RIFORMA PRESCRIZIONE MINISTRO BONAFEDE
EFFETTI: SOTTO
PROCESSO FINO ALLA TOMBA
Totò: amici…. è da più di un mese
che nei dibattiti televisivi, il Ministro di Grazia e Giustizia - il grillino
Bonafede - difende a spada tratta la sua riforma con la quale ha introdotto nel
nostro Ordinamento penale lo stop alla
prescrizione dopo il primo grado di giudizio.
Ersilio: si tratta, caro Totò, di
una riforma tenacemente voluta dal Ministro di Grazia e Giustizia - il
pentastellato Bonafede - e da una parte della Magistratura. Con questa riforma,
abolendo la prescrizione dopo il I°
grado di giudizio, si introduce di fatto nel nostro ordinamento il principio “sotto processo a vita” o, se volete, “sotto processo pe tutta vita”. Ecco
perché è così vivacemente criticata da ampi settori non solo della politica, ma
anche della stessa avvocatura. Purtroppo entrerà in vigore il prossimo primo
gennaio 2020.
Santo: mi sembra una riforma che
meriterebbe un’attenta riflessione. Prof.
Vezio può esprimere il suo parere in merito?
Vezio: amici…sarò chiaro. Si tratta di una legge che, se non viene modificata
per adeguarla al dettato della vigente Costituzione, risulta palesemente incostituzionale.
Nenè: prof. può illustrarci i
motivi di questa sua incostituzionalità?
Prof. Vezio: l’articolo 111
della Costituzione, parlando del processo, dispone che “la legge ne assicura la
ragionevole durata”. Per rispondere all’amico Nenè chiariamo
innanzi tutto cosa stia ad indicare il termine “durata”. Ebbene,
sta ad indicare il “periodo di tempo” entro cui si svolge un’operazione. E’
così che, ad esempio, diciamo che la proiezione
del film è durata 3 ore oppure che
un intervento chirurgico è durato 4
ore. Si tratta, come voi potete constatare, di un termine dalla facile
comprensione; ciononostante la riforma Bonafede, in tema di prescrizione, non
ne ha tenuto alcun conto. Ed è così che la riforma Bonafede è
incostituzionale perché disattende l’articolo 111 della Costituzione laddove
non prevede alcun tempo di ragionevole durata entro cui deve concludersi il
processo. E sottolineo l’aggettivo “ragionevole”.
La Costituzione, infatti, dopo aver imposto al Parlamento di individuare un
tempo per la conclusione di un processo,
dispone altresì che deve trattarsi di un tempo “ragionevole”. Due requisiti richiesti
dalla Costituzione (da qui la definizione di “riserva di legge rinforzata”) che
purtroppo non si trovano nella legge Bonafede.
Ersilio: ci chiarisca meglio
questo aspetto. Altrimenti detto: quando un tempo è da considerare ragionevole?
Vezio: possiamo rispondere
qualificando come “ragionevole” la durata di un processo quando l’organo
chiamato a decidere provveda entro un arco di tempo tale dalla richiesta di
giustizia da non far venir meno l’attualità dell’interesse ad avere giustizia
da parte del ricorrente.
La cronaca giudiziaria ci parla,
purtroppo, di decine e decine di casi nei quali la sentenza finale è arrivata
dopo la morte non prematura del ricorrente che aveva ragione. Sono casi che non
commento, ma che lascio alla vostra riflessione!
Santo: grazie al Prof. Vezio
per la sua chiarezza. Non capisco
tuttavia come mai la politica sappia complicare anche le cose più semplici!
Prof. Vezio: eppure la nostra
classe politica da anni, da molti anni direi, ci ha abituati a questo pressappochismo.
Vedete ancora….
Enzo: che cosa?
Prof. Vezio: vi invito a soffermare la vostra attenzione su
quello che è l’effetto che mi sembra il
vero tallone d’Achille della legge Bonafede: abolire la prescrizione significa
introdurre nel nostro Ordinamento giuridico il principio secondo cui possa
esistere un processo senza una fine determinata per legge. Il che significa che
in Italia con la riforma Bonafede dal primo gennaio 2020 chi riceverà un avviso
di garanzia potrà stare sotto processo
per tutta la vita. Dal primo gennaio
2020 per ogni imputato si apriranno le porte dell’Inferno, luogo per il quale
il nostro Sommo Poeta Dante diceva:
“Per me si va ne la città
dolente,
per me si va ne l’eterno dolore
per me si va tra la perduta
gente.
…………………………………………………..
Lasciate ogni speranza voi che
entrate.”
Una frase, amici miei, che se
Dante la trova scritta sulla porta dell’Inferno, il Ministro Bonafede potrebbe
farla scrivere, dopo la sua riforma, all’ingresso
di ogni Tribunale.
Nenè: ma è
costituzionale?
Vezio: no, assolutamente no! Ma state sicuri che l’On. Bonafede ci indicherà, per sostenere la legittimità e la bontà della sua riforma, tutta una serie di inconcludenti argomentazioni e motivazioni; ma la verità, amici miei, è quella dei nostri avi quando ci insegnavano che “la strada che porta all’inferno è sempre lastricata di buone intenzioni”.
Nené: Se le cose stanno così lasciatemelo dire: che disastro la nostra attuale
classe politica! O se volete
lasciatemelo chiedere: dov’è andato a finire il nostro stato di
diritto?
(Dai Dialoghi svolti al
Circolo della Concordia)
gcastronovo.blogspot.it
Giuseppe Castronovo
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