giovedì 12 aprile 2018



PASSANO I MILLENNI MA LA STORIA SI RIPETE: MENTRE A ROMA SI DISCUTE SUL DA FARSI, ALTROVE DECIDONO I NOSTRI DESTINI.

Totò: amici… devo confessarvi che all’inizio mi sembrava una pura coincidenza, ma adesso che, pensandoci bene, siamo al secondo caso in pochi giorni, penso che vi sia una strategia preordinata che tiene insieme i due episodi.
Dino: devo confessarti che non sono riuscito a comprendere appieno l’oggetto della tua riflessione.
Ennio:  mi associo alla dichiarazione dell’amico Dino non avendo individuato i due episodi richiamati da Totò.
Totò: scusatemi! Ma l’Italia c’è o non c’è nello scacchiere internazionale? E se c’è che ruolo gioca? Il tema dei migranti tiene sempre banco e mette a dura prova anche la diplomazia italiana. Vedete…
Giacomo: che cosa?
Totò: la Gendarmeria francese qualche giorno fa, con la scusa di fermare degli immigrati presunti spacciatori di droga, è entrata nel territorio italiano violando palesemente la nostra sovranità territoriale. E, amici miei, nessuna Autorità francese s’è premurata di chiedere un minimo di  scusa alle nostre Autorità per l’accaduto.
Adesso, e siamo al secondo episodio, leggiamo  la  recente intervista del Presidente israeliano Netanyau secondo cui proprio in sede O. N. U.  l’Italia è stata individuata  (insieme a Germania e Canada)  quale Paese dove verranno  reinsediati i 42.000   Eritrei e   Sudanesi, attualmente ospitati da Israele..
Giacomo: sono vicende, queste da te richiamate, aventi una matrice comune: l’assenza di una politica italiana  autonoma e libera da condizionamenti esterni  nei momenti cruciali per il nostro Paese.
Vezio: amici…. permettetemi di dire che dobbiamo avere la capacità di cogliere il senso profondo delle due vicende (Bardonecchia e Piano reinsediamento migranti predisposto dall’O. N. U.)
I due episodi, ma principalmente il secondo, non sono irrilevanti perché  evidenziano, in tema di politica internazionale, la situazione di criticità nella quale la nostra Classe Politica – e uso la C e P maiuscole per il rispetto che nutro verso il nostro Paese – da anni, da troppi anni oramai,  è impantanata nella discussione dei fatti interni dei nostri Partiti per interessarsi di cosa viene deciso sulla nostra pelle in sede O. N. U..
I latini nella loro lingua, talvolta  insuperabile per la sua lucida sinteticità, coniavano espressioni che, nonostante siano figlie di un passato lontano, mantengono tutt’ora accesa la loro fiamma nell’attualità della nostra situazione socio/politica. L’espressione che in modo più  appropriato fotografa l’analisi fin qui svolta sugli episodi che ci ha ricordato l’amico Totò è la seguente: “dum Romae consulitur,  Saguntum expugnatur” che tradotta letteralmente significa “mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”.
Permettetemi qualche richiamo storico per comprendere l’espressione da me ricordata.
Lo storico romano Tito Livio  (Storie cap. XXI, 7, 1) ci racconta che nel 219 a. C. la città spagnola di Sagunto, che era alleata di Roma, viene  posta sotto assedio dalle truppe cartaginesi guidate dal generale  Amilcare Barca. Roma, nonostante le pressanti richieste di aiuto da parte degli ambasciatori di Sagunto, discuteva il da farsi ma non  decideva di portare aiuto ai Saguntini. Fu così che   dopo otto mesi di assedio Sagunto si arrese e fu  rasa al suolo.
Tito Livio ci ricorda quest’episodio al fine di evidenziare come il Senato Romano, pur discutendo per mesi sul da farsi, dimostrò  la drammatica incapacità  di prevedere le sciagurate conseguenze della caduta di Sagunto in mano dei Cartaginesi che giunti poi in Italia inflissero ai Romani la rovinosa sconfitta di Canne.
Anche la vita politica italiana di queste ultime settimane ci offre molti spunti di riflessione che richiamano alla mente l’amaro commento di Tito Livio.
Dopo le elezioni politiche del 4 marzo scorso non si riesce ancora a formare il I° Governo della XVIII^ Legislatura: Il Presidente della Repubblica Mattarella ha già fatto il primo giro di consultazioni cui ne seguirà un altro e forse un terzo ancora.
L’incapacità della politica di dar vita ad un Governo ci ricorda l’irresponsabile comportamento del Senato Romano che nel 219 a. C. non aiutando Sagunto preparò le premesse per la tragica  sconfitta della seconda  guerra punica.
I Partiti, ora come allora, chiamati  a consulto dal Presidente Mattarella, riflettono, si riuniscono, ipotizzano, discutono, verificano e fotografano la situazione, elaborano piani, studiano ipotesi alternative, aspettano che maturino le condizioni per un traguardo comune che, purtroppo, ancora oggi nessuno vede. Anche se non c’è nell’immediato il pericolo di  un nuovo Annibale alle porte di Roma,  nel frattempo l’O. N. U. e Netanyau decidono i  destini del nostro Paese per i prossimi decenni.
Sarebbe auspicabile, comunque, che i nostri politici oltre a leggere Tito Livio leggessero anche Marco Tullio Cicerone il quale, da parte sua, ci ha insegnato nel “De Oratore”, 2, 9, 36 che “historia vero testis temporum…...magistra vitae…” che letteralmente significa “la storia –è-- testimone delle età passate… maestra di vita…”.  Altrimenti detto l’analisi del passato ci  fornisce, secondo Cicerone,  utili elementi che possono aiutarci  nelle scelte e nei comportamenti del presente.
(Dai dialoghi svolti al Circolo della Concordia)
gcastronovo.blogspot.it
Giuseppe Castronovo

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