L’INQUIETUDINE DELL’UOMO DEI NOSTRI GIORNI E “L’INFINITO” DI LEOPARDI
Quest’anno ricorre il
bicentenario de “L’infinito”, il
capolavoro senza tempo di Giacomo
Leopardi.
Una siepe cinge il colle che
s’alza di fronte alla casa del Poeta; Giacomo va lì, guarda e ascolta. Sebbene la siepe gli precluda la vista
dell’ampio panorama, egli riesce comunque a immaginare “interminati spazi” e il
mormorio del vento tra le piante gli offre l’occasione per riflettere, in
questo luogo di angosciante e silenzioso mormorio, sull’eterno mistero
dell’esistenza umana di fronte all’infinito.
L’infinito: versi immortali e sempre vivi.
“Sempre caro mi fu quest’ermo
colle,
e questa siepe, che da tanta
parte
dell’ultimo orizzonte il
guardo esclude.
Ma sedendo e mirando
interminati
spazi di là da quella, e
sovrumani
silenzi, e profondissima
quiete
io nel pensier mi fingo; ove
per poco
il cor non si spaura. E come
il vento
odo stormir tra queste piante,
io quello
infinito silenzio a questa
voce
vo comparando: e mi sovvien
l’eterno,
e le morte stagioni, e la
presente
e viva, e il suon di lei. Così
tra questa
immensità s’annega il pensier
mio:
e il naufragar m’è dolce in
questo mare”.
gcastronovo.blogspot.it
Castronovo Giuseppe
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