PASSANO
I MILLENNI MA LA STORIA SI RIPETE: MENTRE A ROMA SI DISCUTE SUL DA FARSI,
ALTROVE DECIDONO I NOSTRI DESTINI.
Totò: amici… devo confessarvi
che all’inizio mi sembrava una pura coincidenza, ma adesso che, pensandoci
bene, siamo al secondo caso in pochi giorni, penso che vi sia una strategia
preordinata che tiene insieme i due episodi.
Dino: devo confessarti che non
sono riuscito a comprendere appieno l’oggetto della tua riflessione.
Ennio: mi associo alla dichiarazione dell’amico Dino
non avendo individuato i due episodi richiamati da Totò.
Totò: scusatemi! Ma l’Italia
c’è o non c’è nello scacchiere internazionale? E se c’è che ruolo gioca? Il
tema dei migranti tiene sempre banco e mette a dura prova anche la diplomazia
italiana. Vedete…
Giacomo: che cosa?
Totò: la Gendarmeria francese
qualche giorno fa, con la scusa di fermare degli immigrati presunti spacciatori
di droga, è entrata nel territorio italiano violando palesemente la nostra
sovranità territoriale. E, amici miei, nessuna Autorità francese s’è premurata
di chiedere un minimo di scusa alle
nostre Autorità per l’accaduto.
Adesso, e siamo al secondo
episodio, leggiamo la recente intervista del Presidente israeliano Netanyau
secondo cui proprio in sede O. N. U. l’Italia è stata individuata (insieme a Germania e Canada) quale Paese dove verranno reinsediati i 42.000 Eritrei e
Sudanesi, attualmente ospitati da
Israele..
Giacomo: sono vicende, queste
da te richiamate, aventi una matrice comune: l’assenza di una politica
italiana autonoma e libera da
condizionamenti esterni nei momenti
cruciali per il nostro Paese.
Vezio: amici…. permettetemi di
dire che dobbiamo avere la capacità di cogliere il senso profondo delle due
vicende (Bardonecchia e Piano reinsediamento migranti predisposto
dall’O. N. U.)
I due episodi, ma
principalmente il secondo, non sono irrilevanti perché evidenziano, in tema di politica
internazionale, la situazione di criticità nella quale la nostra Classe
Politica – e uso la C e P maiuscole per il rispetto che nutro verso il nostro
Paese – da anni, da troppi anni oramai, è impantanata nella discussione dei fatti
interni dei nostri Partiti per interessarsi di cosa viene deciso sulla nostra
pelle in sede O. N. U..
I latini nella loro lingua,
talvolta insuperabile per la sua lucida
sinteticità, coniavano espressioni che, nonostante siano figlie di un passato
lontano, mantengono tutt’ora accesa la loro fiamma nell’attualità della nostra
situazione socio/politica. L’espressione che in modo più appropriato fotografa l’analisi fin qui svolta
sugli episodi che ci ha ricordato l’amico Totò è la seguente: “dum
Romae consulitur, Saguntum expugnatur” che
tradotta letteralmente significa “mentre a Roma si discute, Sagunto viene
espugnata”.
Permettetemi qualche richiamo
storico per comprendere l’espressione da me ricordata.
Lo storico romano Tito
Livio (Storie cap. XXI, 7, 1) ci
racconta che nel 219 a. C. la città spagnola di Sagunto, che era alleata di
Roma, viene posta sotto assedio dalle
truppe cartaginesi guidate dal generale
Amilcare Barca. Roma, nonostante le pressanti richieste di aiuto da
parte degli ambasciatori di Sagunto, discuteva il da farsi ma non decideva di portare aiuto ai Saguntini. Fu
così che dopo otto mesi di assedio
Sagunto si arrese e fu rasa al suolo.
Tito Livio ci ricorda
quest’episodio al fine di evidenziare come il Senato Romano, pur discutendo per
mesi sul da farsi, dimostrò la
drammatica incapacità di prevedere le
sciagurate conseguenze della caduta di Sagunto in mano dei Cartaginesi che
giunti poi in Italia inflissero ai Romani la rovinosa sconfitta di Canne.
Anche la vita politica
italiana di queste ultime settimane ci offre molti spunti di riflessione che
richiamano alla mente l’amaro commento di Tito Livio.
Dopo le elezioni politiche del
4 marzo scorso non si riesce ancora a formare il I° Governo della XVIII^
Legislatura: Il Presidente della Repubblica Mattarella ha già fatto il primo
giro di consultazioni cui ne seguirà un altro e forse un terzo ancora.
L’incapacità della politica di
dar vita ad un Governo ci ricorda l’irresponsabile comportamento del Senato
Romano che nel 219 a. C. non aiutando Sagunto preparò le premesse per la
tragica sconfitta della seconda guerra punica.
I Partiti, ora come allora,
chiamati a consulto dal Presidente Mattarella,
riflettono, si riuniscono, ipotizzano, discutono, verificano e fotografano la
situazione, elaborano piani, studiano ipotesi alternative, aspettano che
maturino le condizioni per un traguardo comune che, purtroppo, ancora oggi nessuno
vede. Anche se non c’è nell’immediato il pericolo di un nuovo Annibale alle porte di Roma, nel frattempo l’O. N. U. e Netanyau decidono
i destini del nostro Paese per i
prossimi decenni.
Sarebbe auspicabile, comunque,
che i nostri politici oltre a leggere Tito Livio leggessero anche Marco Tullio
Cicerone il quale, da parte sua, ci ha insegnato nel “De Oratore”, 2, 9, 36 che
“historia vero testis temporum…...magistra vitae…” che letteralmente
significa “la storia –è-- testimone delle età passate… maestra di vita…”. Altrimenti detto l’analisi del passato ci fornisce, secondo Cicerone, utili elementi che possono aiutarci nelle scelte e nei comportamenti del presente.
(Dai dialoghi svolti al
Circolo della Concordia)
gcastronovo.blogspot.it
Giuseppe Castronovo
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