sabato 5 aprile 2014


     RIFORMA DEL SENATO: NE DISCUTONO AL CIRCOLO DELLA CONCORDIA.

 

Franco: amici… che ne dite del nostro Presidente del Consiglio Renzi quando, nel presentare la riforma del Senato  della Repubblica, afferma “io mi gioco tutto”?.

Renzo: a me non è piaciuto l’atto di sfida lanciato, addirittura a quelli del suo Partito, quando ha detto: “voglio vedere se votano contro”.

 Marco: riconoscete almeno che finalmente c’è uno che le riforme le vuole fare!

Valerio: nessuno, se interpreto bene il pensiero dei nostri amici, mette in discussione la necessità delle riforme, ma il modo in cui vengono presentate e il percorso che Renzi vuole delineare per l’esame in Parlamento.

Sigfrido: devi riconoscere, caro Marco, che il termine Parlamento, etimologicamente parlando, deriva da “parlare”, cioè “discutere” e solo se si discute si può valutare con cognizione di causa. E tutto ciò è in aperto contrasto con l’impostazione di Renzi “prendere o lasciare”.

Venanzio: condivido la tesi dell’amico Sigfrido: se io fossi parlamentare non voterei affatto la disposizione che assegna al Presidente della Repubblica il compito di nominare 21 Senatori. Voi capite che 21 sul totale di 148 è una percentuale troppo elevata, addirittura il 15%! Ecco perché io vorrei discutere.

Giacomo: io, da parte mia, non condivido la disposizione che assegna ad ogni Regione lo stesso numero di Senatori. Non comprendo come, ad esempio, la nostra Regione, con più di 5 milioni di abitanti debba avere lo stesso numero dei Senatori della Regione Molise che di abitanti non ne ha nemmeno trecentomila. Per non parlare della Valle d’Aosta che di abitanti ne ha poco più di centomila. Una norma, amici miei, priva del requisito della ragionevolezza e in quanto tale incostituzionale.

Marco: dovete riconoscere che Renzi è figlio di una stagione anomala:  basta ricordare i 101 franchi tiratori del Partito Democratico che hanno impedito a Prodi di essere eletto alla carica di Presidente della Repubblica. Ed è questa situazione a indurlo a ritenere di essere sempre dalla parte della  ragione.

Giacomo: Prof. Vezio… Lei che ne dice?

Vezio: non possiamo dimenticare che stiamo parlando  di politici e di politica e quindi c’è da stare sempre con gli occhi ben aperti; vedi… la politica, caro Marco, è quel campo dell’agire umano nel quale molto spesso   ragione ed errore sono così prossimi l’una all’altro da sembrare simili a tal punto da essere molto spesso confusi.    

 

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