giovedì 1 novembre 2012

CICERONE, SAN GIROLAMO E GLI "AMICI" DEL CAVALIERE.



On. Straccio: collega Cencio, com’è possibile che non pochi Parlamentari,  che fino a poco tempo fa erano annoverati fra i seguaci più leali (meglio dire: amici) del Cavaliere, incomincino, dopo le disavventure di questi ultimi mesi,  a voltargli le spalle?
On. Cencio: evidentemente si trattava di amicizia solo apparente e non propriamente disinteressata.
On. Straccio: avrai pure ragione tu; ma è incomprensibile la veloce rapidità di così tanti distinguo, per non dire vere e proprie defezioni.
On. Cencio: vedi…
On. Straccio: che cosa?
On. Cencio: il Cavaliere e i suoi più stretti collaboratori avrebbero dovuto sapere quanto dice San Girolamo (Ep. 3,6).
On. Straccio: San Girolamo?
On. Cencio: sì, proprio San Girolamo!
On. Straccio: e che cosa dice?
On. Cencio: “amicus vix invenitur, difficile servatur”.
On. Straccio: scusa, lo traduci?
On. Cencio: “l’amico si trova a stento, si conserva difficilmente”.
On. Straccio: che tristezza caro collega!
On. Cencio: purtroppo è la verità caro Straccio! Devi sapere….
On. Straccio: che cosa?
On. Cencio: che già gli antichi romani (Cicerone, De Amicitia, 17, 64) dicevano che “amicus certus in re incerta cernitur”
On. Straccio: che tradotto vuol dire..
On. Cencio: “nelle sventure si vede il vero amico”.








                                             

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