venerdì 27 dicembre 2019


L’INQUIETUDINE DELL’UOMO DEI NOSTRI GIORNI E “L’INFINITO” DI LEOPARDI

Quest’anno ricorre il bicentenario de “L’infinito”, il capolavoro senza tempo di Giacomo Leopardi.
Una siepe cinge il colle che s’alza di fronte alla casa del Poeta; Giacomo va lì, guarda e ascolta.  Sebbene la siepe gli precluda la vista dell’ampio panorama, egli riesce comunque a immaginare “interminati spazi” e il mormorio del vento tra le piante gli offre l’occasione per riflettere, in questo luogo di angosciante e silenzioso mormorio, sull’eterno mistero dell’esistenza umana di fronte all’infinito.
L’infinito: versi immortali e sempre vivi.
“Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare”.

gcastronovo.blogspot.it

Castronovo Giuseppe

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