SOSTITUZIONE DEI DISSENZIENTI ALLA RIFORMA ELETTORALE: E SE RENZI
AVESSE VIOLATO L’ARTICOLO 67 DELLA COSTITUZIONE?
Totò: colleghi… avete visto?
Romano: che cosa?
Totò: Renzi ha operato
l’impensabile!
Leo: a cosa ti riferisci?
Totò: ha cacciato dalla Commissione Affari Costituzionale
i dieci componenti del suo stesso Partito Democratico che non aderivano alla
riforma della legge elettorale così come
proposta dallo stesso Renzi.
Giacomo: è un fatto senza precedenti sia per il numero
degli epurati (dieci) che per le
personalità coinvolte: l’ex Segretario Bersani, Cuperlo… ed altri.
Alessio: che giudizio dai dell’operazione
portata avanti da Renzi?
Giacomo: non essendo un
esperto di Diritto parlamentare dò volentieri la parola al Prof. Vezio.
Vezio: amici miei…. con questa
sostituzione (se non vogliamo usare eufemismi diciamo pure espulsione) viene di fatto superato l’articolo 67
della Costituzione il quale dispone che “ogni membro del Parlamento rappresenta
la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Questa norma, amici miei, ha
costituzionalizzato il divieto del “mandato imperativo”.
E sebbene siano trascorsi
quasi settant’anni dall’approvazione della nostra Costituzione, riteniamo che questa
disposizione mantenga tuttora un proprio specifico significato: è uno strumento di difesa contro i rischi di
interventi perturbatori dell’autonomia e della libertà del singolo parlamentare
nell’esercizio delle sue funzioni.
Giacomo: prof. ma il
comportamento di Renzi , che quale Segretario del Partito Democratico ha di
fatto irreggimentato il comportamento dei parlamentari del P. D. in seno alla
Commissione Affari costituzionali, è compatibile con l’art. 67?
Vezio: rispondo all’amico
Giacomo richiamando la Corte costituzionale la quale con la decisione n. 14 del
7 marzo 1964 ha affermato che “il divieto del mandato imperativo comporta che
il parlamentare è libero di votare
secondo gli indirizzi del suo partito,
ma è anche libero di sottrarsene.
La stessa Corte prosegue
affermando che “nessuna norma potrebbe
legittimamente disporre che derivino conseguenze a carico del parlamentare per
il fatto che egli abbia votato contro le direttive del partito”.
Ennio: prof., e se Renzi ha agito nel rispetto dello
Statuto del suo Partito?
Vezio: caro Ennio tutte le
leggi sono disposte come in una scala alla cui sommità troviamo la Costituzione
che è la legge fondamentale dello Stato alla quale tutte le leggi sottostanti
alla Costituzione devono rapportarsi in un rapporto “ gerarchico” compresi gli Statuti dei Partiti..
Ne consegue che se l’art. 67
della Costituzione ha introdotto il principio del divieto del “mandato imperativo”, detti Statuti, che gerarchicamente sottostanno
alla Costituzione, sono da ritenersi in
palese contrasto con il suddetto arti 67 perché di fatto hanno trasformato i
singoli Parlamentari in meri portavoce delle Segreterie dei Partiti.
Comunque, anche a voler per un
attimo tralasciare quanto fin qui detto, non possiamo non farci una domanda: se
il Parlamento non è più la sede dove si parla, ci si confronta, ma la sede dove
si ratificano decisione prese altrove, a che servono 630 Deputati?
Ebbene: visto che è all’esame
del Parlamento anche la riforma costituzionale, si riducano i componenti della
Camera a 400; ne guadagnerà anche la celerità decisionale del Parlamento.
(dai dialoghi svolti al
Circolo della Concordia)
gcastronovo.blogspot.it
Nessun commento:
Posta un commento