mercoledì 18 ottobre 2017


LE VERITA’ NASCOSTE OSSIA LE VERE MOTIVAZIONI CHE SPINGONO IL PARTITO DEMOCRATICO ALL’APPROVAZIONE DELLO  JUS  SOLI.
Cecè: amici….il tema da serio, come poteva essere qualificato all’inizio, adesso incomincia a diventare, se me lo permettete,  divertente nello stesso tempo.
Franco: di cosa stai parlando?
Cecè: dello sciopero della fame del Ministro del Partito Democratico Graziano Delrio il quale vuole a tutti i costi che il Parlamento approvi  la  nuova legge sulla cittadinanza prima della fine di questa legislatura .
Rodolfo: Cecè perché ti esprimi così?
Cecè: mi lasciano alquanto perplesso le modalità con le quali i politici del Partito Democratico stanno portando avanti lo sciopero della fame. Si parla di “sciopero  a  staffetta”: un paio d’ore a testa.
Giacomo: anch’io ho letto dello sciopero a staffetta! Posso dirvi la mia opinione: non mi sembra questo il modo di affrontare un problema, questo dello  “Jus soli”,  che ha implicazioni di grande rilievo.  E  siccome
in questo ultimo scorcio di questa travagliata legislatura è diventato un tema alla cui approvazione   il Partito Democratico tiene tanto, ritengo opportuno che l’argomento ci sia illustrato, se siete d’accordo, da un esperto; e noi abbiamo il Prof. Vezio al quale chiedo di spiegarci un po’ l’argomento esaminando prima l’attuale disciplina e poi le proposte di riforma.
Ludovico: condivido la proposta dell’amico Giacomo.
Franco: anch’io.
Giacomo: grazie amici. Vedendo che siamo tutti d’accordo dò la parola al Prof. Vezio.
Vezio: grazie per la fiducia. Cercherò di essere il più chiaro e obiettivo possibile. Ebbene: cercheremo anche di capire quali siano le conseguenze, aventi valenza giuridica, una volta approvata la legge sullo “jus soli”. Mi sembra infatti che si tratti di un aspetto di cui si sta parlando piuttosto poco.

E’ ovvio, però,  che  esamineremo anche il disegno di legge attualmente in discussione in Parlamento nella parte in cui intende modificare la normativa che attualmente disciplina l’acquisto della cittadinanza italiana.
Ebbene, la normativa attualmente in vigore, in tema di cittadinanza, stabilisce che:
-I° sia cittadino italiano di diritto colui che abbia almeno un genitore in possesso della cittadinanza italiana.
Si parla in questo caso di  “jus sanguinis”;
-II° sia cittadino italiano chi nasce nel territorio italiano da genitori ignoti o chi permane sul territorio italiano   e sia privo di un’altra cittadinanza. Si parla in questo caso di “Jus soli”.

La riforma in discussione in Parlamento amplia i casi nei quali possa venire attribuita la cittadinanza italiana.  A tal fine stabilisce che:
-I° sono cittadini italiani tutti coloro che nascono in Italia da genitori stranieri, purché  almeno uno dei due
genitori sia in possesso del  diritto di soggiorno permanente.  Si tratta di un diritto che viene riconosciuto al cittadino dell’Unione Europea e ai suoi familiari dopo  che abbiano legalmente soggiornato in via continuativa per almeno 5 anni nel territorio italiano.  Così il Decreto legislativo n. 30 del 2007, art. 14.
-II° sono cittadini italiani tutti coloro che nascono in Italia da genitori stranieri, purché almeno uno di due genitori sia in possesso  permesso di soggiorno di lungo periodo. Trattasi di un permesso che viene rilasciato a chi, extraeuropeo, sia  titolare da almeno 5 anni di un permesso di soggiorno in corso di validità oltre ad atri requisiti elencati nel Decreto legislativo n. 286 del 1998, art. 9;
-III° acquistano il diritto alla  cittadinanza italiana coloro che non hanno ancora raggiunto la maggiore età (18° anno )  ma che siano nati in Italia o che siano entrati in Italia entro il 12° anno di età , purché abbiano frequentato regolarmente un percorso formativo di almeno 5 anni nel nostro Paese.
Si parla in questo caso di Jus culturae”.
Giacomo: credo di interpretare i sentimenti di tutti i presenti ringraziandola per l’esauriente esame  della legislazione in vigore e delle proposte di modifica in discussione in tema di cittadinanza.  Potrebbe anche farci un esame delle conseguenze di ordine giuridico una volta che venisse approvato il disegno di legge governativo?
Vezio: caro Giacomo la tua è una domanda un po’ insidiosa perché potrebbe indurmi a qualche riflessione soggettiva; cercherò, comunque, di essere  il più obiettivo possibile. Ebbene, tutti  noi sappiamo, per averne già discusso altre volte, che le leggi, e quando dico leggi intendo dire tutte le leggi vigenti in un dato momento:
-compongono in ogni momento della loro vigenza un’unità inscindibile;
-si integrano e si interpretano l’una per mezzo delle altre.

Tutto ciò avviene anche nei rapporti tra la legge sulla cittadinanza e la legge che disciplina le elezioni politiche e amministrative.
E la nostra Costituzione attribuisce un così alto valore all’istituto della cittadinanza che lo troviamo riportato  addirittura quattro volte tra i primi dodici articoli facenti parte dei “Principi fondamentali” e in un’altra decina di articoli.
Ora poiché    l’articolo 48 della Costituzione stabilisce che “sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età”,  ne consegue che la nuova legge sulla cittadinanza, una volta entrata in vigore, si integrerà, si interpreterà e dovrà inevitabilmente essere applicata  in modo da formare un tutt’uno anche con l’articolo 48 della Costituzione ora citato.
Ora poiché  la nuova legge in discussione   comporterà come diretta conseguenza  l’ampliamento della platea dei cittadini italiani, aumenterà anche il numero degli elettori. E un importante quotidiano a tiratura nazionale, riportando i dati di una indagine commissionata in proposito, ha scritto che gli immigrati valgono almeno il 5% dei voti.
La partita che sta conducendo il Partito Democratico sulla cittadinanza, così stando le cose, è una partita avente, anche se non detto esplicitamente,  riflessi  diretti e immediati anche sulla Costituzione e sul diritto di elettorato sia attivo che passivo. Non a caso possiamo forse qualificare la legge sulla cittadinanza “paracostituzionale”.
Nel ringraziarvi  per la pazienza dimostratami nell’ascoltare questo supplemento al mio originario intervento richiesto dall’amico Giacomo, ridò a voi la parola.
Giacomo: amici… consentitemi una nota aggiuntiva alla relazione del Prof. Vezio: non possiamo non ricordare  il politico democristiano, non ricordo se sei o sette volte Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti   il quale era solito dire che   “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.
Ebbene, ritengo non ci sia aforisma più adatto di questo per descrivere lo stato di grande agitazione ed eccitazione con le quali  la classe dirigente del Partito Democratico affronta questo tema: se sono in periodo di piena transumanza i pastori con i loro greggi in cerca di nuovi e verdeggianti pascoli, altrettanto possiamo dire della classe dirigente del Partito Democratico, consapevole com’è che la  “Vicenda Esodati”  prima e la  “Vicenda Banche” dopo hanno alienato decine di migliaia di elettori. Per ricorrere ai ripari la dirigenza piddina è andata alla ricerca di nuovi pascoli e li ha trovati negli immigrati.  E il Partito Democratico soluzione migliore dell’assegnazione della cittadinanza e conseguente diritto di voto a qualche milione di nuovi elettori non poteva trovare.
Cecè: capisco che la politica abbia le sue strategie; ma bisogna anche avere il coraggio di dire perché si fanno certe scelte. E al Partito Democratico, sarà una mia personale sensazione,  questo coraggio sta mancando.
(Dai Dialoghi svolti al Circolo della Concordia)

gcastronovo.blogspot.it

Nessun commento:

Posta un commento