sabato 16 maggio 2015

UN NUOVO SPETTRO S’AGGIRA NEI PALAZZI DEL POTERE POLITICO: LO SPETTRO DELL’EGEMONIA GRAMSCIANA.
Franco:  amici…. ancora una volta possiamo dire che il lupo perde il pelo ma non il vizio!
Marco: cosa succede di così grave da giustificare questo tuo pessimismo?
Franco: solo tu, sebbene tutti ti riconoscano un’acuta capacità di riflessione politica, non comprendi – o quanto meno fingi, questa volta,  di non comprendere – quanto sia gravido di sviluppi negativi per la nostra fragile democrazia quello che è successo in questi giorni.
Marco: cos’è successo di così drammatico?
Franco: è successo che il Partito Democratico è stato il primo ad organizzare, presso la sua  Segreteria in Via del Nazareno, un incontro con i Sindacati dopo lo sciopero generale che si è svolto contro  la proposta governativa di riforma della Scuola; mentre, per affrontare lo stesso tema,  il Governo, solamente una settimana dopo  ha convocato le stesse rappresentanze sindacali a Palazzo Chigi.
Giacomo: a dire il vero anch’io sono rimasto alquanto perplesso per la spregiudicatezza dell’operazione renziana.
Ludovico: siate meno ermetici e più comprensibili.
Giacomo: Visto che a proporre la riforma della scuola è stato il  Governo, e il suo Presidente in particolare,
mi aspettavo che fosse lo stesso Governo a trattare e a illustrarla alle forze sindacali. Invece  il Partito Democratico -  che è anche il partito di cui Renzi è il Segretario -   volendo essere protagonista assoluto dell’intera operazione ha avuto la precedenza anche rispetto al Governo.
Alessio: è senz’altro questione di metodo democratico!
Giacomo:  non solo di metodo amici miei. C’è di più.
Alessio: in che senso?
Giacomo: Renzi, con la convocazione dei Sindacati nella sede del Partito Democratico, riprende e fa proprio il metodo gramsciano di fare politica. Del resto non possiamo dimenticare che quello Comunista, di cui il Partito Democratico è l’erede, è un Partito, al di là delle sigle con le quali dopo l’abbattimento del muro di Berlino si è presentato agli elettori, la cui azione politica  si è sempre ispirata al principio di “egemonia”. E sembra che ancor oggi, nonostante abbia abbandonato la vecchia denominazione e lo storico simbolo della falce e martello, continui a ispirarsi alla teoria gramsciana di “egemonia”. Termine, questo, con il quale il suo fondatore  pensatore Gramsci indicava il dominio totalizzante di un gruppo su altri gruppi, fino a quando le loro prospettive socio/culturali non fossero evolute fino al punto da favorirne la conduzione da parte del gruppo dominante che, in quanto tale,   viene detto “egemone” . Il Prof. Vezio avrà sicuramente perdonato la mia spregiudicatezza  nell’essermi avventurato su un tema sul quale lui è un maestro indiscusso. Pertanto do la parola al Prof. Vezio.
Vezio: consentitemi una premessa. Renzi, che è riuscito ad annichilire il Parlamento, cioè assoggettarlo, prima costringendolo ad approvare il jobs act e poi la riforma della legge elettorale, pensava adesso di fare la stessa operazione nei confronti dei Sindacati con la riforma della Scuola.
Non è un caso che il Ministro della Pubblica Istruzione Giannini, che recentemente ha abbandonato il suo Partito di origine (Scelta Civica/Monti), per passare al partito Democratico, abbia qualificato lo sciopero con l’aggettivo “politico”. E tutti noi sappiamo come attribuire la qualifica di  “politico” ad un’azione sindacale sia stata da sempre un appellativo spregiativo.
Luigi: prof. ma questa volta contro la riforma  della Scuola voluta da Renzi hanno manifestato non solo i suoi avversari. La stragrande maggioranza, ci hanno detto giornali e televisione, è tendenzialmente elettore del Partito di Renzi, voglio dire del Partito Democratico.
Vezio: caro Luigi… sta proprio qui il problema.
Giacomo in che senso?
Vezio: contro il “Governo Renzi” hanno scioperato molti operatori della Scuola che sono anche suoi elettori;  e Renzi questo non se l’aspettava. Con l’organizzazione dell’incontro presso la sede del Partito di cui è il Segretario indiscusso,  Renzi vuole ricorrere ai ripari proprio come Segretario del Partito Democratico  prima che come Presidente del Consiglio. 
Ludovico: prof. ci spieghi meglio il suo pensiero.
Vezio: l’istituzione scolastica, la stampa, la magistratura, la Chiesa, le associazioni di vario genere istituite per operare nel territorio, gli stessi Sindacati rappresentano  per Gramsci i mezzi più efficaci per consentire a chi detiene il potere di organizzare il consenso così da mantenere il potere  il più a lungo possibile. Parlo, amici miei, di consenso e non di potere. E sapete il perché? Fu lo stesso Gramsci  ad affermare che il potere si regge sul consenso e spiegò anche il perché. Si era reso conto che il potere per non essere precario deve essere esercitato non con la forza, ma con la persuasione e l’influenza cui bisogna far quotidianamente ricorso sfruttando ogni occasione utile. Un’operazione che se eseguita da persone all’altezza della missione (intellettuali organici) riuscirà a modificare  il pensiero e lo stesso modo di ragionare delle persone che si vogliono  attrarre alla causa del partito. Questa è l’egemonia per Gramsci.
Renzo: prof. nella teoria gramsciana la definitiva presa del potere doveva essere preceduta da quella che  lo stesso Gramsci definiva “guerra di posizione”. Le chiedo se e in che misura Renzi abbia seguito nella sua ascesa a Palazzo Chigi questa teoria.
Vezio: è una domanda per rispondere alla quale dobbiamo prima esaminare prima il concetto di “guerra di posizione” che unitamente a quello di “egemonia” è uno dei concetti chiave del pensiero politico di Gramsci. Ebbene, l’articolazione della società civile comporta un articolato decentramento del potere: sono centri di potere della società l’informazione (editori, giornalisti), i Sindacati, i Partiti politici, la Scuola, la Chiesa. Ebbene, per Gramsci un punto è chiaro: la conquista del potere politico deve essere necessariamente preceduta dalla conquista di  queste aree con una meticolosa “guerra di posizionamento”, cioè “di trincea”. Conquistate queste aree si passa alla conquista del potere.
Renzo: grazie, molto chiaro.
Vezio:  permettetemi che adesso sia io a rivolgervi una domanda. Chi è tra di voi che non vede nella “rottamazione” della storica classe dirigente del P.C.I. una stretta analogia con la “guerra di posizione”? La prima preoccupazione di Renzi è stata, infatti,  quella di conquistare il Partito sostituendo l’egemonia culturale che da decenni esercitavano all’interno del P.C.I. i vari D’Alema, Veltroni, Bersani… con quella di giovani trentenni da lui portati al Governo (Boschi, Madia, Mogherini, l’economista Taddei…..).
Tornando al modo in cui Renzi ha gestito il rapporto con i Sindacati in occasione dello sciopero contro la riforma scolastica possiamo senz’altro affermare che  è stato del tutto in linea con l’insegnamento gramsciano. Sapendo, infatti,  che il personale scolastico, occupando una posizione di elevata influenza sulla società, è in grado di organizzare il consenso a favore del suo Partito o il dissenso se del caso, è corso ai ripari ma come Partito e non come Governo, organizzando l’incontro con i Sindacati non a Palazzo Chigi ma in Via del Nazareno.
Si è trattato di un’operazione che rivaluta l’insegnamento di Gramsci attualizzandolo al III° Millennio.
(dai dialoghi svolti al Circolo della Concordia)

gcastronovo.blogspot.it

2 commenti:

  1. Su Agon Channel tutti i giorni alle 13 c'è "Quello che le donne non dicono", talk show al femminile condotto da Monica Setta: ogni giorno ci sono 2 ospiti che si confrontano.

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  2. Il discorso si presenta interessante ed avvincente.
    Non prendo in considerazione il commento di "Anonimo" che non capisco.
    Non so, infatti, se leggere fra le righe un suggerimento ironico a demandare il dibattito sull'argomento ai 2 ospiti del talk show su Agon Channel, o vedervi un semplicistico invito pubblicitario a seguire tale dibattito.
    Detto ciò, entro nel tema.
    Bisogna riconoscere all'autore acume critico nell'attenta "esegesi" dell'azione renziana sia nella preparazione all'ascesa, sia nel suo attuale svolgersi sul campo.
    In pratica, secondo la teoria di Gramsci, l'autore intercetta in questa vicenda una "guerra di posizione" nella fase preparatoria ( "rottamazione" per es. con sostituzione di vecchi dirigenti con forze fresce e giovani) e paventa lo "spettro dell'egemonia gramsciana" nella gestione del potere.
    Egemonia, "termine, questo, (riporto le parole stesse dell'autore) con il quale il suo fondatore pensatore Gramsci indicava il dominio totalizzante di un gruppo su altri gruppi, fino a quando le loro prospettive socio/culturali non fossero evolute fino al punto da favorirne la conduzione da parte del gruppo dominante che, in quanto tale, viene detto “egemone”.
    Anch'io, nel mio piccolo, concordo con quest'analisi.
    Tutto, però, mi sembra svolgersi su di un piano ristretto almeno nei tempi, se non nei risultati dalla dubbia validità e adeguatezza.
    La teoria di Gramsci su questo argomento, la vedrei in modo più ampio, inquadrata in una situazione più duratura nel tempo in cui vedere i frutti del consenso (cercato nei vari settori, corporazioni, associazioni) realizzarsi in un' egemonia durevole nello svolgersi del potere di governo.
    E' vero che il governo Renzi sembra resistere, ma il periodo di tempo a tutt'oggi non lo ritengo ancora sufficiente a formulare un giudizio chiaro.
    Il potere si regge sul consenso, consenso che passa anche dagli elettori (il 40 per cento comincia a vacillare).
    Se si vuole chiamare egemonia il metodo noncurante, o il rifiuto all'ascolto di parti in causa bollate, sic et simpliciter, come "gufi" direi che in questo esercizio ci si stia esercitando bene.
    Vorrei comunque precisare che tale procedura non è esclusiva del sig. Matteo Renzi, ma credo sia una strada già percorsa da altri in passato e lo sarà in futuro.

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