IL VESCOVO DELPINI, IL CAVALIERE
BERLUSCONI,
L’ARTISTA CLAUDIO VILLA
Ambrogio: amici…. è già un mese dal giorno in cui è morto l’ex
Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, eppure
l’opinione pubblica è sempre più investita dalle polemiche che riguardano ogni
aspetto della sua vita, addirittura anche del testamento. Fanno altresì ancora
discutere le parole dell’omelia funebre dell’Arcivescovo
ambrosiano Mario Delpini.
Beppe: in effetti non sono pochi coloro i quali sono rimasti
più che perplessi per l’omelia
pronunciata dal nostro Arcivescovo in
occasione dei funerali di Stato di Silvio Berlusconi.
Nino: tra questi, permettimi Beppe, spicca l’opinione del
Direttore del tg della rete La 7 Enrico
Mentana che era presente nel Duomo di Milano in qualità di “inviato
speciale” durante le esequie.
Santo: Mentana non mi risulta essere un berlusconiano!
Nino: eppure le sue attente osservazioni han fatto riflettere
non poche persone.
Santo: che cosa ha detto?
Nino: Mentana, rispondendo alla giornalista Alessandra
Sardoni che conduceva uno speciale tg sulle esequie, ha detto: “l’omelia
era molto forte, perché è sembrata in parte laica. Di ricongiunzione tra la
vita, i piaceri e in parte anche le smodatezze della vita. Ma se devo fare il
cronista da dentro, non tutti l’hanno apprezzata allo stesso modo. E c’era
qualcuno che era anche sconcertato”.
Santo: Prof. Vezio una
sua riflessione.
Vezio: ho seguito da casa la funzione funebre con religioso silenzio e ascoltato
con altrettanto silenzio l’omelia dell’Arcivescovo Delpini; da subito mi son chiesto, nel sentire il tono
grave dell’incipit caratterizzato dal continuo ricorso al verbo
vivere, ripetuto per ben tre volte, da dove l’Arcivescovo avesse potuto trarre ispirazione nella
predisposizione della sua omelia. Leggendo poi il testo integrale dell’omelia vi ho trovato non poco della nota canzone “Vivere” interpretata da Claudio Villa che ho fotocopiato e l’amico
Santo vi sta distribuendo per meglio coglierne ed evidenziarne insieme a voi i
non pochi punti in comune e le non poche
analogie fra i due testi.
Ricordo agli amici meno giovani che Claudio Villa nel 1959 interpretò
questo brano, con l’orchestra diretta
dal maestro Gorni Kramer, quale ospite della trasmissione televisiva “Buone vacanze”
Santo: una lettura dell’omelia, la sua, con questo
accostamento alla canzone di Claudio Villa, cui non avrei mai pensato!
Vezio: vedi…
Santo: che cosa?
Vezio: ritengo che il concetto chiave di tutta
l’omelia possa essere individuato nel verbo “Vivere”; in questo verbo
che, dando addirittura il titolo alla stessa canzone, dovrebbe fugare ogni vostra perplessità sull’accostamento da me
effettuato.
Il ricorso, poi, al verbo “Vivere” ripetuto per ben 15 volte nel
corso dell’omelia, non può non avvalorare ancor di più questo mio accostamento
dell’omelia alla canzone di Claudio
Villa che risulta molto più esplicito quando
nella terza strofa il “reuccio” con la sua melodica voce cantava:
“Vivere senza
malinconia
Vivere senza più
gelosia”
Quando poi nel corso della sua
omelia l’Arcivescovo Delpini utilizza
per la quarta volta il verbo vivere, questa
volta associato all’aggettivo “bella”, il richiamo
al testo interpretato da Claudio Villa si fa ancora una volta più diretto e immediato consentendogli di affermare che l’aspirazione di Silvio Berlusconi era quella
di “vivere e desiderare una vita che fosse
buona, bella”.
Un costante richiamo al verbo “vivere” e all’aggettivo “bella” che infatti ritroviamo nell’ottava e ultima strofa del testo cantato
da Villa dove leggiamo:
“Vivere finché c’è
gioventù
Perché la vita è bella
e la voglio vivere
sempre più”.
Nella canzone alla quarta strofa
troviamo per ben due volte anche il verbo
“ridere” e
l’Arcivescovo lo utilizza per dirci che Berlusconi amava “vivere e non
sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche e
continuare a sorridere…a ridere degli insulti, .soffrire il
declino e continuare a sorridere”.
Consentitemi un ultimo accostamento tra i due testi: non vi
sarà sfuggito quando l’Arcivescovo sottolinea come Berlusconi “avesse amato
e desiderato di essere amato”. Parole che richiamano gli ultimi due versi della canzone.
“Vivere
Vivere d’amor”
Questo continuo richiamo al verbo vivere non può non
farmi pensare che l’Arcivescovo conosca alquanto bene la canzone di Claudio
Villa; chissà quante volte l’avrà sentita cantare ai propri genitori durante la
sua fanciullezza!
(Dai Dialoghi svolti al Circolo della Concordia)
gcastronovo.blogspot.it
V I V E R E
Oggi che magnifica giornata
Che giornata di felicità
La mia bella donna se n'è andata
M'ha lasciato al fine in libertà
Son padrone ancor della mia vita
E goder la voglio sempre più
Ella m'ha giurato nel partir
Che non sarebbe ritornata mai più
Vivere, senza malinconia
Vivere, senza più gelosia
Senza rimpianto
Senza mai più conoscere cos'è l'amore
Cogliere il più bel fiore
Goder la vita e far tacere il cuore
Ridere, sempre così giocondo
Ridere delle follie del mondo
Vivere, finché c'è gioventù
Perché la vita è bella
E la voglio vivere sempre più
Spesso la commedia dell'amore
La tua donna recitar ti fa
Tu diventi allora il primo attore
E ripeti quello che vorrà
Sul terz'atto scende giù la tela
Finalmente torna la realtà
E la sua commedia dell'amor
In una farsa trasformata sarà
(Vivere, senza malinconia
Vivere, senza più gelosia)
Vivere, pur se al cuore
Ritorna un attimo di nostalgia
Io non ho più rancore
E ringrazio chi me l'ha portata via
(Ridere, sempre così giocondo
Ridere delle follie del mondo)
Vivere, finché c'è gioventù
Perché la vita è bella
La voglio vivere sempre più
Vivere
Vivere d'amor
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