L’INCENDIO SCOPPIATO IN UCRAINA E L’INSEGNAMENTO DEL COLIBRI’
Totò: amici… sono oramai trascorsi due mesi da quel 24 febbraio quando è scoppiata la guerra in Ucraina, e ancora
nessuno è in grado di trovare una strada che porti alla ricerca di una pacifica
soluzione di questa atroce tragedia, destinata a protrarsi nel tempo dal
momento che la Russia non si ferma e l’Ucraina, grazie agli aiuti di ogni genere –
comprese anche forniture di armi - ricevuti dall’estero, non si arrende.
Nenè: proprio ieri leggevo le dichiarazioni del Presidente ucraino
Zelensky e devo confessarvi che sono
rimasto alquanto preoccupato.
Santo: cosa ha dichiarato?
Nenè: di “essere pronto a combattere ancora per
dieci anni” .
Santo: ecco perché continua a chiedere fornitura di armi e risorse
finanziarie.
Franco: armi, armi, armi e ancora armi.
Mai una volta che sento seriamente e convintamente parlare di trattative per
avviare un percorso di pace. So di andare controcorrente e quindi di andare
incontro anche a critiche. E’ mai
possibile che il Presidente ucraino Zelensky di fronte all’immane tragedia che
il popolo ucraino sta vivendo, con più di 4 milioni di rifugiati e 10
milioni di sfollati, non metta al primo posto l’avvio di concrete trattative
per fermare questa immane tragedia che, se dovesse durare 10 anni come dallo
stesso Zelensky ipotizzato, potrebbe coinvolgere anche altri Paesi e diventare
una terza guerra mondiale?
Ambrogio: devo purtroppo constatare come sia stata finora del
tutto assente la politica che cerchi la pace attraverso il dialogo. Il Governo
italiano, ad esempio, ci dichiara che non siamo in guerra, ma ritengo che anche
solo inviando armi agli Ucraini siamo di fatto cobelligeranti con
tutte le possibili conseguenze del caso: anche solo l’invio di armi - è la
tesi dei Russi in questa circostanza - ci
conduce lungo sentieri di guerra.
Santo: prof. Vezio ci dica la sua.
Vezio: nel condividere le riflessioni di chi mi ha preceduto,
non posso comunque non manifestare tutta la mia perplessità nei confronti della
politica europea, compresa quella italiana, quando pensa ancora di poter
regolare i rapporti internazionali con le armi. Liberiamoci da questa
anacronistica narrazione e affrontiamo questa immane tragedia con criteri
alternativi.
Ritengo assolutamente inaccettabili le decisioni dell’Italia
e dell’Unione Europea di inviare armi agli Ucraini e di aumentare gli stanziamenti
per le spese militari. Sembra che ancora una volta si vogliano impostare i
rapporti fra gli Stati prevalentemente sul piano della forza militare più che
sulla diplomazia e sul dialogo.
Nenè: prof… cosa intende dire quando afferma che bisogna
“affrontare questa tragedia con criteri alternativi”?
Vezio: sì, parlavo di “criteri alternativi” perché in questi
giorni mi è venuta in mente - forse complice l’età che avanza – quella
mattinata in cui il mio Maestro riuscì a calamitare, da narratore qual’era, l’attenzione dell’intera classe con il suo monologo sul colibrì.
Nenè: il colibri! Di cosa si tratta? Ci
dica di più.
Vezio: ebbene, il Maestro quella mattinata ci raccontò che un giorno nella foresta scoppiò un
grande incendio. Di fronte all’avanzare delle fiamme tutti gli animali
scapparono terrorizzati mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza pietà.
Leoni, zebre,
elefanti, rinoceronti, gazzelle e tanti altri animali cercarono rifugio nelle
acque del grande fiume, ma ormai l’incendio stava per arrivare anche lì. Mentre
tutti discutevano animatamente sul da farsi, un
piccolissimo colibrì si tuffò nelle acque del
fiume e, dopo aver preso col becco una goccia d’acqua, incurante del gran
caldo, la lasciò cadere sugli alberi che bruciavano. Il fuoco non se ne accorse
affatto e proseguì la sua corsa spinto dal vento. Il colibrì,
però, non si perse d’animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una
piccola goccia d’acqua che lasciava cadere sulle fiamme.
L’azione non passò inosservata al re della foresta il quale
lo chiamò e gli chiese spiegazione sul suo operato. Il colibrì rispose: “cerco
di spegnere l’incendio”. Il leone ridendo replicò: E tu
così piccolo pretendi di fermare le fiamme?” e assieme a tutti gli
altri animali incominciò a prenderlo in giro. Il colibrì, incurante
delle risate di scherno, ritornò di nuovo al fiume per raccogliere un’altra
goccia d’acqua.
A quella vista anche un elefantino si
recò al fiume, vi immerse la sua già lunga proboscide e, dopo aver aspirato
quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava per essere
attaccato dalle fiamme.
Anche un giovane pellicano , lasciati i
suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d’acqua e, preso
il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle
fiamme.
Contagiati da questi esempi, tutti i cuccioli decisero di
fare squadra e si prodigarono insieme per spegnere l’incendio che ormai
aveva raggiunto le rive del fiume dove si erano radunati tutti gli animali per
sfuggire alle fiamme.
Dimenticando vecchi rancori e divisioni millenarie il
cucciolo del leone e dell’antilope, quello della scimmia e del leopardo, quello
della lepre insieme a tanti altri cuccioli
si misero a disposizione per fermare l’avanzata delle fiamme.
A quella vista gli adulti smisero di deriderli e pieni di
vergogna incominciarono a dar manforte ai loro figli. Con l’arrivo di tante
forze fresche bene organizzate e guidate dal re leone, quando le ombre della
sera calarono sulla foresta, l’incendio poteva dirsi ormai domato. Sporchi e
stanchi , ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare la vittoria
sul fuoco.
Il leone volle accanto a sé il piccolo colibrì e pubblicamente
lo elogiò dicendogli: “oggi abbiamo imparato che tante piccole gocce
d’acqua, se insieme, possono spegnere una grande incendio”.
Santo: professore… davvero magistrale l’incendio
nella foresta da lei presentatoci quale metafora della tragedia che si sta
svolgendo in Ucraina! Alquanto originale e coinvolgente
poi la figura del colibrì che con il suo eroico protagonismo ha saputo
coinvolgere anche il leone nel suo lavoro di “pompiere”. Ebbene, mi
permetta farle una domanda: come mai una figura simile all’eroico colibrì non è
finora riuscita ad emergere nella guerra
che si svolge in Ucraina?
Vezio: caro Santo…. per rispondere alla tua domanda bisogna
preliminarmente rispondere – così la penso io – a questa domanda: “c’è
oggi qualcuno che vuole davvero la pace”?
Sicuramente non la
vogliono gli Stati uniti d’America il
cui programma, almeno per il momento, non prevede nemmeno la ricerca di un momentaneo cessate il
fuoco ma il seguente:
-sconfiggere militarmente la Russia in
Ucraina;
-sconfiggerla o quantomeno seriamente ridimensionarla anche politicamente;
-provocare il suo fallimento economico/finanziario con conseguente scoppio di tensioni
sociali che possano destabilizzare anche l’assetto istituzionale del Paese;
-a quel punto superare gli attuali equilibri
geopolitici scaturiti dall’esito della seconda guerra mondiale e dagli accordi
sottoscritti a Yalta tra le forze risultate alla fine le vincitrici di
quell’immane catastrofe..
Non parliamo poi dell’Europa che, sempre più al traino dell’America,
non è stata capace di sviluppare un proprio e autonomo ruolo diplomatico nella ricerca della pace.
L’Italia poi….! Com’è possibile che mentre dice di
lavorare per la pace, invii armi all’Ucraina? Mi sembra che il Governo italiano consideri la
guerra una partita di pallone e le armi tutto l’occorrente per lo svolgimento
della gara.
Santo: prof. lei è contrario all’invio di armi all’Ucraina?
Vezio: la guerra va fermata prima possibile, non ho nessuna
perplessità in merito. Ma se poi il Presidente statunitense Biden invia armi
non di difesa ma di attacco e 700 milioni di dollari, l’America diventa
interventista e cobelligerante; altro che paciere!
Amici scusate se mi sono dilungato; concludo dicendo che si fa ricorso
alle armi solo come extrema ratio, cioè
solo in casi estremi , quando tutti gli altri tentativi, comprese le trattative
diplomatiche, sono risultati infruttuosi per risolvere un dissidio. Devo
purtroppo constatare con rammarico come l’America abbia deliberatamente fatto fallire l’iniziativa diplomatica che
aveva intrapreso il leader turco Erdogan.
Due operazioni, queste di Biden, che hanno un
obiettivo in comune: la prosecuzione della guerra in Ucraina.
Forse ha ragione chi afferma che se lasciamo fare
all’America la guerra in Ucraina potrà durare anche vent’ anni.
L’America, così stando le cose, altro che colibrì!.
(Dai Dialoghi svolti al Circolo della Concordia)
gcastronovo.blogspot.it
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