mercoledì 19 agosto 2015

              SERVE ANCORA A QUALCOSA IL NOSTRO PARLAMENTO?

On. Straccio: collega Cencio…., scusa se ti disturbo in questo silenzioso luogo di studio  qual’è la biblioteca della Camera dei Deputati.
On. Cencio: dimmi pure.
On. Straccio: noto che leggi con molta attenzione, sottolinei, prendi appunti ….Cosa stai leggendo?
On. Cencio: gli scritti di Stalin.
On. Straccio: di Stalin? Come mai?
On. Cencio: sono stato spinto dalle recenti dichiarazioni di Beppe Grillo sul ruolo effettivamente svolto dal nostro Parlamento.
On. Straccio: in effetti il Beppe questa volta è stato impietoso più del solito nelle sue accuse al nostro Parlamento quando dice  che “il Parlamento potrebbe chiudere domani, nessuno se ne accorgerebbe. E’ un simulacro…o lo seppelliamo o lo rifondiamo…La scatola di tonno è vuota. Dobbiamo chiederci se abbia ancora un senso. Va riformato, abolito?. Una cosa è certa: oggi non serve praticamente a nulla”
On. Cencio: mi sembra altrettanto – e forse più -  interessante quest’ulteriore analisi: “il Parlamento , luogo centrale della nostra democrazia, è stato spossessato dal suo ruolo di voce dei cittadini…Il Parlamento può sfiduciare il Governo che è l’unico titolato a farlo (art. 94 Costituzione) Ma anche questo potere gli è stato sottratto con l’avvento di Monti eletto senza alcun voto di sfiducia a Berlusconi. Prosegue la sua analisi sull’avvento del Governo Monti affermando che “vuolsi così colà dove si puoté”.
On. Straccio: sono parole che dovrebbero farci riflettere nel momento in cui ci accingiamo a discutere di revisione della Costituzione!  Scusami se torno alla domanda iniziale chiedendoti cosa c’entri tutto ciò con gli scritti di Stalin.
On. Cencio: c’entra, eccome!
On. Straccio: mi incuriosisci sempre più! Spiegami.
On. Cencio: questa volta quella di Grillo è un’analisi, se vuoi, alquanto impietosa, ma  non è che poi sia  tanto originale!
On. Straccio: cosa vuoi dire? Mi incuriosisci ancor di più.
On. Cencio: l’analisi sul ruolo del Parlamento, nei termini svolta da Grillo, era già stata svolta da Stalin fin dal 1927.
On. Straccio: devo confessarti che non ho mai avuto occasione di leggere nulla sull’argomento!
On. Cencio: eppure devo confessarti, caro Collega, che quella di Stalin è una analisi molto istruttiva ai nostri fini! Una analisi capace di farci comprendere la caduta (meglio dire la cacciata) di  Berlusconi da Palazzo Chigi e l’avvento del Governo Monti sotto l’attenta regia della finanza internazionale e del Presidente della Repubblica Napolitano cha già con qualche  giorno di anticipo aveva provveduto a nominarlo Senatore a vita.
On. Straccio: hai questo scritto di Stalin a portata di mano?
On. Cencio: sono qui in biblioteca proprio per questo e con un po’ di fortuna ho trovato ciò che cercavo. Vedi, trattasi del X volume (1927) delle Opere complete  di Stalin, in Italia pubblicate da Rinascita nel 1953.
On. Straccio: qual’é l’opinione di Stalin sull’istituzione parlamentare?
On. Cencio: nel settembre del 1927 il nostro Stalin, intervistato in occasione di un incontro con una delegazione operaia U. S. A.,  dice che “nei paesi capitalistici ….nonostante l’esistenza di parlamenti democratici,   i governi sono controllati dalle grandi banche. I parlamenti dichiarano che sono loro a controllare i governi. In realtà invece avviene che la composizione dei governi è fissata in precedenza dai maggiori consorzi finanziari, i quali controllano anche l’operato dei governi. Tutti sanno che in nessuna potenza capitalistica può essere formato un gabinetto contro la volontà dei maggiori magnati della finanza. E’ sufficiente una piccola pressione finanziaria perché i ministri volino via dai loro posti come fuscelli….”  Hai capito?
On. Straccio: fa impressione vedere come la “caduta”, meglio dire “cacciata”  dell’ultimo Governo Berlusconi nei frenetici giorni del novembre 2011, abbia ricalcato  alla lettera la prassi teorizzata dal grande capo del Comunismo Sovietico!
On. Cencio: non a torto Grillo afferma che “vuolsi così colà dove si puoté”. Con l’avvento del Governo Monti abbiamo infatti assistito  alla finanziarizzazione  della politica italiana, costretta ad eseguire le decisioni prese al di fuori dei confini italiani. Il Governo Monti, ricordalo, ha fatto del nostro Parlamento un organo ridotto a registrare decisioni prese altrove senza tener minimamente conto della specifica situazione del nostro Paese. Emblematica in tal senso la triste vicenda dei 400.000 esodati.
On. Straccio: condivido  la tua analisi. Ma il problema, caro collega, è che con l’avvento di Renzi al Governo la crisi del nostro Parlamento lungi dal subire la tanto auspicata frenata si è invece ulteriormente aggravata ed ha raggiunto il culmine quando è stata posta la questione di fiducia sulla legge elettorale e, decisone ancora più grave, anche sulla legge di riforma costituzionale. Ricordati, caro Cencio, che il termine Parlamento ha la stessa radice del verbo parlare: vuol dire che il Parlamento dovrebbe essere la sede dove si parla, ci si confronta, si discute sulla possibile soluzione da adottare. Quando invece il Governo pone la questione di fiducia su una proposta di legge presentata proprio dal Governo, vuol dire che il Parlamento non discute. Vuol dire che la legge solo formalmente risulterà approvata al Parlamento che di fatto non fa altro che ratificare un testo presentatogli dal Governo senza possibilità di apportarvi alcuna modifica. E in questo Grillo ha pienamene ragione quando parla di “spossessamento del ruolo del Parlamento”.
On. Cencio: aldilà del linguaggio al quale oramai Grillo ci ha abituati, il suo pensiero  richiama – e in ciò hai pienamente ragione -  quello del grande capo sovietico!.
On. Straccio: per non parlare del famigerato spread, messo lì a pendere giorno e notte sulla testa degli italiani e di noi Parlamentari come la famosa “spada di Damocle”.
(Voci dal Parlamento)

gcastronovo.blogspot.it

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