mercoledì 10 giugno 2020


LA MAGISTRATURA VUOLE UNA POLITICA IN UNO STATO DI SUDDITANZA E  PRONA AI SUOI VOLERI: IL CASO PALAMARA CE NE DA CONFERMA
Totò… amici che ne dite dei problemi relativi al cattivo funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura che stanno emergendo dalle intercettazioni telefoniche alle quali è stato sottoposto il Magistrato Luca Palamara, anche ex componente del Consiglio Superiore della Magistratura ed ex Presidente dell’Associazione nazionale magistrati, una delle più agguerrite e influente tra le associazioni sindacali dei Magistrati.
Lino: mi sembra una concentrazione di ruoli (posso dire poteri?) capace di gettare un sinistro fascio di luce su questo indiscutibile intreccio di poteri e su come lo stesso abbia potuto influire in modo così invasivo e determinante sul lavoro del Consiglio Superiore della Magistratura nell’assegnazione degli uffici giudiziari.
Franco: c’è da essere preoccupati – e direi anche molto - per lo stato di salute della Magistratura italiana.
Cecè: non esageriamo!
Franco: caro Cecè non sto affatto esagerando. Stavolta ne va di mezzo la credibilità e l’autorevolezza dell’intera Magistratura. E se la Magistratura non funziona, chi ne paga le conseguenze non è il Magistrato ma il Paese e in ultima istanza ognuno di noi. Vedete….
Nenè: che cosa?
Franco: dalle intercettazioni telefoniche emerge che il Magistrato Auriemma, parlando telefonicamente con Palamara, espone a quest’ultimo tutte le sue perplessità sulla politica portata avanti contro l’allora Ministro degli Interni Matteo Salvini dalla Magistratura italiana e gli dice: “mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando…. illegittimamente si cerca di entrare in Italia e il Ministro dell’Interno interviene perché questo non avvenga”.
E il Palamara che fa? Risponde al collega dicendo che “bisogna attaccarlo anche se ha ragione e gli italiani sono con lui – per concludere dicendo che Salvini è una merda (sic).
Nenè: dichiarazione, questa del Palamara, che considero una vera e propria pietra angolare della concezione che la Magistratura ha del suo ruolo da quando con l’operazione “Mani Pulite” si appropriò (meglio dire “strappò”) del primato che da sempre era spettato alla politica. Ed è proprio la difesa con i denti di questo primato strappato alla politica che costituisce l’obiettivo che sta alla base dell’azione che la Magistratura ha portato avanti da Tangentopoli in poi. Trattasi di problemi, il cui esame richiedendo una non superficiale  competenza che a me onestamente manca, potrebbe meglio illustrarci il prof. Vezio. 
Ecco perché mi sembra alquanto riduttivo parlare di un “caso Palamara”, ritenendo invece dover concludere affermando che dietro il “Caso Palamara” c’è il “Problema della Magistratura”
Totò: la parola al Prof. Vezio.
Vezio: osservazione meritevole di adeguata riflessione, questa dell’amico Nenè, sulla quale rifletteremo a tempo debito. Oggi mi sia consentita una riflessione molto semplice e ispirata dalla quotidiana esperienza di ognuno di noi: ebbene, prendendo in esame il linguaggio scurrile cui ricorre il Palamara mi son convinto che si tratta di una persona non in grado di governare la sua lingua: il suo linguaggio è scurrile, volgare, privo di pudore nell’esibire la sua grossolana volgarità e quindi non consono al delicato ruolo chiamato a svolgere.
Mi son chiesto, amici miei, se una persona non in grado di governare la sua lingua, possa governare con la necessaria saggezza il diritto naturale, costituzionalmente riconosciuto e garantito, di ogni persona qual’ è il diritto alla libertà.
Cecè: qual’ è la sua risposta?
Forse sarebbe il caso che qualcuno gli ricordasse il vecchio insegnamento dei nostri avi; quello che pressappoco diceva così: “la tua lingua non preceda giammai il pensiero”.

(Dai Dialoghi svolti al Circolo della Concordia)

Giuseppe Castronovo



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