PASSANO I MILLENNI, MA LA STORIA SI RIPETE.
Una volta c’erano tre amici di
nome Silvio, Gianfranco e Angelino. Silvio,
che era il più anziano del gruppo, voleva
molto bene agli altri due e se li teneva tanto stretti che camminavano
sempre insieme.
Un gruppo molto numeroso di
invidiosi, tra i quali spiccavano Massimo, Luciano, Guglielmo ed altri, aveva
tanta voglia di mangiarseli e non ci riusciva a causa di questa concordia che
li faceva stare sempre insieme.
Massimo e Luciano, che erano i
più intelligenti del gruppo, andarono allora, in gran segreto, in un luogo
chiamato “Palazzo” dove avevano degli amici fidati ai quali esposero il loro
problema.
Gli amici si riunirono e
consultarono gli scritti degli antichi saggi.
Uno degli amici trovò la
soluzione negli scritti di uno scrittore latino di nome Tito Livio, il quale così aveva a suo tempo sentenziato: “adversus
consentientes nullus rex satis validus est” e la tradusse agli
amici più giovani che non conoscevano il latino:
“contro la concordia delle
persone anche la potenza dei re risulta vana; ma la discordia e l’ammutinamento
offrono infiniti vantaggi agli avversari”.
Un altro, che era amico di
Luciano da vecchia data, ritenne che il problema andasse risolto applicando la
nota e diffusa massima la quale dice: ”divide et impera” che
significa “dividi e domina”
Allora Massimo, conosciuto il
responso, con lusinghe e promesse si rivolse per primo a Gianfranco,
convincendolo con maestria ad abbandonare
i suoi vecchi amici Silvio e Angelino.
Gli amici più fidati di
Massimo quando sapevano che Gianfranco passeggiava per le piazze della Città
andavano a trovarlo e lo applaudivano in pubblico; così facendo gli fecero
credere di aver acquistato molta popolarità tra la gente. Quando però
Gianfranco si presentò ai comizi per proseguire la “carriera politica” i
finti amici disertarono i suoi comizi e fu così che venne sonoramente “trombato”.
Poi gli amici di Massino che
abitavano nel Palazzo, una volta che i comizi allontanarono Gianfranco dal
Palazzo del Senato romano, decisero di
scacciare dal Senato Silvio. Fu a questo punto che Guglielmo disse in pubblico: “il
Senato romano deve rispettare la decisione presa nel Palazzo e Silvio deve
essere spogliato della carica senatoriale”.
Luciano, che aveva influenti
amici nel Palazzo, finse di voler aiutare Silvio e chiese una verifica della
decisione che condannava Silvio. Guglielmo fu irremovibile nel voler scacciare
Silvio dal Senato romano “immediatamente” e per
ottenere questo blandì Angelino al quale, in vista dell’operazione, era stata
già affidata la carica di Vice Console.
Angelino così sentenziò: se
è nell’interesse della stabilità del Paese Silvio si deve sacrificare”
La storia non finisce qui;
proseguiremo nelle prossime puntate!!!!!!!!
Fossi io Gianfranco o Angelino mi sentirei offeso per la considerazione riservatami in questo articolo. Infatti mi dovrei considerare uno sprovveduto o un ingenuo a non essermi accorto in tempo dell'ambigua, subdola e reiterata scaltrezza dei miei avversari politici Massimo,Guglielmo e Luciano finalizzata alla rottura della nostra amicizia.
RispondiEliminaSilvio,Il terzo amico, e non certo per importanza, è vittima, almeno in apparenza, della rottura, o della presa di distanza , chiamiamola così, decisa ed attuata ultimamente da Angelino e, a suo tempo, da Gianfranco.
La massima latina "DIVIDE ET IMPERA" è sicuramente nota e chissà quante volte e in quante circostanze, nella storia, è stata messa in atto, anche per questo sarebbe stato ingenuo per gli amici Silvio, Gianfranco e Angelino non accorgersi del tranello, contrastandolo.
Vedo, in questa ricostruzione, della fantapolitica o, almeno, se ci fossero delle fonti credibili a sostegno di questa tesi, dovrebbero essere messe in evidenza.
Credo, invece, che la realtà dei fatti sia diversa e l'autore, in fondo in fondo, non potrà negarla.
Quando, per tradizione, cultura , semplici percezioni o sentimenti atavici, simpatizziamo per un'ideologia, o decidiamo di seguirla, ricerchiamo, nelle varie circostanze, continue conferme della validità della nostra scelta o convinzione e, per questo tendiamo a guardare i problemi e le soluzioni dalla nostra prospettiva che, talvolta, può non essere quella reale, ma solo percepita come tale.
L'autore dell'articolo non può non essere d'accordo.
Bisogna, a mio modesto parere, essere più realisti, sforzandosi di leggere i fatti con il necessario distacco.
D'altra parte, proprio perchè la storia non finisce qui, come conclude l'autore, e talvolta, come si dice:" non sempre i mali vengono per nuocere", la scissione, almeno per qualcuno degli amici, potrebbe dimostrarsi prossimamente proficua.
E, allora, dovremmo fare una ricostruzione fantapolitica al contrario.
Salvatore Cataldo