CONTRIBUENTI ITALIANI OVVERO
PECORE DA SCORTICARE
Santo: amici… avete seguito
anche voi la polemica che in questi ultimi giorni è scoppiata tra le forze
politiche?
Enzo: a che proposito?
Santo: ad animare gli animi,
questa volta, è il mancato rinvio delle scadenze fiscali di luglio. Gli stessi
rappresentanti dei consulenti fiscali italiani hanno definito questo fine
luglio, con le sue 246 scadenze fiscali,
un vero e proprio ingorgo fiscale.
Troppe tasse e tutte quante
con pagamenti concentrati in un così breve arco di tempo (dal 20 al 31 luglio)
stanno mettendo in crisi non solo i contribuenti ma anche gli operatori fiscali, molti dei quali paventano il rischio
di non poter adempiere in tempo a un numero così elevato di scadenze in così pochi giorni.
Nenè: il problema, amici miei,
è più preoccupante di quanto si possa pensare: il Governo infatti ci fa sapere, anche se non
via ufficiale, di non poter rimandare un incasso quantificabile in 8,4 miliardi
di euro per non mettere a rischio il
pagamento di stipendi, pensioni, spese
correnti indifferibili…
Cecè: avete parlato di 246
scadenze fiscali! Un panorama tributario non solo esoso, ma anche troppo
frammentato. Pagare le tasse è giusto e non si discute. Ma non possiamo non
chiederci come mai ce ne siano così tante.
Nenè: caro Cecè tu le hai
definite “tante”, io aggiungerei un altro
aggettivo.
Cecè: quale?
Nenè: “elevate”. Non dimentichiamo, infatti, che il fisco riesce a
sottrarci anche il 50% del nostro utile o guadagno.
Elvezio: oramai quello fiscale
italiano è un vero e proprio ginepraio nel quale non si contano più le
contraddizioni e le insidie dovute al mancato coordinamento della legislazione
in materia con gravi conseguenze anche penali in caso di errori. Pensate, ad
esempio, alle tanto pubblicizzate agevolazioni post Covid 19 per incentivare le
ferie; non dimentichiamo però che c’è da pagare anche la “tassa di soggiorno”.
Nenè: Prof. Vezio a lei la parola.
Vezio: partirei dagli aggettivi
utilizzati dagli amici Cecè e Nenè (“tante”
ed “elevate”) per qualificare le
tasse italiane.
Mi sia permesso a proposito di
tasse “tante” ed “elevate” citare lo
scrittore latino Svetonio il quale
ci racconta di un dialogo tra l’Imperatore
Tiberio e i suoi Consiglieri che gli sottoponevano alla firma un decreto per
l’aumento di alcune imposte.
Consiglieri: questa è la
nostra proposta.
Tiberio: sono elevate?
Consiglieri: SI!
Ma…
Tiberio: SI….oppure NO? Voi mi
conoscete e sapete quanto apprezzi la chiarezza e la trasparenza insite in
questa affermazione e negazione. E poiché l’esigenza di chiarezza e trasparenza non è stata ancora abrogata, ripeto la
domanda: “SONO ELEVATE”?
Consiglieri: SI…PERO’
Tiberio: poiché avete ammesso
che sono elevate vi chiedo, ancora una volta, “ABBASSATELE”
Consiglieri: di quanto?
Tiberio: dovete applicare
quanto già sapete.
Consiglieri: cioè?
Tiberio: mi avete sempre
sentito dire che “boni pastoris esse
tondere pecus, non deglubere”. “Il buon pastore deve tosare le pecore, non
scorticarle”. Attenetevi a questo principio e firmerò.
Nenè: quanta saggezza! Ripeto,
quanta saggezza!
Nino: ma la saggezza, prof.
Vezio, era un patrimonio esclusivamente degli Imperatori o possono essere altrettanto
saggi anche i nostri attuali Governanti?
(Dai Dialoghi svolti al
Circolo della Concordia)
gcastronovo.blogspot.it
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