lunedì 20 luglio 2020



               CONTRIBUENTI ITALIANI OVVERO PECORE DA SCORTICARE
Santo: amici… avete seguito anche voi la polemica che in questi ultimi giorni è scoppiata tra le forze politiche?
Enzo: a che proposito?
Santo: ad animare gli animi, questa volta, è il mancato rinvio delle scadenze fiscali di luglio. Gli stessi rappresentanti dei consulenti fiscali italiani hanno definito questo fine luglio, con le sue 246 scadenze fiscali, un vero e proprio ingorgo fiscale.
Troppe tasse e tutte quante con pagamenti concentrati in un così breve arco di tempo (dal 20 al 31 luglio) stanno mettendo in crisi non solo i contribuenti ma anche gli operatori  fiscali, molti dei quali paventano il rischio di non poter adempiere in tempo a un numero così elevato di scadenze  in così pochi giorni.
Nenè: il problema, amici miei, è più preoccupante di quanto si possa pensare:  il Governo infatti ci fa sapere, anche se non via ufficiale, di non poter rimandare un incasso quantificabile in 8,4 miliardi di euro per non mettere a rischio  il pagamento di  stipendi, pensioni, spese correnti indifferibili…
Cecè: avete parlato di 246 scadenze fiscali! Un panorama tributario non solo esoso, ma anche troppo frammentato. Pagare le tasse è giusto e non si discute. Ma non possiamo non chiederci come mai ce ne siano così tante.
Nenè: caro Cecè tu le hai definite “tante”, io aggiungerei un altro aggettivo.
Cecè: quale?
Nenè: “elevate”. Non dimentichiamo, infatti, che il fisco riesce a sottrarci anche il 50% del nostro utile o guadagno.
Elvezio: oramai quello fiscale italiano è un vero e proprio ginepraio nel quale non si contano più le contraddizioni e le insidie dovute al mancato coordinamento della legislazione in materia con gravi conseguenze anche penali in caso di errori. Pensate, ad esempio, alle tanto pubblicizzate agevolazioni post Covid 19 per incentivare le ferie; non dimentichiamo però che c’è da pagare anche la “tassa di soggiorno”.
Nenè: Prof. Vezio a lei la parola.
Vezio: partirei dagli aggettivi utilizzati dagli amici Cecè e Nenè (“tante” ed “elevate”) per qualificare le tasse italiane.
Mi sia permesso a proposito di tasse “tante” ed “elevate” citare lo scrittore latino Svetonio il quale ci racconta di un dialogo tra l’Imperatore Tiberio e i suoi Consiglieri che gli sottoponevano alla firma un decreto per l’aumento di alcune imposte.
Consiglieri: questa è la nostra proposta.
Tiberio: sono elevate?
Consiglieri: SI!  Ma…
Tiberio: SI….oppure NO? Voi mi conoscete e sapete quanto apprezzi la chiarezza e la trasparenza insite in questa affermazione e negazione. E poiché l’esigenza di chiarezza e trasparenza non è stata ancora abrogata, ripeto la domanda: “SONO ELEVATE”?
Consiglieri: SI…PERO’
Tiberio: poiché avete ammesso che sono elevate vi chiedo, ancora una volta, “ABBASSATELE”
Consiglieri: di quanto?
Tiberio: dovete applicare quanto già sapete.
Consiglieri: cioè?
Tiberio: mi avete sempre sentito dire che “boni pastoris esse tondere pecus, non deglubere”. “Il buon pastore deve tosare le pecore, non scorticarle”. Attenetevi a questo principio e firmerò.
 Nenè: quanta saggezza! Ripeto, quanta saggezza!
Nino: ma la saggezza, prof. Vezio, era un patrimonio esclusivamente degli Imperatori o possono essere altrettanto saggi anche i nostri attuali Governanti?

(Dai Dialoghi svolti al Circolo della Concordia)

gcastronovo.blogspot.it


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