici?  Potrebbe capitarci ancora!

                       Non facciamoci cogliere dal panico: è questione di qualche minuto al massimo

                       e poi tutto passerà.

venerdì 25 aprile 2014

E VENNE UN PAPA CHIAMATO GIOVANNI XXIII°



                                                                    Discorso della luna

Riportiamo alcuni brani del “Discorso della luna”, uno dei più celebri discorsi papali di tutti i tempi, pronunciato la sera dell’11 ottobre 1962, giornata di apertura del Concilio Vaticano II°.

“Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una sola, ma riassume le voci del mondo; e qui di fatto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera ……Osservatela in alto, a guardare questo spettacolo…. Noi chiudiamo una grande giornata di pace: Gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà….

La mia persona conta niente: è un fratello che parla a voi….Tornando a casa, troverete i bambini: Date loro una carezza e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete forse qualche lacrima da asciugare: Abbiate per chi soffre una parola di conforto…   Il Papa è con i suoi figli nelle ore di mestizia e dell’amarezza…”.

 

 

mercoledì 23 aprile 2014

IL DECALOGO DEL POLITICO.


 

1.       Il cittadino con i suoi bisogni  sia la persona più importante del tuo

      lavoro perché ne è l’unica vera ragione.

 

    2.    Il cittadino non è una persona che, con i suoi problemi, possa recarti

           disturbo  o interrompere la tua attività in quanto ne sono  il solo vero scopo.

 

    3.     Il cittadino e i suoi problemi da risolvere, siano per te  l’occasione

             di dimostrare  che sei l’uomo giusto nel posto giusto.

 

    4.     Non è il cittadino che dipende da te, ma sei tu che dipendi da lui.

    5.     Non  sei  tu a  rendere un servizio  al cittadino  occupandoti delle   sue  necessità,

            ma è lui che te ne rende uno,  offrendoti l’opportunità di metterti a sua disposizione.

 

    6.     Il  cittadino  viene a confidarti  i  suoi problemi  e sovente le sue angosce;

            sia tuo dovere ascoltarlo.

 

    7.     Il cittadino non è qualcuno con cui devi competere e

            a cui devi dimostrare di saperlo superare in scaltrezza.

    

   8.     Il cittadino che viene a visitarti sia il tuo ospite.

           Comportati con lui come vorresti che lui facesse

           con te se a tua volta fossi tu ospite suo.

  9.     Sia lo spirito di servizio ad animare la tua azione politica.

10.     L’onestà sia la qualità che ti rende unico.

lunedì 21 aprile 2014

RIFLESSIONE DELLA SETTIMANA.


                                                

La drammatica crisi economico-sociale, che in questi ultimi anni  ha investito il nostro Paese, ha messo a nudo il punto debole delle democrazie elettive: la classe politica quando viene eletta democraticamente è restia a prendere decisioni impopolari – anche se necessarie per il bene del Paese – per non compromettere la sua rielezione.

Se non si scioglie questo nodo le crisi si ripeteranno sempre più frequentemente con effetti socio-politici ancor oggi del tutto imprevedibili per la tenuta della stessa democrazia. Non possiamo non constatare, infatti, che nelle democrazie elettive, e nel nostro Paese in particolare, quando le decisioni vengono finalmente prese, perché spinti dall’emergenza o perché imposteci dalle Autorità sovranazionali, l’intervento risulta molto più doloroso di quanto lo sarebbe stato se adottato a tempo debito.

 Quale il possibile rimedio, pur rimanendo comunque nell’ambito delle democrazie elettive?

Bisogna rispondere con l’urgenza del caso perché la mancata risposta a questa domanda potrà avere conseguenze sempre più drammatiche per la nostra democrazia.

 

martedì 15 aprile 2014


 

MONTESQUIEU??? L’ASIMMETRICA POSIZIONE DELL’ORDINE GIUDIZIARIO E DEL POTERE POLITICO NELL’ORDINAMENTO ITALIANO.

 

Franco: amici… la sapete l’ultima capitata a Berlusconi?

Alessio: anche tu adesso vuoi scendere sul campo delle barzellette così caro al nostro Presidente?

Franco: no, amici! L’argomento che vorrei sottoporre alla nostra riflessione è alquanto più serio di quanto possiate immaginare!

Aristotele: parla, svelaci questo enigma.

Franco: il sostituto Procuratore Generale Antonio Lamanna del Tribunale di Milano, ha scritto nero su bianco che se Berlusconi continua a parlar male dei magistrati potrebbero revocargli il beneficio dei servizi sociali e inviarlo diritto diritto  agli arresti domiciliari.

Marco: speriamo che Berlusconi finalmente capisca quali siano i temi che interessano quotidianamente noi comuni mortali e non parli per un bel po’ di giustizia.

Ludovico: no caro Marco, non la penso come te! Questo del Procuratore di Milano è  un segnale chiaro che la dice lunga sull’attuale grado di subalternità del Potere  Politico nei confronti dell’ordine giudiziario!

Eugenio: in effetti la presa di posizione di Lamanna condiziona non poco l’agenda politica di un Partito politico! Ciò significa che l’ordine giudiziario (Tribunale di Milano), pur consentendo (ammesso che glielo consenta)  a Berlusconi di scendere in campagna elettorale, potrebbe autorizzarlo a trattare  solo alcuni temi vietandogliene altri.

Luigi: ma questo è un intervento che fa della Politica non più un potere autonomo e indipendente, ma subordinato alle decisioni dell’ordine giudiziario. Ma secondo te, caro Marco, era questo che voleva il Montesquieu?

Federico: caro Marco, siamo amici, non so più, da quanti decenni e conosci bene la mia opinione in tema di politica. Sai anche che non mi sono recato al seggio elettorale neanche quando era candidato mio fratello Francesco!

Marco: è vero! Ma con ciò?

Federico: vorrei che riflettessimo su questa anomalia: la nostra Costituzione all’articolo 104 dispone che “la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”. Vorrei che la Costituzione contenesse un’analoga disposizione a garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza del Potere Politico.

Fortunato: hai detto bene Federico! Hai individuato il punto critico dell’assetto istituzionale del nostro Paese: perché si possa dire che in Italia sia stata recepita la teoria del Montesquieu è necessario procedere ad una revisione dell’asimmetrica posizione e  dei ruoli così asimmetricamente esercitati rispettivamente dall’ordine giudiziario e dal Potere politico.

Gianni: se le cose stanno così mi sembra una situazione che deve farci riflettere non poco:  non c’è da stare tranquilli per la salute della democrazia quando  la politica è ridotta ad agire con le mani legate dietro la schiena.

Giacomo: posto in questi termini il tema può  diventare un vero grattacapo per giuristi e costituzionalisti! Prof. Vezio…lei cosa può dirci in merito a questa decisione del Procuratore di Milano, difesa dall’amico Marco e criticata, a quanto sembra,  da altri?

Vezio: cari amici, per rispondere non è affatto necessario avere insegnato nelle Aule Universitarie! Ricordo  che i nostri anziani, dall’alto della loro saggezza,  erano soliti dire:

“chi ha il mestolo in mano, mescola e rimescola dove, come e quando vuole”. Ogni commento, in questo contesto,  mi sembra oltremodo superfluo.

(dai dialoghi svolti al circolo della Concordia)

domenica 13 aprile 2014


 

                                      RIFLESSIONE DELLA SETTIMANA.

                      Chi assume  la grave responsabilità della gestione della cosa pubblica:

-          non confonda l’interesse suo personale o della sua fazione con

        quello  dello Stato;

-          anteponga, sempre e senza tentennamento alcuno, quest’ultimo 

agli altri due. 

sabato 12 aprile 2014


 

 

 

                  PITAGORA ILLUSTRA A ZEUS IL CONCETTO ITALICO DI TANGENTE,

Zeus: O Pitagora da alcune settimane gli Dei dell'Olimpo avvertono in te uno stato di agitazione, invero, per noi che ti conosciamo,  del tutto inconsueta. Hai forse ripreso a studiare la "tavola" e la geometria? Perché? Prepari forse qualche rivoluzionaria scoperta ignota a noi dell'Olimpo e ai comuni mortali? Che tu sia uomo dedito allo studio non c'é nulla da eccepire; se sapessi, in proposito, quanto e come oggi studiano gli alunni della Magna Grecia e della Padania! Mi hanno riferito cose non degne di Empedocle, Cicerone,  Archimede, te ed altri che ancora oggi siete considerati i grandi Maestri dell’umanità.

 Pitagora: Mio caro Zeus, la matematica non perde mai la sua attualità: essa, non essendo  fatta solo della “Tavola”   e  dei “Teoremi geometrici” che i discepoli devono conoscere non solo  per l'interrogazione ma anche per la vita, è imperitura.  Almeno ai nostri tempi noi  la pensavamo così.

 Zeus: Mio buon Pitagora e che cos'é, allora, per te la matematica?

 Pitagora: Oltre a quanto ti dicevo prima, essa é un modo di essere dell'uomo; un modo di intendere la vita e il governo delle Città.

 Zeus: Tu pensi, dunque, che la conoscenza della matematica possa influire sul comportamento degli uomini e dei politici? Per noi che abitiamo l'Olimpo la realtà matematica é immutabile: il numero 1 ha pari dignità di 100. Infatti se al 100 manca 1 non é più tale bensì 99.

La geometria, poi, dovrebbe indicare l'ordine che governa l'universo e insegnare agli uomini come realizzare le piazze e le strade applicando i tuoi teoremi e quelli di Euclide.

 

Era: Forse che oggi le italiche e le padaniche genti la intendono diversamente?

 Pitagora: Purtroppo si , sommi Signori dell’Olimpo! La matematica non é più come la intendevo io quando la insegnavo ai miei discepoli o come la intendete, ancora oggi,  Voi che abitate qui nel sommo Olimpo.

 Era: Che trasformazione ha subito?

 Pitagora: sono molto deluso dall'ultimo viaggio effettuato nella Magna Grecia, nella Padania, dove si trova la città di Milano che una volta era la capitale morale dell'italico paese, e nelle terre Insubriche. Sono deluso e non avrei voglia di parlare, ma un esempio ve lo voglio fare con riferimento alla geometria..

 Zeus: Parla e confida a noi le tue angosce.

 Pitagora: Vedete, ai miei discepoli insegnavo che si dice “tangente” ad una circonferenza quella retta che, comunque prolungata, non ha con la circonferenza medesima che un sol punto in comune.

 Zeus: Sempre lucidi e sommi i tuoi insegnamenti! Ma come la intendono oggi nell'italico Paese?

 Pitagora: Da qualche tempo a questa parte nel paese di Empedocle, Cicerone e Archimede alla tangente è stato attribuito un altro significato che ha poca familiarità con la geometria e con il mio insegnamento, ma tanto con la classe politico-amministrativa di quel Paese.

 Zeus: non capisco mio buon Pitagora; sii più chiaro in nome della verità eterna che insegnavi ai tuoi discepoli.

 Pitagora: Oggi nell'Italico Paese la democrazia non é più intesa come la si pensava una volta nell'Agorà, ossia come governo del popolo per il popolo, ma come comitati di affari che utilizzano fraudolentemente il nome della democrazia per perseguire i loro affari. Per cui il politico che farà costruire la strada che collegherà due città chiederà all'impresa appaltatrice un contributo per il partito. Il politico che rilascia la licenza per costruire la casa chiederà anche lui un contributo per il partito.

Ci sono politici che chiedono in nome del partito, ma che poi versano nelle proprie tasche il fatturato.

Questo contributo è appunto la tangente. E' la corruzione che sta minando le basi della democrazia.

Sommo Zeus la tangente è il “viale del tramonto” della democrazia nell’italico paese.

 

 Zeus: Cosa pensi di fare, o Pitagora, per ridare alla geometria e alla tangente la funzione di pedagoga delle giovani menti?

 

 Pitagora: O Padre degli Dei tutti… con il vostro patrocinio vorrei aprire a Crotone, Siracusa, Milano e in altre città delle Scuole dove insegnare la moderazione nei desideri del denaro e la morale applicata alla politica.

 Zeus: Salgo nel sommo Olimpo a riunire il conclave degli Dei per benedire la tua iniziativa, con l'auspicio di trovare ancora discepoli disposti a seguire i tuoi insegnamenti.

 

venerdì 11 aprile 2014


                   SENATUS POPULUSQUE RENZIANUS

 

                 RIFORME COSTITUZIONALI DEL GOVERNO RENZI.

 

Camera:  elezioni con liste bloccate e nessuna preferenza.

Senato  : non elettivo e 21 Senatori nominati dal Presidente della Repubblica.

Città metropolitane:  Organi Istituzionali non elettivi

Province: trasformate in “Enti di area vasta” con Organi Istituzionali non elettivi.

 

                       QUALCHE RIFLESSIONE CON GIORGIO GABER

 

Mi scusi Presidente

è anche troppo chiaro

agli occhi della gente

che tutto è calcolato.

Dovete convenire

che i limiti che abbiamo

ce li dobbiamo dire.

Mi scusi Presidente

lei lo sa che  noi italiani

ormai considerati siamo

Senatus populusque renzianus.

Allora qui mi incazzo

e grido al mondo intero

SENATUS POPULUSQUE ROMANUS.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 10 aprile 2014


                                          FONDAZIONE DI ROMA

Roma, Scuola elementare Giulio Cesare.  Aprile 2014.

 Maestro: “Ragazzi, poiché a giorni festeggeremo la ricorrenza della fondazione della nostra Città, oggi svolgerete il tema con il seguente titolo:      “la fondazione di Roma”.

Avete un’ora di tempo per lo svolgimento. Leggeremo, qui in classe,  il tema che verrà consegnato per primo e verrà letto da chi consegnerà per ultimo il proprio tema”.

Dopo un’ora il Sig. Maestro chiama Cesare alla cattedra dicendogli: “Cesare, visto che hai consegnato per ultimo e Pierino per primo, vieni qui in cattedra a leggere il tema svolto da Pierino.”

 

“La Città di Roma fu fondata, secondo la tradizione,  il 21 aprile del 753 A.C. da Romolo, dopo che ebbe ucciso il suo gemello Remo nel corso di una lite scoppiata tra i due perché Remo con un salto aveva superato il solco tracciato con l’aratro da Romolo per delimitare i confini entro i quali sarebbe sorta la città di Roma.

Il confine era, infatti, considerato sacro e non poteva essere violato. Ecco perché la fondazione della nostra Città fu bagnata dal sangue.

La Città di Roma si sviluppò nel corso dei secoli sui colli che sorgono lungo il fiume Tevere.

I colli sono: 1. Palatino, 2. Esquilino, 3. Celio, 4. Viminale, 5. Quirinale, 6. Capitolino, 7. Aventino, 8. Gianicolo.

Negli ultimi decenni, però, la Città di Roma si é sviluppata ed è cresciuta non più su un colle ma su una vera e propria montagna di debiti di cui nessuno conosce l’esatto ammontare.

Per fortuna, però, questo debito non dobbiamo pagarlo solo noi  Romani ma tutti gli italiani.

Il nuovo Sindaco di Roma – che si chiama Marino - ha detto in televisione che tutti gli italiani, da Lampedusa a Trieste e da Palermo a Torino, devono venire  in pellegrinaggio qui a Roma, scalare questa montagna e pagare una tassa a favore dei Romani perché Roma è la capitale d’Italia”.

 

f.to Pierino detto er Romoletto

martedì 8 aprile 2014


                                              IL DECALOGO DEL POLITICO

                                                      10. l’onestà sia la qualità che ti rende unico.

domenica 6 aprile 2014


                                      RIFLESSIONE DELLA SETTIMANA                                             

 

       Quando la Società va in decomposizione, il primo a imputridire è il linguaggio.

sabato 5 aprile 2014


     RIFORMA DEL SENATO: NE DISCUTONO AL CIRCOLO DELLA CONCORDIA.

 

Franco: amici… che ne dite del nostro Presidente del Consiglio Renzi quando, nel presentare la riforma del Senato  della Repubblica, afferma “io mi gioco tutto”?.

Renzo: a me non è piaciuto l’atto di sfida lanciato, addirittura a quelli del suo Partito, quando ha detto: “voglio vedere se votano contro”.

 Marco: riconoscete almeno che finalmente c’è uno che le riforme le vuole fare!

Valerio: nessuno, se interpreto bene il pensiero dei nostri amici, mette in discussione la necessità delle riforme, ma il modo in cui vengono presentate e il percorso che Renzi vuole delineare per l’esame in Parlamento.

Sigfrido: devi riconoscere, caro Marco, che il termine Parlamento, etimologicamente parlando, deriva da “parlare”, cioè “discutere” e solo se si discute si può valutare con cognizione di causa. E tutto ciò è in aperto contrasto con l’impostazione di Renzi “prendere o lasciare”.

Venanzio: condivido la tesi dell’amico Sigfrido: se io fossi parlamentare non voterei affatto la disposizione che assegna al Presidente della Repubblica il compito di nominare 21 Senatori. Voi capite che 21 sul totale di 148 è una percentuale troppo elevata, addirittura il 15%! Ecco perché io vorrei discutere.

Giacomo: io, da parte mia, non condivido la disposizione che assegna ad ogni Regione lo stesso numero di Senatori. Non comprendo come, ad esempio, la nostra Regione, con più di 5 milioni di abitanti debba avere lo stesso numero dei Senatori della Regione Molise che di abitanti non ne ha nemmeno trecentomila. Per non parlare della Valle d’Aosta che di abitanti ne ha poco più di centomila. Una norma, amici miei, priva del requisito della ragionevolezza e in quanto tale incostituzionale.

Marco: dovete riconoscere che Renzi è figlio di una stagione anomala:  basta ricordare i 101 franchi tiratori del Partito Democratico che hanno impedito a Prodi di essere eletto alla carica di Presidente della Repubblica. Ed è questa situazione a indurlo a ritenere di essere sempre dalla parte della  ragione.

Giacomo: Prof. Vezio… Lei che ne dice?

Vezio: non possiamo dimenticare che stiamo parlando  di politici e di politica e quindi c’è da stare sempre con gli occhi ben aperti; vedi… la politica, caro Marco, è quel campo dell’agire umano nel quale molto spesso   ragione ed errore sono così prossimi l’una all’altro da sembrare simili a tal punto da essere molto spesso confusi.    

 

giovedì 3 aprile 2014


                                         IL DECALOGO DEL POLITICO

 

                                     9. Sia lo spirito di servizio ad animare

                                               la tua azione politica.

                                               (segue)