venerdì 19 agosto 2016

QUANDO I PARLAMENTARI VOTANO UNA RIFORMA COSTITUZIONALE SENZA AVERLA LETTA.
Giacomo: amici….ogni giorno mi convinco sempre più che non ci si può assolutamente fidare di molti dei nostri politici, siano essi di destra, di centro o di sinistra.
Rodolfo: come mai così tanto pessimismo?
Giacomo: in questi giorni mi è capitato, seguendo i vari programmi televisivi dove i rappresentanti  politici
dei vari partiti espongono le loro opinioni sul prossimo referendum costituzionale, di ascoltare il Sen. del Partito Democratico  Federico Fornaro  e il Sen. a vita, nonché ex Presidente del Consiglio Mario Monti. Sono rimasto, ascoltandoli, letteralmente sconcertato.
Rodolfo: come mai? Cosa hanno detto?
Giacomo: il Sen. Fornaro a TG com. 24 alla domanda del conduttore televisivo, come avrebbe votato al referendum, ha così risposto:  “secondo alcuni studiosi il combinato Riforma costituzionale/legge elettorale cambia di fatto il sistema di governo”.
Rodolfo: ebbene!
Giacomo: come ebbene! Quella formula “secondo alcuni studiosi…” sta a dimostrare come non pochi dei Parlamentari del Partito Democratico hanno votato senza preventivamente discutere ed esaminare ciò che erano effettivamente chiamati a votare.
Totò: non è una novità che i Parlamentari del Partito Democratico abbiano votato sotto ricatto di Renzi
della non ricandidatura per coloro che non avessero votato a favore del testo governativo.
Mirko: davvero strano che i Parlamentari non si siano documentati presso gli uffici studi del Parlamento prima di votare una riforma costituzionale e solo adesso vengono a sapere che con la loro riforma “cambia di fatto il sistema di governo”.
Alessio: il messaggio renziano ai Parlamentari del Partito Democratico per mesi e mesi è stato in effetti abbastanza chiaro: “o votate il testo presentato dal Governo   o non sarete ricandidati”.
Ludovico: Giacomo…  puoi riferirci cosa ha detto il Sen. a vita Mario Monti?
Giacomo: il 9 agosto  2016, ospite su  LA 7  del programma serale  IN ONDA,   quando gli viene chiesto dalla giornalista Bianca Berlinguer  come voterà al referendum, così risponde: “non ho ancora deciso, lo farò quando avrò tutti gli elementi a disposizione “. Il Sen. Monti precisa, altresì, che nelle votazioni parlamentari era presente alla prima lettura nella quale ha votato SI alla proposta come “apertura di credito non ricambiata da Renzi”, mentre era assente giustificato alla seconda  nella quale il testo di riforma era identico a quello  della prima lettura. 
Come non rimanere sconcertati, caro Rodolfo,  dinnanzi a simili risposte? Se il Sen Monti oggi non dispone di tutti “gli elementi “ per decidere , ovviamente non li aveva neanche quando ha votato in Senato. Passi pure la risposta di un peones quale sarà il Sen. Fornaro, ma quella dell’ex Presidente del Consiglio Monti non riesco proprio a giustificarla. Ma quanti sono i Parlamentari che conoscono non solo cosa hanno approvato, ma anche l’impatto che questi 45 articoli provocheranno sull’assetto istituzionale del nostro Paese?  
Ludovico: ma se non conoscono il testo votato sotto ricatto e per pura disciplina di partito non dovrebbero essere legittimati a dare indicazioni di voto!
Giacomo: Prof. Vezio…su una materia che richiede non approssimazione ma profonda conoscenza, può esporci il suo pensiero su un punto che ritiene qualificante – in positivo o in negativo che sia – sulla riforma renziana?
Vezio: lo farò, anche se brevemente, confrontando la riforma renziana con la Costituzione del 1948 che poi è la Costituzione ancora oggi in vigore. Ebbene, la narrazione renziana, in ciò aiutata e facilitata dalla stampa e dalle reti televisive  a lui favorevoli, ci dice che sono state abolite le Province. Io dico “non risponde affatto al vero, nulla di più falso”! Le Province  continuano ad esserci sotto diverso nome: adesso si chiamano  “Enti di area vasta” o “Aree metropolitane”. E posso dirvi che i nuovi Enti occupano le stesse sedi e gli stessi uffici che occupavano le Province che Renzi dice essere state soppresse. C’è però un’ assoluta novità di rilievo rappresentata dal fatto il Presidente e i Componenti dell’Assemblea di questi nuovi Enti  non vengono più eletti dai cittadini ma dagli stessi  politici locali. Lo stesso avverrà per il Senato la cui componente elettiva non viene più eletta da noi cittadini ma dai Consiglieri Regionali.  Sono convintamente  critico verso questo aspetto della riforma renziana perché, a differenza della Costituzione del 1948, elimina gli spazi di democrazia partecipativa diretta togliendoli a noi cittadini elettori. Si tratta di spazi, è bene ribadirlo, che ci rendevano protagonisti almeno quando si trattava di scegliere i nostri protagonisti.  Una delle poche prerogative di cui il cittadino elettore era ancora titolare.
Concludo, potendo purtroppo affermare, che la riforma costituzionale così tenacemente voluta dal Presidente del Consiglio Renzi:
-ci toglie la scheda elettorale;
-non abolisce il Senato ma il cittadino elettore.
   
(Dai dialoghi svolti al Circolo della Concordia)
              

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