lunedì 27 agosto 2012

IL PRESEPE DI NATALE L' I. M. U. E L' AGENZIA DELLE ENTRATE: OVVERO QUANDO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE NON "CONOSCE" IL PRINCIPIO COSTITUZIONALE DELLA RAGIONEVOLEZZA.



On. Straccio: collega Cencio scusa se, sbirciando tra le carte che stai maneggiando, vedo appunti sul Presepe e sul Natale. Come mai? Siamo ancora a fine agosto!  C’è ancora tempo!  O forse sei preoccupato perché il prossimo potrebbe essere il nostro  ultimo Natale da Parlamentare?
On. Cencio: ma va la!  Niente di  tutto questo. Non la sai l’ultima?
On. Straccio: ogni giorno la politica ce  ne riserva una!
On. Cencio: no, per fortuna questa volta la politica non c’entra!  Questa volta l’ultima ce la fornisce l’Agenzia delle Entrate.
On. Straccio: cosa è successo?
On. Cencio: si parla ancora di I. M. U..
On. Straccio: in effetti, dopo quello che gli Italiani hanno già pagato a maggio  ( in molti casi con enormi sacrifici: pensa ai pensionati con 500/600 € al mese proprietari dell’unica casa dove abitano) si avvicina il periodo in cui pagare le rate successive delle quali ancora non si sa neanche l’importo!
On. Cencio: ma no! Lascia perdere  l’ I. M.. U. sulla prima casa,  le sue aliquote e le sue rate. Il fatto è che questa volta l’I. M. U. la deve pagare anche il Presepe!.
Straccio: non capisco ancora: spiegami meglio di cosa si tratta.
On. Cencio: a Cerqueto, una piccola Frazione, con un centinaio di abitanti, del Comune  di Fano Adriano,   in Provincia di Teramo (siamo quindi in Abruzzo), ogni anno, da molti anni, a Natale si “rinnova” la scena della nascita di Gesù Cristo con figuranti del Paese, con tanto di grotta, asino e bue. Oltre, ovviamente, ai pastori con le loro pecore e i loro agnelli e l’immancabile presenza, in carne e ossa,  di Maria, Giuseppe e Gesù Bambino.
On. Straccio: sarà sicuramente una bella e suggestiva cerimonia ! Ma ancora non ho capito quale sia il problema!
On. Cencio: non l’hai ancora capito? Il problema è l’I. M. U..
On. Straccio: cioè?
On. Cencio: l’Agenzia delle Entrate di Teramo  ha  emesso una cartella esattoriale di circa 1.000,per il mancato pagamento dell’ I. M. U. per il piccolo manufatto che funge da capanna dove ogni anno nasce Gesù Bambino.  E poiché una ciliegia tira l’altra, oltre all’I. M. U. da pagare è venuta fuori un’altra piccola grande grana.
On. Straccio: quale?
On. Cencio: all’anziana proprietaria del terreno dove è ubicata la capanna è stata notificata una sanzione per il mancato accatastamento della capanna.
On. Straccio: la stima che ho per te è notoria! Se in Aula non ti vedono chiedono a me: Cencio dov’è? Perché allora mi prendi in giro ad agosto con questa storia del Presepe, dei pastori, dell’I. M. U., dell’Agenzia delle Entrate etc. etc. ?
On. Cencio: collega Straccio credimi; purtroppo è tutto vero! Vedi la pagina di Libero di venerdì 24.8.2012  che racconta tutta la storia?
On. Straccio:  sto leggendo; non credo ai miei occhi! Purtroppo è tutto come mi hai detto tu!
On. Cencio: grazie. Ma vedi caro Straccio….
On. Straccio: che cosa?
On, Cencio: il Direttore dell’Agenzia delle Entrate non può non sapere che  Cicerone, che fu un grande avvocato del foro romano oltre che scrittore e uomo politico, già 2.000 anni fa diceva  “summum  ius, summa iniuria”.
On. Straccio: cioè?
On. Cencio:  letteralmente significa che la legge applicata, oltre misura, nel rispetto della sua  lettera,  produce  perfetta ingiustizia”.
On. Straccio: spiegami meglio.
On. Cencio: Cicerone voleva dire che applicare rigidamente la legge senza che l’operatore, chiamato a darvi concreta applicazione, possa agire con la necessaria duttilità per adattare l’astrattezza della legge alle concrete e multiformi situazioni non previste ( e sovente non prevedibili) dal legislatore, non di rado comporta la commissioni di gravi ingiustizie.
On. Straccio: ho capito!  Mi sembra che tutta quanta  la vicenda che mi stai raccontando stia a dimostrare come  qui l’interprete non conosca affatto o, peggio ancora, non abbia voluto applicare questo principio di Cicerone.
On. Cencio: a parte Cicerone, vedi caro Straccio….
On. Straccio: che cosa?  
On. Cencio: lo scrittore latino Svetonio, a proposito dell’esercizio di pubbliche funzioni, mette in bocca all’Imperatore romano Tiberio: “voi non sapete quale mostro sia il potere”!.  E poiché l’uomo è un essere ragionevole, aggiungo io,  la ragionevolezza serve anche  a mitigare la “mostruosità” del potere. Spero di non annoiarti, caro Straccio, dicendoti che la ragionevolezza è il marchio che l’uomo dovrebbe imprimere ad ogni sua azione e ad ogni suo atto.
On. Straccio: non  pensare affatto di annoiarmi! E’ un discorso, il tuo, di così alto profilo che non si sente nelle Aule Parlamentari neanche adesso che ci sono i “professori”. Prosegui pure. Ma dimmi….
On. Cencio: che cosa?  
On. Straccio: ma tu come definiresti ancora, con parole tue,  la ragionevolezza?
On. Cencio: la capacità di affrontare e risolvere le mille sfaccettature del caso concreto, non sempre previste dal legislatore, senza appesantire oltre misura la vita del cittadino che, ricordati, nello Stato liberale non è affatto schiavo dei pubblici poteri, proprio perché cittadino.
La ragionevolezza consente di, caro Straccio, dare concretezza a quella astratta e falsa perfezione della legge che rende le realtà disciplinate tutte eguali. Dirò, per concludere, che la ragionevolezza è anche capacità di calarsi, sotto la guida illuminata della legge, nella concreta realtà del singolo caso concreto anche se dalla legge non previsto.
On. Straccio: credo di aver capito bene. Il Legislatore, cioè noi Parlamentari, non potevamo certamente pensare al Presepe, al bue, all’asinello di Cerqueto! . Il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, ricorrendo al principio costituzionale della ragionevolezza,  avrebbe potuto comunque risolvere diversamente il caso.   Ma, a questo punto, come pensi che possa finire?
On. Cencio: il mio amico della maggioranza, l’Avvocato come tu lo chiami, sta preparando, insieme ad altri Parlamentari, una interrogazione urgente al Governo sul fatto. Un’interrogazione che anch’io sottoscriverò.
On. Straccio: fammelo sapere in tempo perché la sottoscriva anch’io.

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