Al Sig. Presidente
della Regione Puglia
NICHI VENDOLA
Sig. Presidente,
mi rivolgo a Lei per
sottoporre alla sua riflessione le mie perplessità sul metodo da Lei seguito
per affrontare la controversia tra la
Regione Puglia, da Lei guidata, e l’imprenditrice Sig.ra Alison
Deighton, moglie del sottosegretario al Tesoro britannico.
La Sig.ra Deighton in data 12
settembre 2014 racconta al Corriere della Sera del suo tentativo di investire
70 milioni di euro per realizzare un resort a Nardò (Lecce) e degli anni che
passano senza ottenere le autorizzazioni, anche regionali, necessarie.
La Sig.ra dichiara: “in Puglia
non c’è solo mancanza di certezze nell’iter burocratico, che per l’imprenditore
è la morte. Un’altra cosa frustrante è la mancanza di interesse . Come se un
progetto da 70 milioni non interessasse la Regione”.
Il Corriere della Sera del 13
settembre 2014 riporta, Sig. Presidente, la Sua risposta alla Sig.ra Deighton:
“E’
una vicenda opaca sulla cui storia è bene che dia uno sguardo la Procura della Repubblica di Lecce alla quale
consegneremo un dossier”.
Ci dice il Corriere che il T.
A. R. Puglia ha data ragione alla Deighton e che la Regione Puglia ha
presentato appello al Consiglio di Stato il quale non si sa ancora quando
deciderà.
Sig. Presidente, mi permetta
un consiglio: Se la sbrighi Lei
verificando con i suoi consulenti tutta la documentazione e le procedure fin
qui seguite. Ne ha tutto il diritto e l’autorità, e non crei un ulteriore intralcio
all’iniziativa Deighton. Al massimo prosegua dinnanzi al Consiglio di Stato ma
lasci perdere la Procura di Lecce dove forse non tutti sono ancora rientrati
dalle ferie.
Se la sbrighi Lei a livello
amministrativo. E mai possibile che in Italia abbiamo sempre bisogno di un
giudice penale per risolvere una qualsiasi controversia che possa nascere tra
il cittadino e la Pubblica Amministrazione?
E mai possibile che per ogni
documento dove c’è un timbro di un Ente
Pubblico dobbiamo necessariamente attivare l’apertura di un’azione penale?
Qual è il messaggio che, così
facendo, Lei trasmette agli imprenditori
stranieri? E’ un messaggio di una classe burocratica incapace di
rispondere alle esigenze della gente e che ai tempi lunghi e lenti per l’iter
burocratico bisogna aggiungere anche i
tempi dell’iter giudiziario.
Ma il fatto ancora più grave è
il messaggio di rinuncia da parte sua a svolgere appieno il controllo
sull’operato di tutti coloro che hanno seguito questa pratica. E forse, ancora
più grave, il messaggio di un potere politico non ancora capace di agire autonomamente senza
l’intervento dell’ordine giudiziario.
Se le cose stanno così, se Lei
fosse un imprenditore estero verrebbe ad investire in Italia?
Rifletta bene e cerchi di
risolvere la questione con strumenti amministrativi celeri evitando, ove
possibile, le aule giudiziarie.
Nel chiederLe scusa per il
tempo rubatoLe, La saluto cordialmente.
Giuseppe Castronovo.
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