mercoledì 8 aprile 2020


SCHULD:  COME UNA SEMPLICE PAROLA POSSA CONDIZIONARE I RAPPORTI FRA I PAESI DEL CONTINENTE EUROPEO

Santo: amici… avrete notato anche voi come stiamo assistendo ad un altro duro scontro tra i 27 Paesi europei; uno scontro avente questa volta ad oggetto modalità e tempi di reperimento delle risorse  finanziarie per affrontare la crisi economico/sociale  che sta coinvolgendo l’intero continente europeo  - e non solo - a seguito dell’emergenza sanitaria del Coronavirus. Avrete anche notato come l’Italia, a causa del suo fardello di debito pubblico troppo elevato sia, ancora una volta, l’osservato speciale tra i 27.
Romano: purtroppo lo scontro in atto sta a dimostrare come ancora sia lunga la strada che porta ad una vera e autentica integrazione dei Paesi europei.
Ersilio: amici… una cosa è certa, e non si tratta di una novità dell’ultima ora: a livello europeo è da tempo che si respira poca fiducia nell’Italia. Non sono pochi, infatti, a dubitare che l’Italia possa non dico ridurre, ma almeno contenere l’enorme debito pubblico che oramai ha superato, con il suo 130 % del P. I. L., di gran lunga il livello di guardia.
Purtroppo l’Agenzia di rating Goldman Sachs ha recentemente ridato fiato ai Paesi critici  e diffidenti verso l’Italia diramando due fosche previsioni per l’Italia. Ha previso infatti che nel 2020:
- il P. I. L. possa registrare un crollo vicino al 10%
- il rapporto debito pubblico/P. I. L. possa pericolosamente avvicinarsi al 150%.
Si tratta di previsioni che hanno allarmato non poco gli altri partner europei nel sentire l’Italia che chiede nuovi aiuti.
Allarme, a dire il vero, più che giustificabile: in Italia infatti negli ultimi 50 anni il debito pubblico è più che triplicato, passando dal 40% del P. I. L. del 1970 all’attuale 130% che, come dicevo prima, potrebbe schizzare anche al 150% a causa della crisi provocata dal coronavirus.
Attualmente il debito pubblico della Germania, capofila dei paesi scettici verso l’Italia, è invece pari al 60%   del P. I. L.
Comprensibile quindi in un simile contesto e in presenza di questi dati in particolare (130% italiano contro il 60% tedesco) la diffidenza verso di noi in sede europea della Cancelliera tedesca Angela Merkel! E la diffidenza questa volta sta assumendo i contorni di un vero e proprio scontro da quando è diventato evidente come la crisi sanitaria alla fine sia diventata anche una questione di soldi, di tanti soldi necessari per evitare il collasso delle economie dei Paesi europei.
Ora, tutti gli Stati europei, compresa l’Italia, per contenere nei limiti del possibile gli effetti negativi del Coronavirus sul tessuto economico/sociale dei rispettivi Paesi, devono adottare dei provvedimenti per  sostenere la ripresa delle attività produttive attraverso:
-prestiti di denaro alle imprese, nello sforzo comune di salvare il maggior numero possibile di posti di lavoro;
-aiutare economicamente chi è rimasto senza lavoro.
Per fare tutto questo gli Stati devono sostenere nuove spese, e poiché non dispongono delle risorse necessarie devono reperirle sul mercato.
E poiché l’Europa è una realtà nella quale convivono Paesi con un alto rapporto debito/P. I. L. come, ad esempio l’Italia, e Paesi che, come la Germania, hanno invece un più basso rapporto debito/P. I. L., capirete come non sempre risulti facile adottare misure capaci di accomunare e conciliare situazioni così differenti fra loro. Da qui molto spesso la formazioni di due gruppi che propongono soluzioni non sempre compatibili fra loro. E anche questa volta i 27 arrivano all’appuntamento con questa nuova crisi  divisi fra loro: da una parte Italia, Spagna, Grecia ed altri facenti parte dell’Europa meridionale e Germania, Olanda Austria, Finlandia dall’altra, facenti parte dell’Europa settentrionale.
Per affrontare l’attuale crisi economica da coronavirus Il primo gruppo propone l’emissione dei cosiddetti “Coronabond” cioè di “Titoli comunitari” emessi direttamente dalla Unione Europea; titoli che verrebbero garantiti in solido dai 27 Stati. Si tratta di una proposta che viene respinta dai Paesi del Nord Europa – Germania in primis – che non vogliono farsi carico dei rischi per i debiti dei Paesi del Sud Europa, Italia in primis.

Il secondo gruppo propone invece l’apertura di crediti a favore dei singoli Stati che ne faranno richiesta attraverso il M. E. S.. In questo caso poiché i prestiti ottenuti non sarebbero coperti da una garanzia europea i Paesi richiedenti verrebbero esposti a pericolose speculazioni del mercato finanziario. Ecco perché l’Italia e i Paesi con un debito elevato non vogliono ricorrere a questo strumento.
Questo è il quadro della situazione che, stante la sua complessità, non risulta di facile illustrazione. Spero che la mia relazione sia stata sufficientemente all’altezza del problema.
Nenè: non senza aver prima ringraziato il Dott. Ersilio per il suo intervento, dò la parola al Prof. Vezio.
Vezio: in verità il problema che volevo sottoporre alla nostra riflessione parte da una constatazione finora non adeguatamente evidenziata dalla stampa.
Nené: quale?
Vezio: oramai risulta chiaro come Germania, unitamente all’Olanda, alla Danimarca, all’Austria, alla Finlandia formino un gruppo caratterizzato da un comune atteggiamento di tendenziale freddezza, per non dire di  aperta ostilità, verso i Paesi con un elevato debito sovrano come la Grecia, l’Italia, la Spagna e gli altri Paesi mediterranei.
Michele: Prof. Vezio… nel condividere la tua osservazione ritengo che la stessa non sia stata ancora attentamente esaminata così come invece meriterebbe. In effetti, tra i Paesi nordici da Lei citati si sta diffondendo sempre più un pericoloso atteggiamento di diffidenza e progressiva chiusura nei confronti delle richieste di aiuto da parte dei paesi mediterranei con elevati debiti sovrani che per loro risulta sempre più difficile onorare. Le chiedo quindi di approfondire il problema appena evidenziato.
Vezio: amici miei… oggi nell’Europa di Schengen, finalmente quasi senza frontiere, e dove si tende a   mandare in soffitta una volta per tutte le ultime frontiere ancora esistenti, purtroppo sta venendo su   una nuova frontiera molto più pericolosa di quelle che eravamo abituati a vedere.
Nenè : prof….a che tipo di frontiere si riferisce?
Vezio: si tratta di frontiere che poggiano le loro fondamenta non sul cemento come il famigerato “Muro di Berlino”, ma su profondi sentimenti etico religiosi. Frontiere che poggiano su fattori, direi,  più spirituali che materiali, ovvero psicologici più che monetari.
Nenè: ci può spiegare meglio?
Vezio: i giornali, finora, ci hanno abituato ad affrontare il tema del confronto tra Paesi mediterranei e Paesi nordici prevalentemente, se non esclusivamente, in termini finanziari. Non sarà sfuggito a nessuno di voi come i termini più ricorrenti nel dibattito siano P.I.L., spread, debito, fiscal compact, rapporto debito/P.I. L. Coronabond, M. E. S.   e via dicendo.
Franco: è vero.
Vezio: è un’impostazione, questa fin qui seguita, alquanto limitativa che ci impedisce di comprendere appieno la vera essenza del problema. Innanzi tutto, come fin qui è stato ben evidenziato, ai Paesi mediterranei si oppone la Germania e con essa una serie di Stati nordici accomunati dal fattore religioso: il Protestantesimo.
Il fenomeno religioso si sta, in effetti,  sempre più affermando quale elemento più di divisione che di coesione all’interno della Comunità Europea creando di fatto due blocchi nei quali la Germania è di fatto simbolo e guida dei Paesi nordici, mentre la Grecia anni addietro e ultimamente l’Italia a causa della grave crisi che sta attraversando sono di fatto  diventati il simbolo dei Paesi mediterranei. Questi ultimi costituiscono una realtà economico/sociale caratterizzata dal fatto di avere tutti quanti un elevato debito pubblico, mentre i primi hanno un debito pubblico molto più contenuto. Non solo! Sottopongo alla vostra attenzione quest’ulteriore riflessione: quelli mediterranei sono Paesi a religione prevalentemente cattolica, mentre quelli nordici sono Paesi a religione prevalentemente protestante.
Totò: non posso non constatare come molto raramente l’analisi sia stata  svolta in questi termini. Mi scusi prof. per l’interruzione.
Nenè: prof. prosegua pure.
Vezio: per comprendere appieno il problema dei rapporti tra i Paesi del Nord e quelli del Sud Europa al fenomeno religioso va associato anche quello linguistico. Dovete sapere che nella lingua tedesca troviamo il termine “schuld” che viene correntemente tradotto con il termine “debito”.
Ma il problema è alquanto più complicato di quanto si possa pensare.  Dovete infatti sapere ….
Franco: che cosa?
Vezio: la lingua tedesca include nel termine “schuld”, oltre al già ricordato “debito”, altri termini di uso abbastanza comune  tra noi italiani. Tra questi ricordiamo colpa, misfatto, delitto, obbligo morale.
Non si tratta, amici miei, di semplice differenze semantiche, ma di termini che stanno a testimoniare le profonde differenze culturali tra Cattolici e Protestanti. E poiché in lingua tedesca le parole “debito” e “colpa” sono sinonimi, chi non riesce a onorare un debito è un “colpevole”, e quindi una “persona moralmente obbligata” verso il creditore. Secondo questa chiave di lettura quello che lega creditore e debitore, da rapporto squisitamente monetario diventa anche rapporto etico/morale.
A sostegno della tesi della sinonimia tra “debito” e “colpa” possiamo richiamare la preghiera del  Padre nostro nella versione ufficiale della Chiesa Cattolica che viene recitato anche nelle funzioni religiose.  Ebbene, trattasi del testo dell’Apostolo Matteo che dice così: “Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome….dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi  i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori….”
Sinonimia ancor più evidente nel testo del Vangelo di San Luca dove leggiamo: ”Padre, sia santificato il tuo nome, …..perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore….”
Non vi sarà sfuggito come per San Luca il “debito” è di per sé un peccato e viceversa il peccato è un debito.
Anche per la lingua tedesca c’è piena simmetria tra i due termini “debito”  e  “colpa” nel senso che poiché il debito è associato alla colpa, anche la colpa va associata al debito. Altrimenti detto, per la lingua tedesca, il debito è di per sé una colpa e viceversa.
Ora se per il protestante il debito è l’amaro frutto avvelenato di un peccato, diventa più comprensibile la diffidenza dei Paesi del nord Europa ver i Paesi mediterranei.
Concetti, questi, che fan parte del DNA della Cancelliera tedesca Merkel, figlia di un Pastore luterano.
Ecco dove affonda anche le sue radici il difficile rapporto tra le “formiche” del Nord Europa e le “cicale” mediterranee.
Questa è la cultura di cui sono impastati i cittadini del Nord Europa, e di questo non possiamo non tenere conto.
E poiché è arrivata l’ora delle decisioni, forse su tutto questo bisognerebbe riflettere più di quanto non abbiamo fatto finora.


(Dai Dialoghi svolti al Circolo della Concordia)
Giuseppe Castronovo

Nessun commento:

Posta un commento